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Cronaca

Faida nel clan Contini e gruppo Cittadella: indagati 36 membri della Camorra

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Faida nel clan Contini e gruppo Cittadella: indagati 36 membri della Camorra

Camorra, la faida nel clan Contini e il gruppo della Cittadella. I nomi dei 36 indagati

Napoli. L’inchiesta della Dda sul clan Contini ha portato alla luce una scissione nel gruppo di camorra più potente di Napoli, coinvolgendo 36 indagati e dando vita al gruppo della “Cittadella” nella zona di Casoria al confine con via Stadera.

Le 370 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Carla Sarno, grazie alle indagini della Squadra Mobile di Napoli sotto il coordinamento della Dda, ripercorrono l’attuale organigramma del clan e le zone di influenza, con la collaborazione di numerosi pentiti.

La figura più discussa è quella di Gioele Lucarelli, capo del gruppo della famiglia dei Contini prima della scissione nella zona della Stadera, passato poi a gestire una piazza di spaccio con collegamenti anche nella provincia di Roma e Avellino. Grazie alla detenzione di un fedelissimo come Francesco De Martino, è stato possibile gestire una piazza di spaccio nel carcere di Fuorni a Salerno.

I tentati omicidi

Un vero e proprio botta e risposta è emerso dai due tentati omicidi tra gli appartenenti alla Cittadella e al clan Contini. Il primo tentato omicidio è stato quello di Gennaro De Stefano, avvenuto il 2 settembre 2021 per mano di Gioele Lucarelli e Mario De Martino. Nonostante i numerosi colpi di pistola, la vittima è rimasta gravemente ferita ma non è deceduta.

Come risposta a questo tentativo, il gruppo originario della Stadera, rimasto fedele al clan Contini, ha cercato di uccidere Gioele Lucarelli il 20 settembre, poco più di due settimane dopo, ferendolo alle gambe.

I 36 indagati

Ecco i nomi dei 36 indagati coinvolti nell’inchiesta:

1. ACANFORA Roberto, nato a Napoli il 30.11.77 DIVIETO DI DIMORA IN CAMPANIA

2. ALBANO Vittorio, nato a Napoli il 29-5.1991; CARCERE

3 APREA Leopoldo, nato a Napoli il 25.10.198z alias “bacchettone”; INDAGATO

… (elenco continua)

Questa situazione delicata all’interno della camorra evidenzia la complessità delle dinamiche criminali in atto e l’importanza delle indagini e delle azioni delle forze dell’ordine per contrastare e reprimere tali attività illegali.

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Cronaca

Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

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Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

Il pm di Avellino ha chiesto i rinvii a giudizio per gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra (Avellino); tra i 14 capi di accusa ci sono corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali.

Immagine di repertorio

Il prossimo 28 gennaio compariranno davanti al gip gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra: il pm del Tribunale di Avellino, Cecilia De Angelis, ha chiesto i rinvio a giudizio per 14 capi di accusa, tra cui corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali. Tra gli indagati figurano Antonio Aufiero e suo fratello Emanuele Aufiero, che all’epoca erano, rispettivamente, Presidente del Consiglio Comunale e Sindaco del comune dell’Avellinese. Per gli inquirenti gli illeciti sarebbero stati commessi anche per favorire la candidatura alle elezioni Regionali del settembre 2020 di Antonio Aufiero.

In particolare, l’ex presidente del consiglio comunale avrebbe promesso posi di lavoro, incarichi e favori in cambio di voti. Lo stesso indagato, insieme al fratello, ed Angelo Capone, vicesindaco all’epoca dei fatti, sono accusati di avere accettato le promesse di denaro da parte di imprenditori in cambio dell’aggiudicazione degli appalti aggirando le normali procedure. Emanuele Aufiero, la ex responsabile del settore tecnico Simona Silano e l’ex vicesindaco Capone sono accusati, infine, di turbativa d’asta in merito ad una gara d’appalto per l’illuminazione pubblica che sarebbe stata manipolata.

Alle urne Antonio Aufiero (detto Tonino) aveva ottenuto 3.059 preferenze e non era stato eletto. Gli sviluppi dell’inchiesta avevano portato, nell’ottobre 2023, allo scioglimento del Comune per infiltrazioni criminali…

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“Otto ragazzini mi hanno devastato l’auto, uno aveva una pistola”: la denuncia di un tassista a Napoli

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“Otto ragazzini mi hanno devastato l’auto, uno aveva una pistola”: la denuncia di un tassista a Napoli

Il tassista si è rivolto al deputato Francesco Emilio Borrelli per denunciare la devastazione della sua vettura da parte di un gruppo di giovanissimi.

È diventata virale la denuncia di un tassista napoletano che, con tanto di foto, ha documentato i danni arrecati al suo taxi da un gruppo di ragazzini che, entrati nell’abitacolo da clienti, hanno devastato gli interni della vettura. Stando a quanto racconta l’uomo, in piazza Plebiscito otto giovanissimi hanno chiesto al tassista di portarli a San Giovanni a Teduccio. Una volta all’interno del taxi, però, hanno distrutto gli interni, andando via poi senza pagare la corsa.

Immagine

Nel tentativo che la sua denuncia avesse una eco più forte, il tassista si è rivolto al deputato di Alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli, che ha pubblicato le parole del malcapitato, ma soprattutto le foto degli interni del taxi devastati, sui suoi profili social. Il tassista ha scritto al deputato:

Signor Borrelli, sono un tassista vittima della follia dei ragazzini. L’altra notte avevo caricato sul mio taxi dei ragazzi a piazza a piazza del Plebiscito per andare a San Giovanni a Teduccio. Erano in 8 e mi hanno devastato tutti gli interni e poi sono scappati senza nemmeno pagarmi la corsa. Ho allertato il 112 che è intervenuto senza riuscire ad acciuffarli. Tra quei balordi ce n’era anche uno armato di pistola

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Cronaca

Picchia la compagna fino a farla svenire, arrestato. Era già finito in manette per stalking alla ex

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Picchia la compagna fino a farla svenire, arrestato. Era già finito in manette per stalking alla ex

In carcere un trentenne dello Sri Lanka, rintracciato dalla Polizia di Stato a Napoli: aveva picchiato la donna provocandole gravi lesioni e si era reso irreperibile.

Immagine di repertorio

Aveva aggredito la compagna, l’aveva presa a calci e pugni fino a farle perdere i sensi e poi era scappato. E, è emerso dalle indagini, anche in passato si era reso responsabile di violenze, nei confronti della ex. Protagonista un cittadino dello Sri Lanka, non ancora trentenne, che è stato rintracciato dalla Polizia di Stato nei giorni scorsi, destinatario di una ordinanza applicativa della misura cautelare della custodia in carcere: dovrà rispondere di lesioni gravi aggravate da futili motivi, commesse nei confronti della compagna connazionale.

Il provvedimento, emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica, è arrivato in conseguenza dell’ultimo episodio, datato 13 ottobre: quel giorno la compagna era finita in ospedale in gravi condizioni, selvaggiamente picchiata fino a farla svenire. Quando la donna era stata soccorsa, dell’uomo ormai non c’era traccia. Delle indagini si erano occupati gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli, coordinati dalla 4^ Sezione della Procura di Napoli – Violenza di genere e tutela delle fasce deboli della popolazione; dagli accertamenti è emerso che a causare quelle lesioni era stato il compagno, connazionale della vittima.

Ed era venuto fuori che l’uomo, pluripregiudicato per reati contro la persona e contro il patrimonio, era già finito in manette per una situazione simile: era stato arrestato per atti persecutori ai danni della ex compagna. Il “grave e allarmante…

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