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Cronaca

I pitbull che hanno ucciso il bimbo ad Eboli: dissequestro e rieducazione, non abbattimento

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I pitbull che hanno ucciso il bimbo ad Eboli: dissequestro e rieducazione, non abbattimento

La Procura di Salerno ha disposto il dissequestro dei due cani coinvolti nella tragica morte di un bambino di soli 13 mesi avvenuta ad Eboli. Si tratta di una decisione significativa che ha suscitato polemiche e discussioni sulla gestione dei cani considerati pericolosi.

I due cani dissequestrati

I due cani, entrambi di razza Pitbull, erano stati sequestrati dopo l’incidente avvenuto in cui il piccolo è stato mortalmente ferito. Tuttavia, la Procura ha deciso di restituire i cani ai proprietari senza procedere all’abbattimento, optando invece per un percorso di rieducazione e monitoraggio.

Polemiche e reazioni

La decisione della Procura di Salerno ha diviso l’opinione pubblica, con alcune persone che sostengono la necessità di garantire la sicurezza delle persone evitando il rischio di ulteriori incidenti simili. Altri, invece, difendono la posizione dei proprietari dei cani sostenendo che la responsabilità dovrebbe ricadere su di loro e non sugli animali.

Rieducazione e monitoraggio

La rieducazione dei cani dissequestrati rappresenta una sfida importante per gli esperti, che dovranno lavorare per garantire la sicurezza dei cani stessi e dell’ambiente circostante. Il monitoraggio costante sarà fondamentale per prevenire eventuali situazioni pericolose e garantire la tranquillità della comunità.

Conclusioni

La vicenda dei due cani coinvolti nella morte del bambino ad Eboli ha sollevato numerose questioni etiche e pratiche sulla gestione e la tutela degli animali considerati pericolosi. La decisione della Procura di Salerno di optare per la rieducazione anziché per l’abbattimento ha alimentato il dibattito pubblico e ha evidenziato la complessità delle questioni legate alla convivenza tra esseri umani e animali.

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Esplode un appartamento a Quarto, un ferito: tra le ipotesi anche quella di petardi in casa

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Esplode un appartamento a Quarto, un ferito: tra le ipotesi anche quella di petardi in casa

Esplosione all’interno di un appartamento di Quarto Flegreo, nel Napoletano: a causare lo scoppio forse petardi all’interno dell’edificio. Un ferito in ospedale.

Violenta esplosione questa mattina a Quarto Flegreo, in provincia di Napoli, all’interno di un appartamento in via Santa Maria. Una persona è rimasta ferita, ma le sue condizioni non sembrerebbero essere gravi: sul posto i carabinieri, per le indagini del caso. Dai primissimi accertamenti, non è escluso che l’esplosione sia dovuta ad alcuni petardi stoccati all’interno dell’abitazione. Le immagini dell’esplosione sono state diffuse da Francesco Emilio Borrelli, deputato dell’Alleanza Verdi-Sinistra, suo propri canali social.

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Cede villa da 700mila euro per pagare gli usurai: due indagati a Castellammare di Stabia

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Cede villa da 700mila euro per pagare gli usurai: due indagati a Castellammare di Stabia

Una villa da 769mila euro ceduta per ripagare un debito agli usurai: la Finanza la sequestra, due le persone indagate a Castellammare di Stabia.

Immagine di repertorio

Era stato costretto a cedere una villa da oltre 700mila euro come “garanzia” per gli usurai, uno dei quali l’aveva intestata alla figlia per “sviare” le indagini. Non è bastato, però, perché questa mattina gli uomini della Guardia di Finanza di Torre Annunziata sono andati ad eseguire un decreto di sequestro preventivo di urgenza emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata nei confronti dei due presunti aguzzini, indagati per i reati di usura e autoriciclaggio.

Le indagini sono partite dalla denuncia di una vittima di usura: dagli accertamenti era emerso che i due indagati avrebbero prestato tra il 2016 ed il 2021 due cifre pari a 195mila ed 80mila, in cambio di un corrispettivo di 600mila euro, con un immobile di proprietà della vittima posto in garanzia per il prestito. Ma non riuscendo a racimolare la cifra pattuita, avevano deciso di simulare una compravendita per acquisire l’immobile, dal valore di circa 769mila euro, nettamente spropositato rispetto all’importo del denaro prestato. In questo modo, i due avrebbero guadagnato interessi tra il 36 ed il 53% annui. Dopo la compravendita, l’immobile era stato trasferito in proprietà alla figlia di uno dei due, evitando così eventuali accertamenti da parte delle forze dell’ordine. La villa, che si trova a Vico Equense, è infatti un’abitazione panoramica a strapiombo…

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Omicidio Vassallo, le accuse a Cagnazzo: “Depistaggio anche la vicinanza alla famiglia”

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Omicidio Vassallo, le accuse a Cagnazzo: “Depistaggio anche la vicinanza alla famiglia”

L’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica

7 Novembre 2024

19:38

Per gli inquirenti il colonnello Cagnazzo avrebbe mostrato vicinanza alla famiglia del “sindaco pescatore” per sviare le indagini verso lo spacciatore su cui voleva far ricadere la colpa.

Anche la vicinanza alla famiglia di Angelo Vassallo, che il colonnello Fabio Cagnazzo aveva mostrato nei momenti immediatamente successivi all’omicidio, sarebbe “un tassello di non trascurabile rilievo” dell’opera di depistaggio che l’ufficiale dell’Arma avrebbe messo in atto per allontanare le indagini da se stesso e indirizzarle verso un cittadino brasiliano. Lo ritengono gli investigatori e gli inquirenti della Procura di Salerno che, a 14 anni dall’omicidio del “sindaco pescatore”, hanno firmato il provvedimento che è valso l’arresto per quattro indagati, tra cui l’ufficiale.

Omicidio Vassallo, quattro arresti dopo 14 anni

L’ordinanza è stata eseguita oggi, 6 novembre, dai carabinieri del Ros: agli arresti, oltre a Cagnazzo, l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e Romolo Ridosso, collaboratore di giustizia e figlio del boss del clan omonimo attivo a Scafati (Salerno). I quattro sono ritenuti coinvolti nell’omicidio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ammazzato la sera del 5 settembre del 2010 mentre…

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