Cronaca
Napoli, camorristi rubavano pannolini e altro dal San Giovanni Bosco
La Camorra Trasformava l’Ospedale San Giovanni Bosco nel Proprio Magazzino Personale
La camorra era solita considerare l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli come fosse il loro magazzino privato. Dai pannolini per neonati ai detersivi per la pulizia, ogni volta che avevano bisogno di qualcosa, saccheggiavano il magazzino dell’ospedale senza alcun rispetto né per le strutture sanitarie né per i pazienti.
Pannolini per neonati rubati
La sicurezza e il benessere dei piccoli pazienti erano compromessi dai continui furti di pannolini. La camorra non si faceva scrupoli a sottrarre questi beni essenziali, creando gravi disagi ai neonati e alle loro famiglie, che si trovavano improvvisamente senza i prodotti fondamentali per la cura dei loro figli.
Detersivi e articoli di pulizia rubati
Oltre ai pannolini per neonati, la camorra prelevava anche detersivi e altri articoli di pulizia dall’ospedale. Questo comportamento metteva a rischio la sanificazione delle strutture ospedaliere, con potenziali gravi conseguenze per la salute dei pazienti e del personale medico.
Un sistema ben organizzato
Il modus operandi della camorra era altamente organizzato e sistematico. Gli esponenti criminali avevano stabilito un vero e proprio sistema di rifornimento illecito, che permetteva loro di utilizzare le risorse dell’ospedale come base per le proprie operazioni, trattandole come merce personale.
Impatto sulla comunità
L’appropriazione indebita delle risorse ospedaliere da parte della camorra non solo danneggiava il sistema sanitario, ma aveva anche un impatto devastante sulla comunità locale. Gli ospedali, già sotto pressione per fornire assistenza medica adeguata, si trovavano ulteriormente appesantiti da queste azioni criminali, aggravando le difficoltà quotidiane di molti cittadini.
Autorità in azione
Le autorità locali stanno mettendo in atto diverse misure per contrastare questa pratica criminale. L’aumento della sorveglianza e l’introduzione di sistemi di controllo più rigorosi mirano a prevenire ulteriori saccheggi e a garantire che le risorse ospedaliere rimangano disponibili per chi ne ha realmente bisogno.
Per maggiori dettagli e aggiornamenti su questa vicenda, puoi consultare l’articolo completo su Fanpage.
Cronaca
Droga e cellulari con i droni nel carcere di Secondigliano, c’era anche chi faceva acquisti online
La Squadra Mobile di Napoli ha arrestato 12 persone, ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo su un sistema di consegne di droga e cellulari nel carcere di Secondigliano. Gli ordini arrivavano dal reparto di Alta Sicurezza.
Immagine di repertorio
Una vasta operazione della Squadra Mobile di Napoli ha portato all’arresto di 12 persone – 10 in carcere, 2 agli arresti domiciliari – ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo in piedi un sistema per introdurre, attraverso droni altamente tecnologici, droga e cellulari all’interno del carcere di Secondigliano. E proprio grazie a un cellulare, secondo gli inquirenti, i carichi e le spedizioni venivano gestite, addirittura da un detenuto, ritenuto esponente di spicco della Vanella Grassi, che si trovava nel reparto di Alta Sicurezza del carcere, quello in cui, appunto, sono ospitati i detenuti condannati per camorra. Stando a quanto appreso dagli inquirenti nel corso dell’attività investigativa, grazie ai cellulari introdotti in carcere, c’era anche chi effettuava ordini su una nota piattaforma di acquisti online.
I cellulari erano tutti intestati a cittadini extracomunitari
L’attività investigativa ha permesso di accertare come il traffico fosse stato organizzato da Nico Grimaldi, ritenuto esponente di spicco del clan, da sua madre Rita Pitirollo e dalla moglie, Addolorata De Falco. Gli ordini dei detenuti arrivavano all’esterno del carcere e, ad autorizzare l’invio dei droni e quindi delle spedizioni era proprio la madre di Grimaldi. Le indagini hanno rivelato che tutti i telefoni e le relative utenze erano intestati a cittadini…
Cronaca
In auto con hashish e pistola nel cruscotto, due arresti nel Napoletano
Due 21enni arrestati a Brusciano, nel Napoletano: in auto hashish e una pistola col colpo in canna nel cruscotto.
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Erano in auto con una pistola nel cruscotto colpo in canna ed hashish: due le persone arrestate a Brusciano dai carabinieri durante un servizio a lungo raggio nelle aree popolari nella provincia di Napoli. Nel dettaglio, i militari dell’Arma attorno alle due di notte hanno notato un’automobile con all’interno due persone: da un controllo, è emerso che entrambi fossero 21enni già noti alle forze dell’ordine, e così sono scattate le prime perquisizioni, che hanno permesso ai carabinieri di rinvenire e sequestrare quattro grammi di hashish, facendo scattare i controlli più approfonditi.
Ed è stato lì che i carabinieri hanno ritrovato nel cruscotto una pistola a tamburo con matricola abrasa e colpo in canna, all’interno del cruscotto. L’arma, subito sequestrata, sarà sottoposta ad accertamenti balistici per verificare se ci sia stato un suo eventuale utilizzo in fatti di sangue o altri delitti. Per i due, invece, è scattato l’arresto e si trovano ora in carcere a disposizione dell’Autorità giudiziaria: dovranno rispondere di detenzione di arma illegale.
Cronaca
Beve sostanza tossica scambiandola per acqua, avvocato in rianimazione a Nocera Inferiore
L’avvocato 43enne è stato ricoverato in rianimazione all’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore: è grave.
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Beve una sostanza tossica scambiandola per acqua: in rianimazione un avvocato 43enne di Nocera Inferiore, in provincia di Salerno. Il professionista, secondo le prime informazioni, sembra sia rimasto vittima di un terribile disguido. Avrebbe, infatti, ingerito una sostanza caustica, non è chiaro se acida o basica, riportando gravi conseguenze. L’incidente risale al pomeriggio di lunedì 18 novembre 2024.
Avvocato 43enne ricoverato a Nocera Inferiore
Il legale, dopo aver ingerito per sbaglio la sostanza, si sarebbe sentito male. Immediatamente è partita la macchina dei soccorsi. Sul posto è arrivata un’ambulanza del 118 che ha trasportato il ferito d’urgenza presso l’Ospedale Umberto I di Nocera Inferiore, per le cure mediche del caso. Qui, il personale sanitario ha deciso per il ricovero nel reparto di rianimazione. Le condizioni della vittima sono considerate serie.
Indagini sulla natura del liquido ingerito
Secondo le prime ricostruzioni, il 43enne avrebbe bevuto un liquido, immaginando, probabilmente, che fosse acqua naturale. Invece, si trattava, sembra, di una sostanza tossica e velenosa, la cui natura non è stata ancora chiarita, forse soda caustica, o un qualche tipo di acido. Subito dopo è stato colto da malore. Quando è arrivato in ospedale, i medici hanno subito capito la gravità della situazione ed hanno deciso, in via precauzionale, il ricovero in rianimazione, dove il legale si trova è attualmente sotto costante e attento monitoraggio.
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