Cronaca
Napoli: riaperta al traffico via Solimena dopo 41 giorni
Dopo 41 giorni di chiusura, stamani è stata riaperta al traffico la via Solimena al Vomero, a Napoli. La situazione che aveva portato alla chiusura della strada era legata ai dissesti manifestatisi nella scala A di un edificio civico. Dopo il rientro delle 12 famiglie sgomberate e la riapertura dei tre esercizi commerciali nella zona interessata, la viabilità è stata ripristinata. Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, ha seguito da vicino la vicenda e conferma che la strada è nuovamente accessibile. Resta transennato solo un tratto di marciapiede per problemi di buche, ma si auspica che vengano presto effettuati gli interventi necessari per eliminarlo.
La necessità di revocare la parziale pedonalizzazione di piazza degli Artisti Capodanno sottolinea anche la necessità di revocare il provvedimento di parziale pedonalizzazione di piazza degli Artisti per agevolare il flusso delle autovetture verso la parte alta del Vomero. L’interruzione parziale del traffico in questa zona ha creato difficoltà nella circolazione delle auto, indirizzandole lungo percorsi più lunghi e congestionati. La richiesta di revoca viene supportata dalla problematica relativa alla sospensione delle fermate degli autobus ANM, che ha generato difficoltà soprattutto per le persone anziane e con problemi di deambulazione.
Capodanno invita gli assessorati e gli uffici comunali competenti a prendere in considerazione queste questioni legate alla viabilità e al traffico cittadino. In conclusione, la riapertura di via Solimena rappresenta un passo positivo per il quartiere del Vomero, ma vi sono ancora delle criticità da affrontare per garantire una circolazione efficiente e sicura nel quartiere. La revoca della pedonalizzazione di piazza degli Artisti potrebbe essere un passo nella giusta direzione per ottimizzare il flusso del traffico e agevolare la mobilità dei residenti.
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Cronaca
Sfruttati e sottopagati, lavoratori agricoli salvati dai carabinieri nel Casertano
La scoperta a Casal di Principe: costretti a lavorare per pochi soldi nei campi, dopo essere stati “attratti” dalla promessa di lavoro e permesso di soggiorno.
Immagine di repertorio
Lavorati nei campi in nero, sfruttati e sottopagati, costretti a vivere in un container senza acqua o elettricità. Li hanno scoperti i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Caserta che questa mattina, dopo un’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, hanno emesso un obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, nonché la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare determinate attività professionali o imprenditoriali, nei confronti di un imprenditore agricolo di Casal di Principe, in provincia di Caserta. L’imprenditore dovrà rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ai danni di quattro lavoratori extracomunitari, privi del permesso di soggiorno, impiegati su fondi agricoli nel comune casalese.
Dalle indagini è emerso che l’imprenditore si sarebbe approfittato di un reale stato di bisogno dei braccianti: paghe esageratamente basse, violazioni in materia di sicurezza e igiene sul posto di lavoro, violazioni delle normative per quanto riguarda l’orario di lavoro, i periodo di riposo e via dicendo, oltre al fatto che i lavoratori dimoravano anche in alloggi degradanti. Inoltre, è emerso che i lavoratori avrebbero pagato ingenti somme di denaro a trafficanti stranieri per entrare in Italia con la promessa di un impiego sicuro e del permesso di soggiorno, ma che una volta arrivati dal datore di lavoro venivano impiegati in condizioni di sfruttamento lavorativo.
Turni di 10-11…
Cronaca
Va a fare una radiografia col documento falso: serviva per una truffa assicurativa
Un 32enne è stato arrestato dalla polizia ad Afragola (Napoli): aveva tentato di fare una radiografia con un documento falso, avrebbe ammesso che sarebbe servita per una truffa assicurativa.
Radiografie, immagine di repertorio
Si era presentato in un centro diagnostico di Afragola, in provincia di Napoli, per fare una radiografia. All’accettazione, però, aveva presentato un documento falso: la fotografia era la sua, ma i dati erano quelli di un’altra persona. Quando è arrivata la polizia l’uomo ha ceduto, ha ammesso che quella carta di identità era contraffatta e ha spiegato anche il motivo: l’esame sarebbe servito per una pratica assicurativa. Per il 32enne è scattato l’arresto con l’accusa di possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
La vicenda risale a ieri, 26 novembre. Protagonista un giovane napoletano, che nel pomeriggio aveva raggiunto il centro diagnostico e si era registrato per sottoporsi all’esame. La contraffazione era stata scoperta dagli addetti, che avevano quindi fatto partire la segnalazione alle forze dell’ordine. Gli agenti del commissariato di Afragola sono arrivati nella struttura poco dopo, l’uomo era ancora lì. È bastato un controllo a terminale per appurare, senza dubbio, che quel documento non era originale: il numero e i dati corrispondevano a quello intestato ad un’altra persona.
Messo di fronte all’evidenza, il 32enne non ha potuto fare altro che ammettere. Quando gli agenti gli hanno chiesto spiegazioni, domandandogli cosa se ne sarebbe fatto di un esame clinico registrato a nome di un’altra persona, l’uomo avrebbe risposto che sarebbe servito come allegato per una pratica…
Cronaca
Tangenti a spacciatori e ladri per conto del clan, 15 arresti tra Ponticelli e Cercola
I carabinieri hanno arrestato 15 persone tra Ponticelli e Cercola: avrebbero imposto tangenti ad altri criminali presentandosi per conto del clan De Luca Bossa – Minichini.
Avrebbero chiesto la tangente anche a spacciatori e ladri d’auto, e per spaventarli si sarebbero presentati a nome del clan De Luca Bossa – Minichini, attivo a Ponticelli, nella periferia orientale di Napoli, e nel limitrofo comune di Cercola: per questo motivo sono state arrestate 15 persone, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Napoli su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia; le accuse, a vario titolo, sono di estorsione e tentata estorsione, aggravate dal metodo mafioso.
Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della Tenenza di Cercola e arriva nell’ambito di una indagine svolta dai militari col coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea. Per 12 degli indagati è stato disposto il carcere, per gli altri tre gli arresti domiciliari. Il gruppo, hanno ricostruito gli investigatori, prendeva di mira altri criminali che non erano legati a clan di camorra; tra questi ladri e spacciatori, ai quali veniva imposto il pagamento in cambio del permesso di proseguire nelle loro attività.
Per rendere più incisive le loro richieste, gli indagati dicevano di agire per conto dei De Luca Bossa – Minichini, lanciando un messaggio che in determinati ambienti è chiaro e non lascia spazio ad altre interpretazioni: se da un lato si ribadiva la supremazia di quel gruppo criminale sul territorio, dall’altro si trattava di una minaccia, lasciando intendere che, in caso di rifiuto di pagare, il clan sarebbe…