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Cronaca

Afragola, lancia bombola di gas dal balcone: arrestato

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Afragola, lancia bombola di gas dal balcone: arrestato

<strong>Dramma sfiorato a Afragola: Uomo si barrica in casa e minaccia di far esplodere il gas

Nel tardo pomeriggio di ieri, ad Afragola in via Regina, si è rischiato un tragico incidente quando un uomo si è barricato in casa, minacciando di far esplodere delle bombole di gas. L’intervento tempestivo degli agenti del Commissariato di Afragola ha evitato il peggio. L’uomo è stato successivamente arrestato.

Intervento della Polizia in via Regina

Gli agenti della polizia locale sono intervenuti in via Regina dopo una segnalazione ricevuta dalla Sala Operativa. Era stata riportata la presenza di una persona in grave stato di agitazione. I poliziotti, giunti rapidamente sul luogo, hanno subito individuato alcuni condomini impauriti i quali hanno spiegato che, poco prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, un vicino di casa aveva minacciato di far esplodere le bombole di gas presenti nella sua abitazione e si era chiuso dentro.

Tentativo di negoziazione e l’azione dei Vigili del Fuoco

Giunti davanti all’appartamento, gli operatori hanno inizialmente tentato di convincere l’uomo a desistere dalle sue intenzioni. Tuttavia, il forte odore di gas avvertito ha spinto gli agenti a richiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco per aprire la porta e permettere l’irruzione all’interno dell’abitazione.

La situazione degenera

L’uomo, nel frattempo, si era barricato nella camera da letto, minacciando gli agenti dalla finestra. Ha iniziato a lanciare suppellettili, coltelli e persino una bombola di gas contro coloro che stavano cercando di risolvere la situazione.

Il fermo dell’uomo

Mentre alcuni operatori cercavano di fronteggiare la minaccia dalla strada, altri sono riusciti a entrare nella camera da letto. Dopo una dura colluttazione, sono riusciti a immobilizzare e arrestare l’uomo. Si tratta di un 45enne con precedenti penali, arrestato per tentato omicidio plurimo aggravato, minacce, lesioni e resistenza a Pubblico Ufficiale.

Conclusione

L’intervento tempestivo e coordinato delle forze dell’ordine ha evitato che l’episodio si trasformasse in una tragedia, mettendo in sicurezza i residenti del palazzo e la zona circostante.

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Picchia la compagna incinta al terzo mese con un bastone: arrestato un 30enne nel Sannio

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Picchia la compagna incinta al terzo mese con un bastone: arrestato un 30enne nel Sannio

Arrestato un 30enne: picchiava la compagna con un bastone mentre lei era incinta. Già in passato era stato condannato per maltrattamenti verso un’altra persona.

Immagine di repertorio

Era arrivato a picchiare la propria compagna, incinta al terzo mese, con un bastone: ma i comportamenti violenti nei suoi confronti erano stati numerosi anche in precedenza. Per lui, un 30enne sannita, sono scattate così le manette con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali nei confronti della compagna. Questa mattina i carabinieri lo hanno raggiunto su mandato della Procura della Repubblica di Benevento, e portato in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.

Tutto è iniziato il mese scorso, quando la donna venne aggredita con un bastone di legno riportando varie lesioni, come un ematoma sottocutaneo in regione frontale destra, e una ferita lacero contusa tra l’anulare e il mignolo della mano destra: segni che i militari dell’Arma videro anche chiaramente al momento dell’arresto in flagranza di reato. Dalle dichiarazioni della donna, e dagli accertamenti dei carabinieri, era poi emerso che non si trattasse di un episodio sporadico, ma che fosse solo l’ultimo di una serie di comportamenti vessatori da parte dell’uomo nei confronti della compagna: minacce fisiche, verbali, perfino di morte, nonché ingiurie verso di lei e davanti al figlio minore della donna. Tutti episodi nati per futili motivi, talvolta mentre l’uomo fosse sotto effetto di alcol, durante i quali non avrebbe esitato ad aggredire la donna a calci, tirandole i capelli e sbattendola addirittura con la testa nel muro. L’uomo, che in passato era già stato…

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La casa esplosa ad Ercolano era tornata al proprietario un anno fa grazie alle dirette social

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La casa esplosa ad Ercolano era tornata al proprietario un anno fa grazie alle dirette social

L’immobile della fabbrica di fuochi esplosa ad Ercolano era stato al centro di dirette social e manifestazioni un anno fa. Il proprietario chiedeva aiuto per cacciare un occupante abusivo.

I carabinieri sul luogo dell’esplosione, ad Ercolano

Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Quell’immobile di contrada Patacca, ad Ercolano, solo un anno fa era diventato “famoso”. Prima che diventasse una fabbrica di fuochi d’artificio illegale, quella saltata in aria il 18 novembre uccidendo tre persone, era stata al centro di una storia paradossale che si era trascinata in tribunale, nelle manifestazioni e nelle dirette social: il proprietario, che ora è stato denunciato per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, si era battuto a lungo per entrare in possesso dell’appartamento e aveva coinvolto anche il deputato Francesco Emilio Borrelli e il giornalista Pino Grazioli.

Le dirette sui social per chiedere lo sgombero

In diversi video, risalenti all’estate 2023 e ancora disponibili sul web, si vede il 38enne che si lamenta delle condizioni dell’appartamento al civico 94 di contrada Patacca e afferma di essere costretto a dormire in automobile. L’uomo, documenti alla mano, sosteneva di averlo acquistato, ma un anziano si era infilato dentro dicendo di avere un contratto d’affitto stipulato con l’ex proprietario. A favor di telecamera (anzi, di telefonino), l’uomo ribadiva che quella casa era intestata alla figlia di 12 anni e di essere stato sbattuto fuori insieme alla bambina e alla moglie incinta.

Per la sua situazione si erano mossi anche diversi cittadini, che avevano…

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Truffe sui fondi per i migranti, 17 indagati a Caserta per progetti da 6 milioni di euro

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Truffe sui fondi per i migranti, 17 indagati a Caserta per progetti da 6 milioni di euro

Chiuse le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere: 17 indagati nell’inchiesta sui progetti per l’integrazione dei migranti a Caserta.

Immagine di repertorio

Truffa, estorsione, falso: sono i reati contestati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a 17 persone, nell’ambito di una indagine sugli affidamenti da parte del Comune di Caserta dei progetti da 6 milioni di euro per l’integrazione di migranti nella città capoluogo; nel registro degli indagati figurano l’ex dipendente comunale Matteo Palmisani, suor Rita Giarretta, legale rappresentante della congregazione delle Suore Orsoline, e diversi esponenti del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, tra le principali associazioni del territorio attive nell’accoglienza, nell’assistenza e nell’integrazione dei migranti, anche attraverso sportelli dedicati e progetti di inclusione.

L’indagine sul finanziamento da 6 milioni di euro

Le indagini, che riguardano gli anni 2017-2018, sono partite dalla denuncia di un ex operatore ghanese del Centro sociale Ex Canapificio, che era stato licenziato e successivamente anche denunciato perché si era appropriato di beni del centro. In quel periodo l’ex Canapificio e la comunità Casa di Rut di suor Rita Giarretta gestivano lo Sprar (oggi noto come Siprimi), ovvero la rete di progetti dedicata ai migranti richiedenti asilo che mira all’integrazione sociale e lavorativa attraverso corsi di formazione, di lingua italiana e la frequentazione di istituti scolastici.

Secondo la Procura (procuratore Pierpaolo Bruni, sostituto titolare delle indagini Anna Ida Capone) le due associazioni, che si erano aggiudicate progetti da 6…

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