Cronaca
Fratello uccide e decapita a Pannarano, sequestrato cellulare vittima
<strong>Sequestrato il cellulare di Annibale Miarelli, vittima di omicidio e decapitazione da parte del fratello a Pannarano
Il cellulare di Annibale Miarelli, il 68enne brutalmente ucciso e decapitato dal fratello Benito lo scorso 4 luglio a Pannarano, è stato sequestrato dagli inquirenti. L’obiettivo del sequestro è analizzare se vi siano elementi utili per chiarire ulteriormente le dinamiche e le motivazioni dietro il tragico evento.
Dettagli dell’omicidio a Pannarano
L’omicidio di Annibale Miarelli ha sconvolto la comunità di Pannarano, un tranquillo paese del sud Italia. Le autorità hanno scoperto il corpo senza vita dell’uomo; la testa era stata rimossa e ritrovata in un luogo separato dal resto del corpo. Benito Miarelli, fratello di Annibale, è stato arrestato poco dopo il ritrovamento del cadavere, e ha confessato il crimine alle forze dell’ordine.
Inchiesta e sequestro del cellulare
Gli investigatori hanno deciso di sequestrare il cellulare della vittima nella speranza di trovare messaggi o chiamate che possano fornire ulteriori informazioni. Il contenuto del telefono potrebbe rivelare conflitti o l’esistenza di minacce precedenti tra i due fratelli, elementi cruciali per comprendere il movente dell’omicidio. La polizia scientifica sta ora esaminando il dispositivo, cercando di recuperare tutte le informazioni rilevanti.
Il contesto familiare e il possibile movente
Secondo alcune testimonianze, i Miarelli avevano una relazione conflittuale da anni. Alcuni vicini hanno riferito di frequenti liti tra i due, il che potrebbe suggerire che l’omicidio sia stato l’epilogo tragico di una lunga serie di tensioni. Gli inquirenti stanno dunque cercando di ricostruire il contesto familiare per avere un quadro completo della situazione e delle possibili cause alla base di un gesto così estremo.
Prossimi passi dell’indagine
L’analisi del cellulare di Annibale Miarelli rappresenta un passaggio fondamentale nelle indagini. Gli inquirenti sperano di ottenere elementi chiave che possano confermare o smentire le ipotesi attualmente in esame. Parallelamente, continuano a essere raccolte testimonianze da familiari, amici e conoscenti per identificare eventuali altri fattori che potrebbero aver contribuito all’escalation di violenza che ha portato all’omicidio.
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Conclusioni
Il caso dell’omicidio di Annibale Miarelli resta sotto stretta osservazione da parte delle autorità, con l’obiettivo di chiarire ogni aspetto della vicenda. La comunità di Pannarano attende risposte, mentre gli investigatori lavorano incessantemente per garantire che giustizia sia fatta.
L’analisi del cellulare sequestrato potrebbe rivelarsi decisiva per capire meglio le motivazioni dietro un crimine tanto orrendo, portando a una risoluzione del caso che renda giustizia alla vittima e alle persone coinvolte.
Cronaca
Cercano di spendere 50 euro falsi nei negozi, ma le banconote sono contraffatte male: 4 giovani denunciati
�� accaduto a San Felice a Cancello, nella provincia di Caserta, dove 4 giovani tra i 16 e i 24 anni sono stati denunciati dai carabinieri: la banconota da 50 euro che hanno cercato di rifilare a un negoziante è apparsa subito palesemente falsa.
Come Totò e Peppino nel film cult “La banda degli onesti”, si sono improvvisati falsari e hanno cercato di spendere banconote contraffatte da 50 euro in vari esercizi commerciali, ma la scarsa fattura delle stesse, che a vista d’occhio apparivano palesemente false, li ha fatti scoprire: a San Felice a Cancello, nella provincia di Caserta, quattro giovani – hanno tra i 16 e i 24 anni – sono stati denunciati dai carabinieri.
Nel pomeriggio di ieri, giovedì 21 novembre, i carabinieri della locale stazione sono intervenuti dopo numerose segnalazioni giunte al numero di emergenza 112 da parte di alcuni commercianti di San Felice a Cancello: quattro giovani, a più riprese, avevano cercato di spendere nei negozi cittadini delle banconote da 50 euro che risultavano palesemente false.
Immediate le indagini dei militari dell’Arma, che hanno rintracciato i quattro truffatori in erba, in piazza Castra Marcelli, a bordo di una Fiat Panda. Identificati e sottoposti a perquisizione, i quattro giovani sono stati trovati in possesso di 6 banconote da 50 euro false e di una somma di denaro di 720 euro, suddivisa in banconote di vario taglio, non contraffatte. Tutto il denaro è stato posto sotto sequestro, mentre i giovani sono stati denunciati in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria per spendita e introduzione nello stato, senza concerto, di monete falsificate in concorso tra loro.
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Cronaca
Su TikTok il fumetto che difende Crescenzo Marino, il figlio di McKay, boss di Secondigliano
Su un profilo TikTok di un amico di Crescenzo Marino è stato pubblicato un fumetto che difende il figlio del boss, condannato ad agosto a 10 anni di carcere; scritto in prima persona, sarebbe autobiografico.
L’infanzia in un quartiere difficile, l’arresto del padre, la scoperta di essere figlio di un boss di camorra e i tentativi di allontanarsi da quel mondo che l’hanno portato anche a stringere amicizia col rapper Geolier, fino a quando le manette sono scattate anche per lui e alla detenzione da innocente. Tutto raccontato in un fumetto che ieri sera è stato pubblicato su un profilo TikTok e che sarebbe stato disegnato da Crescenzo Marino, il figlio del capoclan Genny McKay. “Nato a Secondigliano”, questo è il titolo. E, subito sotto, la nota: “a cura di Crescenzo Marino”.
Il fumetto sulla vita del figlio del capoclan Marino
Non è sicuro che l’autore del fumetto sia effettivamente Crescenzo Marino, attualmente detenuto, ma è certo che il profilo su cui è stato pubblicato viene gestito da qualcuno molto vicino al ragazzo. Nato nel 1997, il giovane aveva appena sette anni quando è scoppiata la faida di Scampia, nel 2004. Il racconto a fumetti, scritto in prima persona e con protagonista Marino, inizia proprio da quel periodo: “Ricordo che giocavamo a pallone tra i colpi di pistola”.
Nel giro di qualche vignetta, la prima svolta: l’arresto di Gennaro Marino (2004). Le bugie della madre per non dirgli la verità: “Papà lavora in un castello”. Poi le “cose strane” che succedevano durante l’infanzia e l’adolescenza: i ragazzi che volevano essere suo amici e quelli che gli dicevano che non potevano invitarlo a casa perché “le loro…
Cronaca
Infermiere preso a schiaffi all’Ospedale del Mare: arriva la Polizia
Aggressione al Pronto Soccorso dell’Ospedale del Mare. Infermiere preso a schiaffi. Arriva la Polizia.
Infermiere aggredito al Pronto Soccorso dell’Ospedale del Mare oggi pomeriggio. Preso a schiaffi da un parente di una paziente che era arrivata nel nosocomio partenopeo, per una intossicazione, ma poi aveva deciso di andare via, rifiutando le cure. Uno degli infermieri, a quanto apprende Fanpage.it, è stato aggredito dai familiari sopraggiunti poco dopo sul posto, alla ricerca del loro parente ammalato.
Infermiere del Pronto Soccorso preso a schiaffi
L’aggressione è avvenuta prima da parte di un parente, ma solo verbalmente, poi da parte di un altro parente che avrebbe assalito l’infermiere alle spalle, schiaffeggiandolo. Alla fine i due parenti sono stati allontanati dalla sicurezza. Sul posto è arrivata la Polizia di Stato, allertata dal personale sanitario. L’infermiere colpito, invece, è stato refertato dai medici dell’ospedale.
La Polizia di Stato all’Ospedale del Mare
Ancora da chiarire la dinamica dell’accaduto. Secondo le prime ricostruzioni, l’aggressione sarebbe avvenuta attorno alle ore 15,00 di oggi, venerdì 22 novembre 2024. Si tratta dell’ennesimo atto di violenza contro il personale sanitario registrato negli ultimi mesi all’interno dei nosocomi napoletani. Le istituzioni sono impegnate per contrastare questo fenomeno. Per questi motivi sono stati istituiti dei drappelli delle forze dell’ordine all’interno dei pronto soccorso ospedalieri e sono state installate le telecamere a bordo dell’ambulanze del 118. Le difficoltà vissute da medici e infermieri all’interno dei pronto soccorso, purtroppo, rendono anche poco…