Cronaca
Arrestato truffatore dello specchietto con moglie incinta e figli abbandonati in auto
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Immagine di repertorio
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Ha tentato la classica truffa dello specchietto, portando in auto con sé anche la moglie incinta e i loro 4 figli; poi, quando è stato scoperto dalla polizia, ha abbandonato consorte e prole in auto e ha tentato la fuga, ma è stato bloccato e arrestato. È accaduto sulla Strada Statale 162, nel territorio di Acerra, in provincia di Napoli: gli agenti della Polizia Stradale di Nola si sono imbattuti nel 31enne che, in una piazzola di sosta, stava discutendo con un’altra automobilista. Intuendo che il 31enne stesse per mettere a segno la cosiddetta truffa dello specchietto, gli agenti sono intervenuti, scatenando la reazione dell’uomo che, in tutta risposta, è salito in auto e si è dato alla fuga.
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È nato così un inseguimento tra il 31enne e la polizia per le vie di Acerra, durante il quale l’uomo ha più volte speronato l’auto di servizio. Giunto a un incrocio, poi, il fuggitivo è uscito dalla vettura, abbandonando a bordo la moglie in gravidanza e i loro figli e proseguendo la fuga a piedi. Raggiunto dagli operatori, l’uomo è stato bloccato non senza difficoltà e poi arrestato per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale.
Successivamente, i poliziotti sono ritornati sul luogo della tentata truffa e hanno raccolto la testimonianza dell’automobilista, che ha raccontato agli agenti di aver avvertito un rumore al veicolo e di essere stata inseguita e costretta a fermarsi dal 31enne, che le ha poi chiesto del denaro per fantomatici danni riportati dal suo veicolo dopo una inesistente collisione.
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Cronaca
Cellulari più sottili e leggeri, per il “pacco” ora si usa la mattonella: due denunciati in piazza Garibaldi a Napoli
Due uomini sono stati identificati e denunciati dalla Polizia Locale di Napoli mentre tentavano il “pacco” ad alcuni turisti: proponevano in vendita un iPhone a prezzo stracciato, propinandogli poi una mattonella nella scatola.
Il “pacco” sventato a Napoli dalla Polizia Locale
La truffa del cosiddetto “pacco”, a Napoli, anche se, come è bene ricordare, costituisce un reato, è di contro quasi un elemento di folklore, tanto da essere richiamata anche nel titolo di un celebre film degli anni ’90 di Nanni Loy, “Pacco, doppio pacco e contropaccotto”, che resiste ancora oggi. Ne è un esempio l’operazione della Polizia Locale che, in piazza Garibaldi, nel cuore della città, hanno identificato e denunciato due truffatori, sorpresi a fare il “pacco” ad alcuni turisti.
Se prima, però, al posto del cellulare di turno i truffatori rifilavano al malcapitato, una volta concluso l’acquisto, un mattone, con il progredire della tecnologia cambia anche l’oggetto che i malviventi utilizzano per mettere a segno il “pacco”. I truffatori in piazza Garibaldi, infatti, sono stati sorpresi a proporre a turisti e passanti l’acquisto di un iPhone a prezzi modici, molto più bassi rispetto a quelli di listino, per poi consegnare una scatola contenente una mattonella, che richiamava forme, dimensioni e peso del telefono. I cellulari di ultima generazione, infatti, sono più sottili e leggeri rispetto al passato e un mattone non sarebbe più credibile.
Pertanto, gli agenti dell’Unità di Polizia Giudiziaria della Polizia Locale di Napoli…
Cronaca
Aggressioni omofobe a Quarto, la denuncia delle vittime: “Ci hanno lanciato addosso pietre, perfino castagne”
���Ci lanciano pietre, ci prendono a schiaffi, ci insultano e ci molestano. Non solo baby-gang ma anche persone adulte. Nel 2024 non possiamo abituarci alla violenza omofoba”
Da 10 anni Dario Halfaxa denuncia le violenze, fisiche e verbali, perpetrate sia da baby gang, sia da persone adulte, ai danni non solo della comunità lgbtq+ ma anche di ragazzine e ragazzini giovani, presi di mira perché più deboli. Tutto ciò accade a Quarto, comune di oltre 40 mila abitanti alle porte di Napoli.
Negli ultimi mesi, le aggressioni sono diventate più frequenti e si è assistito ad un’escalation di violenza anche nei modi e nelle armi utilizzate per ferire le vittime, dagli insulti si è passati al lancio di castagne e poi di pietre. L’ultima aggressione è avvenuta di notte, fuori a un locale dove Dario lavora come performer: uno sconosciuto gli ha tirato uno schiaffo sulla schiena mentre Dario stava tranquillamente fumando una sigaretta. “Non possiamo abituarci alla violenza – sottolinea Dario – nel 2024 abbiamo il dovere di denunciare e proteggere i ragazzi più giovani”.
Dello stesso parere Lorena, amica di Dario, che si è beccata una pietra direttamente in faccia: “Questa ragazzina mi ha lanciato una pietra in faccia – racconta Lorena Romano – e un’altra ancora mi ha colpito il braccio. L’aggressione è stata condita dai soliti insulti omofobi: trans di merda e altre offese. Sono andata come sempre a denunciare, anche in questo caso contro ignoti”. Lorena racconta anche un grave episodio di discriminazione sul…
Cronaca
Chi è Fabio Cagnazzo, il colonnello dei carabinieri arrestato per l’omicidio del sindaco Vassallo
Il colonnello Fabio Cagnazzo ha guidato negli anni il Gruppo di Castello di Cisterna e il Provinciale di Frosinone; oggi l’arresto per l’omicidio del sindaco di Pollica.
Nato ad Aversa 53 anni fa, il colonnello Fabio Cagnazzo proviene da una famiglia di carabinieri: il padre, Domenico, è generale di Corpo d’Armata e anche il nonno era maresciallo. Ha frequentato la Nunziatella e successivamente l’Accademia Militare di Modena. Per anni ha guidato la Compagnia di Castello di Cisterna. Nel 2010, dopo l’omicidio di Angelo Vassallo, è stato trasferito a Foggia; lo spostamento aveva portato a manifestazioni di vicinanza e solidarietà da parte di molti colleghi e di membri della Direzione Distrettuale Antimafia. Successivamente è passato al Comando Provinciale di Frosinone, che ha guidato dal 2017 al 2020, quando ha assunto un nuovo incarico ai vertici dei Forestali.
L’arresto per l’omicidio di Angelo Vassallo
Cagnazzo è da un anno e mezzo circa tra gli indagati per l’omicidio di Vassallo, ha sempre respinto tutte le accuse. Nel gennaio scorso è stato sottoposto ad un interrogatorio durato 11 ore incentrato sul suo coinvolgimento nell’assassinio, l’accusa ipotizzata dai pm era di concorso in omicidio.
L’arresto è scattato questa mattina, 7 novembre; oltre al colonnello il provvedimento è stato notificato a Lazzaro Cioffi, ex brigadiere e già condannato per vicende di droga, all’imprenditore Giuseppe Cipriano e a Romolo Ridosso, figlio del boss dell’omonimo clan attivo a Scafati (Salerno) e collaboratore di…