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Cronaca Giudiziaria

Padre Patriciello e Francesco Schiavone: svelano verità.

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Padre Patriciello e Francesco Schiavone: svelano verità.

A ‘Sandokan’ Schiavone, il prete anti-camorra di Caivano don Maurizio Patriciello direbbe: “Indietro non si torna. Puoi chiedere perdono solo a Dio, che è morto in croce anche per te, e chiedere perdono a questo popolo a cui hai fatto tanto male”. Parlando con Repubblica, aggiunge: “Io sono un prete e parlo da prete. Ma dal punto di vista storico, nessuna clemenza. La storia deve essere spietata, come è stato spietato il loro clan. Bisogna dire e raccontare ai posteri quello che è successo nei nostri territori, alla nostra gente, quello che noi abbiamo subito. Quanti funerali ho fatto a bambini, giovani mamme, giovani papà”.

Continua dicendo che Schiavone potrebbe restituire tutti i soldi guadagnati con la violenza e la paura e che sicuramente sa dove sono occultati. Potrebbe anche raccontare tutto sui colletti bianchi che li hanno protetti. Ricorda un incontro con il cugino, Carmine Schiavone, che disse: “Senza la protezione dei colletti bianchi e della politica saremmo rimasti solo una banda di piccoli delinquenti di paese”.

Se potesse incontrare Sandokan, direbbe: “Ormai sei arrivato a 70 anni, sei entrato in un carcere a 44 anni e per 26 anni hai trascorso il tuo tempo in una piccola cella. Devi avere il coraggio di dire: io ho fallito tutto nella mia vita”. Aggiunge che questa potrebbe essere una mossa scaltra, ma che il Signore tocca il profondo del nostro cuore e si augura che possa passare da collaboratore di giustizia a un uomo veramente pentito davanti a Dio e agli uomini.

Nei giorni scorsi in una nota apparsa sul giornale cattolico L’Avvenire, padre Maurizio Patriciello aveva scritto: Non sono mai riuscito a capacitarmi come tu – persona intelligente – abbia mai potuto credere di vivere serenamente, insieme a chi ami in questo mondo, seminando terrore e morte intorno a te. Non mi sono mai rassegnato a guardare a voi camorristi come a esseri usciti dall’inferno, anche se le vostre azioni, crudeli, stupide, spietate, lo facevano pensare.

Possibile che per sete di denaro e di effimero potere sono disposte a rinunciare al calore della famiglia, alla gioia di educare i figli, a una passeggiata in campagna – le nostre meravigliose campagne! -, a una vacanza al mare? Francesco – lascia che ti chiami con questo nome tanto caro agli italiani e non con quello di Sandokan con cui sei conosciuto – sono un confratello di don Peppe Diana, il martire, trucidato dalla camorra 30 anni or sono.

No, non m’interessa, nello specifico, chi e perché ne decretò la morte, so solo che fu ammazzato da chi credette di dichiarare guerra allo Stato e alla povera gente. Per la verità a scandalizzarmi non è il fatto che a morire fosse un prete, ma che fosse un uomo, e per di più innocente. L’altro giorno, insieme a don Luigi Ciotti e a un gruppo di amici, ci siamo recati, nel cimitero di Casale, a deporre un fiore sulle tombe delle vittime innocenti.

Dio mio, erano tante. Oso sperare – e per questo prego, insieme alla mia comunità parrocchiale – oso sperare, dicevo, che tu possa approfittare di questo momento prezioso che stai vivendo e che da collaboratore, tu possa pentirti davvero davanti a Dio e alla società. Indietro non si può tornare, è vero, ma avanti si può e si deve guardare. E avanti, prima o poi c’è lei, la morte, che può venirci incontro come un’amica dal volto buono o una megera con le grinfie affilate. Tra coloro cui hai fatto più male ci sono i tuoi figli, il buon popolo di Casale, le vittime innocenti, i morti di cancro – soprattutto i bambini… quanti… quanti … – per lo scempio degli versamenti tossici. Sai? Una decina di anni fa volli incontrare tuo cugino, Carmine Schiavone. Anche a lui scrissi una lettera aperta, avevo bisogno di vederlo, chiedergli informazioni sul traffico dei veleni interrati, grazie a voi, nelle nostre campagne. Rimasi fortemente meravigliato quando davanti a me si presentò un uomo anziano, con i capelli bianchi, piccolo di statura, un nonnino dal volto anonimo.

“Francesco prendi coraggio e raccontati tutto quello che sai” Per quasi quattro ore tenne la sua mano sul mio braccio mentre raccontava, la stessa mano che aveva ucciso tante persone. Mistero della vita. Come ha fatto ad affascinarvi il male? Mi disse: « Don Maurizio, ricordati che senza gli agganci con la politica, noi camorristi saremmo rimasti solo una banda di piccoli delinquenti di paese». Quelle parole non le ho mai dimenticate, anche se non mi erano nuove. Adesso tocca a te, Francesco, prendi il coraggio a due mani e raccontaci tutto quel che sai.

Immagino che già tanta gente, tanti colletti bianchi, stanno tremando. Aiutaci a estirpare la maledetta zizzania alla radice. Non aver paura. Sii forte. Sii uomo. La lettera che scrissi a tuo cugino terminava con un “Ti benedico”. Mi disse: «Sei stato l’unico a benedirmi, gli altri mi hanno sempre e solo maldetto»,« Ci credo, Carmine – risposi – l’avete combinata veramente grossa».

Per quanto possa sembrarti strano, credi che anche tu sei amato da Dio. Che anche per te Gesù Cristo è morto. Apri il tuo cuore a lui. Non aver vergogna. Dagli la possibilità di raggiungerti e di perdonarti. E anche per te sarà finalmente Pasqua. Ti benedico, Francesco. Padre Maurizio Patriciello”.
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Latitante tradito dai parenti influencer: arrestato Carabinieri in Spagna per legami con la Camorra.

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Latitante tradito dai parenti influencer: arrestato Carabinieri in Spagna per legami con la Camorra.

La scoperta attraverso i social

La storia di Vincenzo Matacena, 39enne del rione Traiano ricercato per traffico di droga, ha preso una piega inaspettata grazie ai social media. Dopo essere fuggito in Spagna per rifarsi una vita come pizzaiolo a Valencia, Matacena è stato individuato grazie all’analisi dei profili social dei suoi familiari.

Le prove sui social

Una storia Instagram pubblicata da un parente ha svelato la presenza di Matacena in Spagna, mentre altri indizi sono emersi da video condivisi da persone vicine al ricercato. In particolare, un video di “unboxing” ha permesso ai Carabinieri di risalire all’indirizzo di Matacena, mentre altri video lo hanno mostrato insieme alla moglie, al figlio e durante il suo lavoro in pizzeria.

Curiosamente, la maglia del figlio in uno dei video ha rivelato il nome della scuola che frequentava, fornendo ulteriori dettagli utili per l’indagine.

L’arresto e l’attesa dell’estradizione

Grazie alla collaborazione con la Polizia Nazionale Spagnola, Matacena è stato arrestato e attualmente si trova in un carcere spagnolo in attesa di estradizione. La sua fuga e il tentativo di ricominciare una nuova vita sono stati vanificati dalla paziente ricerca condotta attraverso i social media, dimostrando una volta di più il potere e l’importanza di questi strumenti nella lotta alla criminalità.

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Gratteri: mafia in pareggio, lotta ancora in corso

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Gratteri: mafia in pareggio, lotta ancora in corso

La trasformazione della mafia e la necessità di investire in ingegneri informatici

Il procuratore della Repubblica di Napoli, Nicola Gratteri, ha presentato il report della Fondazione Magna Grecia sul cyber crime nella sede Onu di New York, evidenziando la rapida trasformazione della mafia. Secondo Gratteri, le organizzazioni criminali sono in grado di gestire grandi quantità di droga e oro attraverso transazioni online senza spostarsi dai propri luoghi di residenza.

La lotta alla mafia e il ruolo delle forze dell’ordine

Gratteri ha sottolineato l’importanza di investire in giovani ingegneri informatici per contrastare efficacemente la criminalità organizzata. Ha evidenziato che le mafie stanno abbandonando i tradizionali mezzi di estorsione per concentrarsi sul commercio di droga, un settore estremamente redditizio che genera ingenti profitti ogni anno.

Le nuove sfide della lotta al crimine online

L’evoluzione delle mafie verso il cyber crime rappresenta una sfida per le forze dell’ordine, che devono adattarsi e potenziare le proprie capacità investigative. Gratteri ha evidenziato come le mafie siano in grado di sfruttare le nuove tecnologie per compiere azioni illegali, come il riciclaggio di denaro attraverso banche online create ad hoc.

Gratteri ha anche avvertito sul pericolo che le mafie accumulino sempre più ricchezza, con conseguente impatto sull’economia globale. È quindi fondamentale intensificare gli sforzi nella lotta al crimine organizzato e investire in nuove competenze per contrastare questa nuova forma di criminalità.

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Scopri i misteri del pentimento di Schiavone, il boss sanguinario.

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Scopri i misteri del pentimento di Schiavone, il boss sanguinario.

Perché Sandokan si è pentito?

La decisione di collaborare con la giustizia da parte dell’ex boss dei Casalesi, Sandokan, ha suscitato domande tra gli addetti ai lavori dell’antimafia. I magistrati stanno ascoltando le sue confessioni da circa un mese, ma il motivo preciso del suo pentimento non è ancora chiaro agli occhi del pubblico.

Le ipotesi sul pentimento di Sandokan

Una delle ipotesi riguarda il miglioramento delle condizioni detentive come motivazione principale di Sandokan per collaborare. Potrebbe aver scelto questa strada per ottenere benefici penitenziari e puntare a una possibile liberazione anticipata in futuro.

Un’altra possibile ragione potrebbe essere legata alla sicurezza dei suoi familiari. La moglie Giuseppina Nappa e i sette figli potrebbero aver avuto un ruolo determinante nel suo pentimento, con alcune figlie che si sono già dichiarate disponibili a collaborare con le autorità e ad entrare nel programma di protezione.

La riunificazione familiare potrebbe essere un altro motivo dietro la decisione di Sandokan di pentirsi. Con alcuni figli già in carcere e uno che ha rifiutato di collaborare, la scelta potrebbe essere stata volta a cercare una forma di unità familiare, anche attraverso la collaborazione con la giustizia.

Infine, motivi personali come una diagnosi di tumore nel 2018 potrebbero aver giocato un ruolo nel pentimento di Sandokan. La consapevolezza della sua malattia e la possibile disgregazione del suo clan potrebbero averlo spinto a compiere questa scelta per mandare un messaggio agli ex affiliati e rivali.

Il futuro di Sandokan

Le confessioni di Sandokan potrebbero avere un impatto diretto nella lotta alla criminalità organizzata in Campania. Il destino dell’ex boss dipenderà dalle informazioni che fornirà attraverso la collaborazione e dalla loro importanza per le indagini in corso.

Al momento, le vere ragioni del suo pentimento rimangono avvolte nel mistero. Solo il tempo e lo sviluppo del processo di collaborazione potranno fare chiarezza sui reali motivi che hanno spinto Sandokan a tradire il suo clan.

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