Cronaca
Antonella Di Massa trovata morta a Ischia: domande, silenzio e attesa della verità

“`html
Poca voglia di parlare a Ischia nei due giorni che hanno accompagnato il funerale di Antonella Di Massa, la donna di 51 anni trovata morta in un terreno di Succhivo, a Ischia. Si attende l’esito delle indagini, mentre sono ancora molti gli interrogativi che non sembrano trovare risposta.

Antonella Di Massa, 51 anni
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su
Nessun applauso accompagna la bara di Antonella Di Massa a Ischia. Il silenzio, lo stesso in cui la comunità e la famiglia si sono chiusi da giorni, è l’unica cosa che regna sull’isola in provincia di Napoli. La morte della donna, 51enne, è ancora avvolta nel mistero, sono diversi gli interrogativi, mentre si attende l’esito delle indagini. L’unica certezza, come spiega qualcuno all’esterno della chiesa del comune di Casamicciola, è una: «La verità la sa solo lei».
Non è una frase che chi conosceva la 51enne pronuncia con leggerezza, sono diverse le domande che si pongono in tanti. L’attesa delle risposte va avanti dal giorno del ritrovamento del corpo di Antonella a Succhivo, piccolo borgo poco distante da Forio d’Ischia, uno dei 6 comuni dell’Isola Verde. A far pesare il tempo che passa come un macigno, sono le ricerche della scomparsa che hanno coinvolto un’intera comunità. Ma anche che qualcuno sostenga che nei giorni precedenti la donna sia stata cercata anche sul luogo del ritrovamento. Ma il suo corpo non c’era, dice a Fanpage.it uno degli abitanti, che si è unito alle squadre di soccorso.
Tasselli che insieme all’indiscrezione filtrata poco dopo, che vorrebbe la donna morta non più di 24 ore prima, compongono quello che sembra essere un vero e proprio giallo. La domanda che molti si pongono, anche all’esterno della chiesa è sempre la stessa. Se era viva, Antonella, dov’è stata nei giorni precedenti, da quel 17 febbraio, mentre tutta l’isola la cercava?

Il luogo del ritrovamento il giorno dopo la fiaccolata /Fanpage.it
Queste testimonianze aprono la strada a dubbi che hanno portato non solo la comunità, ma soprattutto la famiglia a chiudersi nel dolore. A partire dalla fiaccolata conclusasi sul luogo del ritrovamento, il giorno prima del funerale. Dove prima c’erano solo i sigilli degli inquirenti, oggi ci sono lanterne e foto della donna.
Di giorno le auto, poche, deviano il proprio percorso per un segno della croce e una breve preghiera. Chi abita intorno all’area, non vuole saperne dei giornalisti. Anche quando qualcuno accetta di scambiare qualche parola, viene bloccato: «Non devi dire niente ai giornalisti!». Le finestre si chiudono quando fa capolino un volto estraneo.

Il luogo del ritrovamento visto dall’alto/foto Fanpage.it
Il silenzio accompagna i passi di chi ripercorre la strada che porta al terreno dove Di Massa è stata trovata da una troupe di “Chi l’ha visto?”. Una calma che non è giustificata solo dal fatto che l’isola verde vive di turismo, soprattutto nella stagione estiva. Ma dalla consapevolezza che si fa strada, spiega qualcuno, che se fosse vero che Antonella è morta poco prima di essere trovata, circa 24 ore, le ricerche avrebbero potuto salvarla, forse. Ma avanza anche l’insofferenza per il racconto mediatico che vive Ischia da giorni, delle congetture, dei dubbi.
Tutti senza sosta hanno battuto quell’area, poco distante dal parcheggio dove un filmato della videosorveglianza ritrae una donna incappucciata. Nessuno della comunità ischitana ha mai perso la speranza che potesse essere trovata viva.

Chi con Antonella Di Massa è cresciuto, non sa cosa pensare. Descritta come una persona tranquilla, molto attiva nel sociale, mai avrebbe lasciato pensare a un epilogo del genere. «Conosco lei e il marito da anni. Io e Antonella siamo cresciuti insieme. L’avevo incontrata un po’ di tempo fa per strada. Siamo senza parole». Le parole mancano anche alla famiglia che non vuole i giornalisti in chiesa nel giorno più buio, quello del funerale. All’esterno qualcuno accusa i cronisti: «Mi vergognerei al posto vostro di riprendere il dolore della gente».

Il silenzio che ha accompagnato la fiaccolata in sua memoria e il funerale a Casamicciola, è interrotto in parte solo da chi vuole ricordarla. Ma anche sottolineare una verità incontrovertibile: «Non è una cosa adesso da spiegare, solo lei sa la verità. Ancora ci facciamo mille domande, preghiamo il Signore».
Sulla morte di Antonella la Procura all’inizio non ha escluso nessuna pista, anche se tutti sembrano convinti che alla fine il caso verrà contrassegnato e archiviato come suicidio. Ipotesi che troverebbe spazio anche per la relativa celerità con cui è stato disposto il rilascio della salma per i funerali, dopo l’esame autoptico.
Cronaca
Afragola: polizia ferma pusher 19enne in strada

Afragola è stata teatro di un’operazione di polizia contro il traffico di droga e armi, condotta dalla Questura di Napoli. Gli agenti del Commissariato di Afragola hanno effettuato controlli straordinari nella zona, portando alla scoperta di un sospetto che cercava di disfarsi di un pacchetto di sigarette in modo frettoloso. Il gesto è stato notato in corso Enrico De Nicola, dove l’individuo ha cercato di nascondere il pacchetto sotto un’auto parcheggiata.
Le indagini e le denunce
Le indagini condotte dalla polizia hanno portato alla luce una rete di truffe nel settore auto, con la denuncia di 3 titolari di concessionarie tra Nola e Afragola. Gli agenti hanno lavorato incessantemente per smantellare questo schema criminoso, che ha colpito numerosi cittadini.
I controlli e le scoperte
I controlli straordinari effettuati nella zona hanno permesso di scoprire non solo il traffico di droga e armi, ma anche una serie di irregolarità nel settore auto. La polizia ha sequestrato diversi veicoli e ha aperto indagini su presunte truffe e frodi. La scoperta del pacchetto di sigarette nascosto sotto un’auto parcheggiata è stato solo l’inizio di una lunga serie di indagini che hanno portato alla luce un mondo di illegalità.
La cooperazione tra le forze dell’ordine
La Questura di Napoli e il Commissariato di Afragola hanno lavorato a stretto contatto per condurre le indagini e portare i responsabili davanti alla giustizia. La cooperazione tra le forze dell’ordine è stata fondamentale per il successo dell’operazione, che ha dimostrato l’efficacia della strategia di controllo e repressione del crimine nella zona. La città di Afragola può finalmente respirare un po’ di sollievo, grazie al lavoro indefesso delle forze dell’ordine che hanno lavorato per garantire la sicurezza dei cittadini.
Fonte
Cronaca
Bagnoli, movida blindata tra spaccio e abusivismo

Napoli, la città partenopea, è tornata al centro dell’attenzione per via della sua movida notturna, in particolare nell’area di Bagnoli. Questa zona, nota per la sua vivacità e il suo ritmo frenetico, è stata oggetto di un’operazione di controllo senza precedenti da parte delle forze dell’ordine. L’obiettivo principale di quest’azione era quello di arginare i fenomeni di illegalità che si sono verificati in passato e continuano a caratterizzare la vita notturna di Bagnoli.
Il Maxi-Blitz
Il maxi-blitz è stato condotto congiuntamente dalle forze dell’ordine e ha interessato l’intera area di Bagnoli, dalle strade che si affacciano sul lungomare di Coroglio fino alle vie più interne del quartiere. L’operazione ha visto il coinvolgimento di un numero significativo di agenti e mezzi, con l’obiettivo di monitorare da vicino la situazione e intervenire prontamente in caso di necessità.
La Situazione a Bagnoli
Bagnoli, noto per la sua vitalità e il suo appeal tra i giovani, ha sempre rappresentato un crocevia di eventi e attività, sia di giorno che di notte. Tuttavia, negli ultimi tempi, la zona ha assistito a un aumento dei fenomeni di illegalità, che hanno preoccupato sia i residenti che le autorità locali. L’ultima operazione di controllo è solo l’ultimo episodio di una serie di interventi mirati a ripristinare la sicurezza e l’ordine pubblico nell’area.
Risposta delle Autorità
Le forze dell’ordine hanno ribadito la loro determinazione a contrastare ogni forma di illegalità e a garantire la sicurezza dei cittadini. L’operazione condotta a Bagnoli rappresenta un importante passo in questa direzione, evidenziando la volontà delle autorità di intervenire attivamente per risolvere i problemi che affliggono la comunità. I risultati dell’operazione e il suo impatto a lungo termine saranno oggetto di monitoraggio e valutazione per assicurare che gli obiettivi di sicurezza e legalità siano pienamente raggiunti.
Fonte
Cronaca
Femminicidio Carbonaro, non fu un raptus, Martina poteva essere salvata

La tragedia di Martina Carbonaro: un caso di femminicidio che non può essere dimenticato
La vicenda di Martina Carbonaro, la 14enne uccisa ad Afragola lo scorso 26 maggio dal suo ex fidanzato Alessio Tucci, 17 anni, continua a sollevare interrogativi e a scuotere la comunità. L’avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia di Martina, è convinto che non si sia trattato di un raptus, ma di un atto premeditato e voluto. La foto che ritrae un particolare della vicenda è ancora impressa nella mente di molti, un ricordo doloroso di una tragedia che non può essere dimenticata.
La ricostruzione dei fatti
La ricostruzione dei fatti è fondamentale per capire cosa sia realmente accaduto. L’avvocato Pisani sostiene che Martina poteva essere salvata se solo ci fossero stati alcuni segnali di allarme che fossero stati colti per tempo. La famiglia di Martina è ancora sotto shock per la perdita della loro cara e continua a cercare risposte alle domande che si sono poste dopo la tragica fine della giovane.
Le cause del femminicidio
Il femminicidio è un problema che coinvolge tutta la società e non solo le vittime dirette. È necessario analizzare le cause che portano a questi atti di violenza e trovare soluzioni per prevenirli. L’avvocato Pisani è convinto che la prevenzione sia la chiave per evitare che queste tragedie si ripetano e che la società debba prendere misure concrete per proteggere le donne e le ragazze da questi atti di violenza.
La necessità di un cambiamento
La vicenda di Martina Carbonaro è un caso emblematico della necessità di un cambiamento nella società. È necessario che si crei una cultura del rispetto e della tolleranza zero verso la violenza di genere, i social, le istituzioni e la comunità devono lavorare insieme per prevenire questi atti di violenza e per proteggere le vittime. La famiglia di Martina continua a lottare per la giustizia e per ottenere risposte alle loro domande, ma è fondamentale che tutta la società si mobiliti per evitare che queste tragedie si ripetano.