Cronaca
Voragine di 30 metri a Casandrino: residenti senz’acqua
Una voragine profonda di ben 30 metri si è aperta in Corso Carlo Alberto a Casandrino, nel cuore del Napoletano. Non si registrano feriti, ma i residenti sono rimasti senza acqua per diverse ore.
Le cause del crollo
Le autorità locali stanno investigando sulle possibili cause che hanno portato alla formazione della voragine. Al momento, si ipotizza che il cedimento del terreno possa essere legato a problemi di natura idrogeologica o a lavori di scavo sottostanti.
Interventi immediati e assistenza ai residenti
Subito dopo la scoperta del cratere, le squadre di emergenza sono intervenute rapidamente per mettere in sicurezza l’area e avviare le prime operazioni di riparazione. Le famiglie residenti nelle vicinanze sono state temporaneamente evacuate per precauzione e sono stati attivati i servizi di assistenza per garantire loro vitto e alloggio.
Impatto sui servizi essenziali
L’apertura della voragine ha interrotto l’erogazione dell’acqua, creando disagi significativi per la popolazione. I tecnici sono al lavoro per ripristinare il servizio nel più breve tempo possibile, ma al momento non è stata fornita una data precisa per il ripristino completo.
Reazioni della comunità
La notizia ha scatenato preoccupazione tra i residenti di Casandrino. Molti si sono riversati sui social media per esprimere paura e preoccupazione, chiedendo alle autorità risposte e soluzioni rapide.
Ulteriori indagini necessarie
Le autorità locali hanno dichiarato che saranno condotte ulteriori indagini per comprendere appieno le cause del crollo e prevenire futuri incidenti di questo genere. Saranno coinvolti esperti di geologia e ingegneria per un’analisi approfondita del terreno e delle infrastrutture.
Conclusioni
Un evento di tale portata sottolinea l’importanza di monitorare costantemente le condizioni del terreno e delle infrastrutture, specialmente in zone densamente popolate. La comunità di Casandrino è rimasta unita in questo momento difficile, mostrando solidarietà e collaborazione nell’affrontare le difficoltà.
Scopri maggiori dettagli sull’accaduto qui: Continua a leggere.
Fonte
Cronaca
Gli Scavi di Pompei diventano a numero chiuso: 20mila visitatori al giorno
A partire dal prossimo 15 novembre, per contingentare gli ingressi, al Parco Archeologico di Pompei potranno avere accesso soltanto 20mila visitatori ogni giorno.
Turisti all’interno degli scavi di Pompei. [Immagine di repertorio]
Dopo un’estate 2024 da record con oltre 4 milioni di visitatori, con picchi giornalieri anche di 36mila accessi, si cambia musica agli Scavi di Pompei, uno dei siti più visitati in Campania e in Italia. Infatti, a partire dal prossimo 15 novembre, gli ingressi al Parco Archeologico di Pompei saranno limitati a soli 20mila visitatori al giorno; I biglietti, pertanto, saranno personalizzati e riporteranno il nome dei visitatori. “Stiamo lavorando a una serie di progetti per attenuare la pressione antropica sul sito, che può essere un rischio sia per le persone, per esempio in caso di un sisma, sia per il patrimonio, così unico e fragile” ha detto Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco.
“In particolare – ha detto ancora Zuchtriegel – lavoriamo per ampliare le aree fruibili nella città antica e per sviluppare gli altri siti del territorio, tra cui Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia. Puntiamo su un turismo slow, sostenibile, gradevole e non di massa e soprattutto diffuso su tutto il territorio intorno al sito Unesco, che è ricco di gioielli culturali da scoprire. Le misure per gestire i flussi e la sicurezza e la personalizzazione della visita si inseriscono in questa strategia”.
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei conclude:…
Cronaca
Sparatoria in piazza Mercato a Napoli: sparati cinque colpi, ipotesi stesa
Una stesa a ridosso del corso Umberto I, non lontano dalla zona in cui poco tempo fa venne ucciso Emanuele Tufano, di soli 15 anni. Cinque cartucce recuperate.
Immagine di repertorio
Cinque colpi di pistola, tre contro un palazzo: una sparatoria o forse una stesa. Si torna a sparare a Napoli, in pieno centro storico. Questa mattina, attorno alle 5.30, la Polizia di Stato è intervenuta sul posto, a ridosso del Corso Umberto I e non lontano dal luogo della sparatoria in cui perse la vita il giovane Emanuele Tufano, ucciso a 15 anni in via Carminiello al Mercato pochi giorni fa. Stavolta gli spari si sono registrati in via Casciari al Pendino, una delle tante traverse che si trovano tra il Corso Umberto I e piazza del Mercato.
Cinque le cartucce ritrovate a terra dagli inquirenti, tre i fori dei colpi andati a segno. Due di questi hanno raggiunto una saracinesca in zona, un altro ha raggiunto una parete. Non è escluso che sia trattato di una stesa, ovvero una dimostrazione di forza da parte di soggetti armati che, spesso sfrecciando su motorini, sparano all’impazzata rischiando talvolta di colpire anche persone inermi che si trovano in casa. Nessuna pista è però esclusa: indagano gli agenti della Polizia di Stato.
Cronaca
I punti ancora oscuri dell’omicidio Vassallo: non si sa ancora chi sparò al sindaco. Il gip: “Clima omertoso”
A distanza di 14 anni, e dopo 4 arresti, non si chiudono le indagini sulla morte del “sindaco pescatore”: gli inquirenti non hanno individuato gli esecutori materiali.
Angelo Vassallo
Ricostruiti (anche se non completamente) gli scenari, i retroscena e il contesto, ma nelle indagini sulla morte di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore”, resta ancora un grande interrogativo: non sono stati individuati gli autori materiali dell’omicidio, ovvero chi materialmente fece fuoco nella serata del 5 settembre 2010. È un aspetto su cui il gip che ha firmato l’ordinanza si è soffermato più volte, lasciando intendere che l’inchiesta non si chiude con l’arresto dei quattro indagati.
Il colonnello Cagnazzo tra i quattro arrestati
Gli arresti sono scattati ieri mattina, 7 novembre. Destinatari dell’ordinanza della Procura di Salerno, emessa a seguito delle indagini dei carabinieri del Ros di Roma, sono il colonnello Fabio Cagnazzo, l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi (già condannato a 15 anni per droga), l’imprenditore Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia e figlio del boss del clan omonimo attivo a Scafati (Salerno).
L’accusa contestata a Cagnazzo è di omicidio volontario in concorso aggravato per avere agevolato un clan e per coprire un altro reato; il riferimento è a un traffico di droga, nel quale i due carabinieri sarebbero stati coinvolti, e che il sindaco Vassallo aveva scoperto e che voleva denunciare. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Eugenio D’Atri, Cagnazzo avrebbe…