Cronaca
Bambini ritornano al parco di Fuorigrotta: “Questa è la nostra zona”
Protesta contro la violenza a Fuorigrotta
Ieri sera, i residenti di Fuorigrotta, insieme a esponenti di Europa Verde e al deputato di Alleanza Verdi Sinistra Francesco Emilio Borrelli, sono scesi in piazza per protestare contro la violenza e la criminalità che affliggono il quartiere. La manifestazione è nata in seguito alla sparatoria avvenuta giovedì scorso in pieno giorno all’area giochi di Piazza Italia, che ha sfiorato la tragedia con il ferimento di una donna.
Rabbia e frustrazione dei manifestanti
I manifestanti hanno espresso la loro rabbia e frustrazione per la situazione di insicurezza che vivono quotidianamente. “I nostri figli sono terrorizzati”, hanno dichiarato alcuni residenti.
“Da qualche anno questa zona è il quadrilatero della morte, con frequenti sparatorie e stese. Negli ultimi sei mesi gli episodi si sono intensificati e siamo costretti a scappare per metterci in salvo”.
Richieste di intervento alle istituzioni
I cittadini e i politici chiedono un intervento concreto da parte delle istituzioni per garantire la sicurezza del quartiere. “Chiediamo al Prefetto che tutta la zona sia individuata come area sensibile, con presidi fissi dell’esercito”, ha dichiarato Borrelli.
“Bisogna fermare questi criminali con pene esemplari e presidiare costantemente le zone calde. La presenza dello Stato deve essere massiccia e pressante. Agire solo dopo episodi così gravi non serve a nulla”.
Testimonianze scioccanti
Durante la manifestazione, i residenti hanno mostrato ai presenti le macchie di sangue ancora visibili sulla pavimentazione dell’area giochi, testimonianza tangibile della tragedia sfiorata. “Un bambino sulla stessa traiettoria del proiettile poteva essere colpito a morte”, hanno raccontato. “La lite tra giovani per il controllo della piazza poteva costare la vita a bimbi innocenti”.
Impegno di Europa Verde per la sicurezza
Europa Verde si è impegnata a seguire la vicenda e a portare avanti le richieste dei cittadini. “Non possiamo permettere che la violenza regni incontrastata”, ha dichiarato Salvatore Orga, consigliere X Municipalità. “Ci batteremo per il diritto dei cittadini di vivere in sicurezza e in pace”.
Speranza per il futuro di Fuorigrotta
La speranza è che la mobilitazione dei cittadini e la pressione da parte delle istituzioni portino a un cambiamento concreto nella lotta alla criminalità a Fuorigrotta. Solo così sarà possibile ridare ai residenti del quartiere la serenità e la sicurezza che meritano.
Cronaca
La casa esplosa ad Ercolano era tornata al proprietario un anno fa grazie alle dirette social
L’immobile della fabbrica di fuochi esplosa ad Ercolano era stato al centro di dirette social e manifestazioni un anno fa. Il proprietario chiedeva aiuto per cacciare un occupante abusivo.
I carabinieri sul luogo dell’esplosione, ad Ercolano
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Quell’immobile di contrada Patacca, ad Ercolano, solo un anno fa era diventato “famoso”. Prima che diventasse una fabbrica di fuochi d’artificio illegale, quella saltata in aria il 18 novembre uccidendo tre persone, era stata al centro di una storia paradossale che si era trascinata in tribunale, nelle manifestazioni e nelle dirette social: il proprietario, che ora è stato denunciato per omicidio plurimo colposo e disastro colposo, si era battuto a lungo per entrare in possesso dell’appartamento e aveva coinvolto anche il deputato Francesco Emilio Borrelli e il giornalista Pino Grazioli.
Le dirette sui social per chiedere lo sgombero
In diversi video, risalenti all’estate 2023 e ancora disponibili sul web, si vede il 38enne che si lamenta delle condizioni dell’appartamento al civico 94 di contrada Patacca e afferma di essere costretto a dormire in automobile. L’uomo, documenti alla mano, sosteneva di averlo acquistato, ma un anziano si era infilato dentro dicendo di avere un contratto d’affitto stipulato con l’ex proprietario. A favor di telecamera (anzi, di telefonino), l’uomo ribadiva che quella casa era intestata alla figlia di 12 anni e di essere stato sbattuto fuori insieme alla bambina e alla moglie incinta.
Per la sua situazione si erano mossi anche diversi cittadini, che avevano…
Cronaca
Truffe sui fondi per i migranti, 17 indagati a Caserta per progetti da 6 milioni di euro
Chiuse le indagini della Procura di Santa Maria Capua Vetere: 17 indagati nell’inchiesta sui progetti per l’integrazione dei migranti a Caserta.
Immagine di repertorio
Truffa, estorsione, falso: sono i reati contestati dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a 17 persone, nell’ambito di una indagine sugli affidamenti da parte del Comune di Caserta dei progetti da 6 milioni di euro per l’integrazione di migranti nella città capoluogo; nel registro degli indagati figurano l’ex dipendente comunale Matteo Palmisani, suor Rita Giarretta, legale rappresentante della congregazione delle Suore Orsoline, e diversi esponenti del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, tra le principali associazioni del territorio attive nell’accoglienza, nell’assistenza e nell’integrazione dei migranti, anche attraverso sportelli dedicati e progetti di inclusione.
L’indagine sul finanziamento da 6 milioni di euro
Le indagini, che riguardano gli anni 2017-2018, sono partite dalla denuncia di un ex operatore ghanese del Centro sociale Ex Canapificio, che era stato licenziato e successivamente anche denunciato perché si era appropriato di beni del centro. In quel periodo l’ex Canapificio e la comunità Casa di Rut di suor Rita Giarretta gestivano lo Sprar (oggi noto come Siprimi), ovvero la rete di progetti dedicata ai migranti richiedenti asilo che mira all’integrazione sociale e lavorativa attraverso corsi di formazione, di lingua italiana e la frequentazione di istituti scolastici.
Secondo la Procura (procuratore Pierpaolo Bruni, sostituto titolare delle indagini Anna Ida Capone) le due associazioni, che si erano aggiudicate progetti da 6…
Cronaca
False lezioni in una scuola di Caserta per scalare le graduatorie insegnanti: 3 arresti, 9 docenti sospesi
Gli indagati, documentando falsi rapporti di lavoro in un istituto scolastico di Caserta, hanno permesso a nove persone di scalare le graduatorie per l’insegnamento. Per i nove insegnanti è scattata invece l’interdittiva.
Immagine di repertorio
Ha portato all’arresto di tre persone – tutte finite agli arresti domiciliari – l’operazione dei carabinieri condotta tra Caserta e Foggia su falsi attestati per scalare le graduatorie per l’insegnamento; per nove docenti è invece scattata la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio dell’attività di insegnamento. Le accuse sono di concorso in falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, esercizio abusivo della professione e favoreggiamento personale.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Stornarella e coordinate dalla Procura di Foggia tra l’agosto del 2023 e il maggio del 2024, hanno permesso di accertare che il dirigente di un istituto paritario del Casertano, un’avvocatessa del Foro di Foggia e suo marito, in concorso tra loro, avrebbero prodotto certificati falsi di lavoro, per gli anni tra il 2018 e il 2023, nella scuola paritaria della provincia di Caserta. Così facendo, avrebbero consentito a nove docenti di iscriversi alle graduatorie provinciali di supplenza in una posizione di vantaggio, determinata però da punteggi calcolati sulla base di falsi attestati.
Pertanto, per i tre è scattata la misura cautelare degli arresti domiciliari, mentre i nove docenti che hanno usufruito delle false attestazioni per scalare posizioni nelle graduatorie sono stati sospesi dall’insegnamento.
…