Cronaca
Arzano, case popolari assegnate ai familiari del clan Moccia
Arzano: Controversie sull’Assegnazione delle Case Popolari ai Familiari del Clan Moccia
Ad Arzano, la recente decisione del comune di assegnare un alloggio popolare a un familiare di un esponente del potente clan Moccia sta suscitando non poche polemiche. Questa scelta ha sollevato dubbi e perplessità tra i residenti, specialmente tra coloro che sono in condizioni economiche difficili ma non sono riusciti ad accedere agli alloggi popolari.
Chi Sono gli Orlando?
L’assegnazione di un alloggio ai familiari del defunto boss Giuseppe Orlando, ex capozona di Arzano ucciso in un agguato ad Afragola il 30 marzo 2019, ha fatto scalpore. Gli Orlando, conosciuti per le numerose attività commerciali che gestiscono sul territorio, sono imparentati con figure di spicco della criminalità organizzata.
Legami con Altri Criminali Noti
La famiglia Orlando è strettamente collegata a Giovanni Di Annicella, detenuto all’ergastolo per il duplice omicidio di Ignazio Bassone e Maria Giuseppa Castaldi, assassinati nel 2007 durante l’incendio del loro bar-chalet a Casoria. Inoltre, gli Orlando sono legati a Ciro Casone, ucciso in un centro abbronzante nel 2014, che era intestato all’attuale assegnatario dell’alloggio popolare e aveva aperto senza concessione.
Influenza del Clan Moccia ad Arzano
Ad Arzano, il clan Moccia ha sempre mantenuto stretti rapporti con esponenti politici locali, incidendo significativamente sulla politica cittadina sin dal 2005. Questa influenza ha portato addirittura allo scioglimento dell’ente comunale per infiltrazioni camorristiche nel 2008.
Le Rivelazioni del Collaboratore di Giustizia
Carlo Orlando, collaboratore di giustizia, ha esposto i legami tra il clan Moccia e vari politici locali, alcuni dei quali tuttora in carica. In particolar modo, Orlando ha rivelato che i boss del clan erano in stretta comunicazione con i politici, spesso informati su gare d’appalto di notevole entità.
Attentati e Intimidazioni Politiche
Le indagini giudiziarie hanno rivelato che, a causa di queste relazioni consolidate, si è verificato un attentato dinamitardo contro un amministratore pubblico e la gambizzazione di un consigliere comunale. Questi eventi sono la prova tangibile dell’influenza esercitata dal clan Moccia attraverso la rete di relazioni politiche.
L’assegnazione delle case popolari ad Arzano continua a suscitare discussioni e ad alimentare perplessità sulla gestione delle risorse destinate ai cittadini, mostrando quanto sia ancora ramificata l’influenza delle organizzazioni criminali sul territorio e sulle istituzioni locali.
Cronaca
Spari sulla spiaggia a Torre Annunziata, preso 16enne. Il raid per uno sguardo di sfida
Identificato il secondo componente del raid nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli): è un 16enne. Gli spari tra i bagnanti dopo una discussione per “uno sguardo di sfida”.
È stato identificato il giovane che, insieme a un 18enne vicino al clan Gionta, nello scorso luglio aveva fatto irruzione nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli) aprendo il fuoco tra i bagnanti con fucile e pistola: si tratta di un 16enne, è stato rinchiuso in un istituto di pena minorile in esecuzione di una ordinanza di applicazione di misura cautelare per tentato omicidio aggravato e porto e detenzione di arma da fuoco, reati commessi con l’aggravante di avere agito col metodo mafioso in concorso con un maggiorenne.
L’episodio risale al 19 luglio. Dalle indagini era emerso che si era trattato di una ritorsione, partita per uno “sguardo di sfida”. L’obiettivo del raid, che in quel momento si trovava in spiaggia, era riuscito a scappare ed era rimasto illeso. Il primo componente del raid era stato bloccato il 26 luglio: S. D. A., 18 anni, imparentato con pregiudicati del clan dei “Valentini”, era stato fermato con le accuse di tentato omicidio, strage e detenzione e porto di armi da sparo, anche per lui con l’aggravante del metodo mafioso.
Secondo le ricostruzioni il ragazzo aveva avuto una discussione con un bagnante che gli aveva rivolto “uno sguardo di sfida”; il 18enne aveva quindi organizzato subito il raid, con l’aiuto del complice: in due avevano sparato incuranti della presenza di numerosi bagnanti. Il secondo giovane, minorenne, è stato identificato nel corso delle indagini svolte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Procura per i…
Cronaca
Carabinieri nel centro commerciale, sospese le licenze di 8 negozi per lavoratori in nero
Lavoratori in nero, sospese le licenze per otto negozi all’interno di un Centro Commerciale napoletano. La scoperta dei Carabinieri dell’Ispettorato del Lavoro.
Immagine di repertorio
Lavoratori in nero all’interno di alcuni negozi di un noto centro commerciale prossimo all’apertura in provincia di Napoli. La scoperta è stata fatta dai Carabinieri del Gruppo Tutela e del Nucleo Ispettorato del Lavoro, guidati dal Direttore della Direzione Interregionale del Lavoro del Sud Italia Giuseppe Patania, e dal Direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, Giuseppe Cantisano. Otto i negozi all’interno del centro commerciale che si sono visti sospendere la licenza dopo la scoperta dei lavoratori in nero all’interno dei rispettivi negozi. I controlli hanno riguardato 167 aziende e 530 posizioni lavorative complessive.
Alla fine sono state sospese otto attività imprenditoriali per lavoro nero, con 87 prescrizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro per quanto riguarda 32 ditte. In totale sono state irrogate sanzioni per 58.500 euro, più altre 84mila euro per violazioni in materia di salute e sicurezza. “Si tratta di una importante operazione di controllo e soprattutto di prevenzione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro in vista dell’apertura di un centro commerciale, annunciato come il più grande del Sud Italia”, ha spiegato il direttore della Direzione Interregionale del Lavoro Sud, Giuseppe Patania. Dello stesso parere anche Giuseppe Cantisano, direttore dell’ispettorato d’Area Metropolitana di Napoli, che ha aggiunto: “Si è trattato di un’iniziativa incisiva che dà il segnale della forte…
Cronaca
Infermiere e vigilante picchiati a Villa Betania. il direttore dell’ospedale: “Siamo in guerra”
Ennesima aggressione ai sanitari: un infermiere e una guardia giurata sono stati picchiati a Villa Betania; sono stati dimessi con venti giorni di prognosi.
“Siamo in uno stato di guerra, ora basta”: così Vincenzo Bottino, direttore generale di Villa Betania di Ponticelli, Napoli Est, dopo l’ennesima aggressione avvenuta in una struttura sanitaria. Teatro, questa volta, proprio l’ospedale evangelico: un uomo, in attesa di essere visitato, ha ferito un infermiere la guarda giurata che era intervenuta per difenderlo, causando a entrambi lesioni giudicate guaribili in venti giorni. Si tratta della quindicesima aggressione avvenuta nello stesso ospedale dall’inizio dell’anno e già diversi operatori, per paura, hanno chiesto di essere trasferiti in altri reparti.
L’episodio risale alla scorsa notte. L’uomo, che è successivamente risultato positivo ad alcol e stupefacenti, era andato in escandescenze mentre attendeva il proprio turno. Se l’era presa prima con un infermiere dell’area emergenza, provocandogli traumi e lesioni gravi, e poi si era scagliato contro il vigilante, picchiando anche lui. È stata presentata denuncia e, in base alle nuove norme, per l’uomo dovrebbe scattare l’arresto.
Ora l’ospedale evangelico, ha detto Bottino parlando all’agenzia Ansa, coi propri fondi si doterà di porte blindate per l’accesso al Pronto Soccorso ma è necessario che si attui una politica di sicurezza adeguata per tutelare non solo gli operatori ma anche gli altri pazienti. “Così come deciso dal ministero dell’Interno per altri presidi di frontiera della nostra città – ha aggiunto – chiediamo che anche il nostro Pronto Soccorso sia dotato…