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Cronaca

Fabbrica abusiva sequestrata a Napoli, lavoro insicuro e scarico illegale in fogna: gravi violazioni ambientali

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Fabbrica abusiva sequestrata a Napoli, lavoro insicuro e scarico illegale in fogna: gravi violazioni ambientali

Napoli, sequestrata fabbrica abusiva con residui scaricati in fogna

Una importante operazione congiunta tra il nucleo Ambientale della Polizia Locale, l’Esercito, Abc e Suap ha portato al sequestro di un capannone di 2.500 mq a Napoli. L’intervento ha permesso di scoprire gravi irregolarità all’interno della struttura, che mettevano a rischio la salute pubblica e l’ambiente circostante.

Grave situazione di abusivismo industriale

All’interno della fabbrica abusiva sono stati rinvenuti materiali pericolosi utilizzati senza le dovute protezioni, acciaio saldato in modo non regolare e residui tossici scaricati direttamente nelle fognature. Questa situazione metteva a rischio la sicurezza dei lavoratori e dell’intera comunità, evidenziando una grave violazione delle normative ambientali e sulla salute sul luogo di lavoro.

Collaborazione tra le istituzioni per tutelare l’ambiente

L’intervento congiunto delle varie forze dell’ordine e degli enti preposti alla tutela dell’ambiente dimostra l’importanza della collaborazione tra le istituzioni per contrastare l’abusivismo e garantire il rispetto delle leggi in materia ambientale. La sinergia tra Polizia Locale, Esercito, Abc e Suap ha permesso di individuare e sanzionare gravi violazioni che mettevano a repentaglio la salute pubblica e l’ecosistema circostante.

La necessità di una maggiore vigilanza sul territorio

Il sequestro di questa fabbrica abusiva a Napoli rappresenta un importante passo avanti nella lotta all’illegalità ambientale e industriale. Tuttavia, rimane fondamentale aumentare la vigilanza sul territorio e promuovere azioni di controllo costanti per prevenire e reprimere comportamenti illeciti che danneggiano l’ambiente e la salute delle persone.

Continua a leggere l’articolo per scoprire tutti i dettagli sull’operazione di sequestro della fabbrica abusiva a Napoli e sulle azioni messe in atto per tutelare l’ambiente e la salute pubblica.

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Cronaca

Cede una parte della tettoia al Maximall Pompei, travolto un operaio di 29 anni

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Cede una parte della tettoia al Maximall Pompei, travolto un operaio di 29 anni

Un operaio di 29 anni è stato travolto questa mattina al Centro Commerciale Maximall Pompei di Torre Annunziata dalla caduta di una tettoia: è in ospedale.

I carabinieri all’interno del centro commerciale Maximall

Incidente sul lavoro questa mattina al Centro Commerciale Maximall Pompei di Torre Annunziata: una parte della tettoia ha ceduto travolgendo un operaio di 29 anni. L’uomo, in stato di incoscienza, è stato portato all’Ospedale del Mare di Ponticelli dal personale del 118, per politraumi da schiacciamento. Le sue condizioni sarebbero gravi. Sequestrata l’area coinvolta all’interno del Centro Commerciale da parte della Procura di Torre Annunziata, che ha aperto un fascicolo d’indagine. Sulla vicenda indagano i carabinieri: sul posto anche personale dell’Asl. Al momento il Centro Commerciale è chiuso al pubblico in vista dell’inaugurazione che si terrà giovedì 28 novembre.

I carabinieri all'interno del centro commerciale Maximall dove è avvenuto l'incidente

I carabinieri all’interno del centro commerciale Maximall dove è avvenuto l’incidente

Le condizioni dell’operaio sono considerate gravi: l’episodio è avvenuto questa mattina, ma non è chiaro se possa essere imputabile alle pessime condizioni meteorologiche che si sono abbattute sulla Campania, con forti raffiche di vento e pioggia già da questa notte. Sulla vicenda è chiamata ora a fare chiarezza la Procura di Torre Annunziata, competente per il territorio. L’operaio di 29 anni è all’Ospedale del Mare per politraumi da schiacciamento riportati nell’incidente.

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Precipita dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di Napoli, muore una donna a Napoli

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Precipita dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di Napoli, muore una donna a Napoli

Una donna di 52 anni è morta dopo essere precipitata dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di via Medina a Napoli, a due passi dalla Questura.

Una donna di 52 anni è morta a Napoli dopo essere precipitata dal 30° piano dell’Hotel Ambassador di via Medina, a due passi dalla Questura partenopea. Fonti investigative riferiscono a Fanpage.it che si tratterebbe di suicidio. La donna è precipitata ieri sera, attorno alle 20, dal 30° piano del grande albergo che si trova su via Medina, e la sua caduta si è “interrotta” al nono piano dell’albergo, dove si è schiantata: per lei non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono accorsi i carabinieri e le ambulanze del 118, ma è stato constatato solo l’inevitabile decesso.

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Spari sulla spiaggia a Torre Annunziata, preso 16enne. Il raid per uno sguardo di sfida

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Spari sulla spiaggia a Torre Annunziata, preso 16enne. Il raid per uno sguardo di sfida

Identificato il secondo componente del raid nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli): è un 16enne. Gli spari tra i bagnanti dopo una discussione per “uno sguardo di sfida”.

È stato identificato il giovane che, insieme a un 18enne vicino al clan Gionta, nello scorso luglio aveva fatto irruzione nel Lido Azzurro di Torre Annunziata (Napoli) aprendo il fuoco tra i bagnanti con fucile e pistola: si tratta di un 16enne, è stato rinchiuso in un istituto di pena minorile in esecuzione di una ordinanza di applicazione di misura cautelare per tentato omicidio aggravato e porto e detenzione di arma da fuoco, reati commessi con l’aggravante di avere agito col metodo mafioso in concorso con un maggiorenne.

L’episodio risale al 19 luglio. Dalle indagini era emerso che si era trattato di una ritorsione, partita per uno “sguardo di sfida”. L’obiettivo del raid, che in quel momento si trovava in spiaggia, era riuscito a scappare ed era rimasto illeso. Il primo componente del raid era stato bloccato il 26 luglio: S. D. A., 18 anni, imparentato con pregiudicati del clan dei “Valentini”, era stato fermato con le accuse di tentato omicidio, strage e detenzione e porto di armi da sparo, anche per lui con l’aggravante del metodo mafioso.

Secondo le ricostruzioni il ragazzo aveva avuto una discussione con un bagnante che gli aveva rivolto “uno sguardo di sfida”; il 18enne aveva quindi organizzato subito il raid, con l’aiuto del complice: in due avevano sparato incuranti della presenza di numerosi bagnanti. Il secondo giovane, minorenne, è stato identificato nel corso delle indagini svolte dalla Polizia di Stato e coordinate dalla Procura per i…

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