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Cronaca

Pomigliano, interrotto summit: 4 arrestati con armi e droga

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Pomigliano, interrotto summit: 4 arrestati con armi e droga

Operazione Antidroga e Anti Armi a Pomigliano d’Arco: Quattro Arresti da Parte dei Carabinieri

Pomigliano d’Arco – I Carabinieri della Sezione Radiomobile della Compagnia di Castello di Cisterna hanno portato a termine un’importante operazione antidroga e anti armi, con l’arresto di quattro individui. Il blitz, effettuato in un box situato in via Ercole Cantone, ha portato alla scoperta e al sequestro di sostanze stupefacenti, armi e altro materiale illegale.

Sequestro di Droghe e Armi nel Corso del Blitz

Nel corso dell’operazione, i militari hanno sorpreso i quattro sospettati in flagrante, rinvenendo 35 dosi di hashish del peso complessivo di 70 grammi. Inoltre, sono stati trovati e sequestrati un bilancino di precisione, un coltello a serramanico, diverse quantità di denaro contante, due pistole calibro 9×21 con ben 32 cartucce, un giubbotto antiproiettile e un paio di guanti.

Indagini e Verifiche Balistiche

Gli uomini arrestati, già noti alle forze dell’ordine, sono stati trasferiti immediatamente in carcere. Le armi sequestrate saranno sottoposte ad accurati accertamenti balistici con l’obiettivo di verificarne il possibile utilizzo in crimini precedenti. Parallelamente, sono in corso indagini per chiarire il ruolo specifico di ciascuno dei quattro arrestati.

Approfondimenti sui Reati Contestati

I quattro sospettati dovranno rispondere delle accuse di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di armi. Gli inquirenti stanno inoltre esaminando il loro possibile coinvolgimento in una serie di furti e rapine che hanno interessato la zona.

Identità degli Arrestati e Sviluppi Giudiziari

Gli individui arrestati sono Reda Harakat, 20 anni; Alessio di Mauro, 20 anni; Daniele Erricco, 19 anni; e Renato Ceracchio, 23 anni. Tutti sono incensurati. Durante l’udienza di convalida, tenuta dal gip Fortuna Basile del Tribunale di Nola, i quattro giovani sono stati scarcerati e posti agli arresti domiciliari. Il giudice ha accolto le richieste del collegio difensivo composto dagli avvocati Giuseppe Gragnaniello, Danilo Volpe, Roberto Iafano e Fabio Gentile.

Conclusione

Questa operazione rappresenta un passo significativo nella lotta contro il traffico di droga e la criminalità armata nella regione. Le indagini continuano e ulteriori sviluppi sono attesi nei prossimi giorni.

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Chi è Fabio Cagnazzo, il colonnello dei carabinieri arrestato per l’omicidio del sindaco Vassallo

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Chi è Fabio Cagnazzo, il colonnello dei carabinieri arrestato per l’omicidio del sindaco Vassallo

Il colonnello Fabio Cagnazzo ha guidato negli anni il Gruppo di Castello di Cisterna e il Provinciale di Frosinone; oggi l’arresto per l’omicidio del sindaco di Pollica.

Nato ad Aversa 53 anni fa, il colonnello Fabio Cagnazzo proviene da una famiglia di carabinieri: il padre, Domenico, è generale di Corpo d’Armata e anche il nonno era maresciallo. Ha frequentato la Nunziatella e successivamente l’Accademia Militare di Modena. Per anni ha guidato la Compagnia di Castello di Cisterna. Nel 2010, dopo l’omicidio di Angelo Vassallo, è stato trasferito a Foggia; lo spostamento aveva portato a manifestazioni di vicinanza e solidarietà da parte di molti colleghi e di membri della Direzione Distrettuale Antimafia. Successivamente è passato al Comando Provinciale di Frosinone, che ha guidato dal 2017 al 2020, quando ha assunto un nuovo incarico ai vertici dei Forestali.

L’arresto per l’omicidio di Angelo Vassallo

Cagnazzo è da un anno e mezzo circa tra gli indagati per l’omicidio di Vassallo, ha sempre respinto tutte le accuse. Nel gennaio scorso è stato sottoposto ad un interrogatorio durato 11 ore incentrato sul suo coinvolgimento nell’assassinio, l’accusa ipotizzata dai pm era di concorso in omicidio.

L’arresto è scattato questa mattina, 7 novembre; oltre al colonnello il provvedimento è stato notificato a Lazzaro Cioffi, ex brigadiere e già condannato per vicende di droga, all’imprenditore Giuseppe Cipriano e a Romolo Ridosso, figlio del boss dell’omonimo clan attivo a Scafati (Salerno) e collaboratore di…

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Maria e Pietro, sposi scomparsi per 5 giorni e il quadro di Scarface nel salotto, mostrato a “Chi l’ha visto?”

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Maria e Pietro, sposi scomparsi per 5 giorni e il quadro di Scarface nel salotto, mostrato a “Chi l’ha visto?”

La storia degli sposi Maria Zaccaria e Pietro Montanino si arricchisce di un particolare emerso durante la diretta con “Chi l’ha visto?”: riguarda un quadro all’interno del loro salotto.

Maria Zaccaria e Pietro Montanino, gli sposi di Cesa (Caserta) scomparsi per cinque giorni la scorsa settimana, mercoledì 7 novembre hanno partecipato in diretta a “Chi l’ha visto?” la nota trasmissione di Raitre specializzata nel rintracciare persone la cui scomparsa viene denunciata dai parenti. Breve riepilogo della storia: Pietro e Maria, sposi da appena quattro giorni, scompaiono nel nulla il 29 ottobre, lasciando i due figli, uno di 7 mesi, l’altro di 7 anni avuto da una precedente relazione della donna, ai genitori paterni, senza nemmeno più rispondere al telefono o ai messaggi. Lanciato l’allarme, si susseguono appelli e si diffonde la preoccupazione sulla sorte dei due ragazzi. Che poi, come se nulla fosse, si palesano domenica  3 novembre. Vanno a Frattamaggiore per recuperare i figli, prima di tornare a casa.

Sulla vicenda ora è aperta una indagine della Procura. Nella diretta Rai i due giovani, assistiti dagli avvocati Giuseppe Italia e Nicola Sabatino, hanno spiegato la loro verità:

Abbiamo fatto un matrimonio organizzato in brevissimo tempo e non abbiamo fatto il viaggio di nozze. Lei era triste. Tornavamo dopo il matrimonio a una vita normale come se non fosse successo nulla. Io ho pensato, senza organizzarmi, di farle fare una passeggiata lunga, di farle vedere Milano che lei non conosceva.
Voglio chiedere…

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Santo Romano, ucciso a San Sebastiano: “Difficilmente qualcuno indosserà la sua maglia”

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Santo Romano, ucciso a San Sebastiano: “Difficilmente qualcuno indosserà la sua maglia”

A Fanpage.it parla il presidente del Micri, la squadra di Pomigliano d’Arco dove giocava Santo Romano, il 19enne ucciso da un colpo di pistola a San Sebastiano.

Giuseppe Visone, presidente dell’ASD Micri

“Difficile che qualcun altro possa indossare questa maglia, dopo quello che è successo”. Così Giuseppe Visone, presidente dell’Associazione Sportiva Dilettantistica Micri, la squadra calcistica di Pomigliano d’Arco dove giocava Santo Romano, il 19enne ucciso da un colpo d’arma da fuoco nella notte tra venerdì e sabato a San Sebastiano al Vesuvio, in provincia di Napoli. “Sembra di vivere in un incubo, e invece è la cruda realtà”, commenta Visone a Fanpage.it, mostrando la maglia numero uno indossata dal giovane. “Erano 15 anni che stava con noi, finiva di lavorare la sera e veniva ad allenarsi. Qui ci stava cinque volte a settimana, più la partita il sabato o la domenica, praticamente trascorreva tutta la settimana qui”.

Visone ha affidato ai microfoni di Fanpage.it il suo ricordo del giovane: “Era un ragazzo umile, serio, molto più grande della sua età vista la sua maturità. Da uomo di sport ti dico che è difficile tenere insieme tante persone, tante teste, tante situazioni diverse”, ha proseguito Giuseppe Visone, “però bisogna educarli e fargli capire ogni giorno qual è la strada giusta. Perché nel momento in cui desisti e lasci perdere, hai perso. E ieri sera (venerdì sera, ndr) abbiamo perso tutti”. E ora che guarda la maglia con il numero uno che indossava il giovane, non ha dubbi: “I compagni sono…

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