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Cronaca

Inserito pienamente in contesti illeciti: un’analisi completa

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Inserito pienamente in contesti illeciti: un’analisi completa

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backstair / Camorra Entertainment



16 Febbraio 2024



20:00

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ImmagineCamorra Entertainment: Tony Colombo e Tina Rispoli

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Dall’interessamento in prima persona per trovare un capannone dove stoccare il tabacco, ai soldi investiti nella realizzazione della fabbrica abusiva di sigarette, fino alle conversazioni in cui mostrava apprezzamento per le confezioni e chiedeva quando poter avvisare suoi conoscenti già in attesa: per i giudici del Riesame Tony Colombo non sarebbe stato coinvolto nell’affare soltanto per “situazione di contiguità familiare“, ma sarebbe, al contrario, pienamente inserito in quei contesti illeciti in cui sono maturate scelte criminali anche di grande spessore, come appunto quella relativa alla fabbrica di Acerra poi sequestrata dalla Guardia di Finanza.

Tony Colombo e Tina Rispoli finanziatori del clan Di Lauro

Lo si legge nelle motivazioni della pronuncia con cui il Tribunale del Riesame, nello scorso ottobre, aveva confermato la custodia cautelare in carcere per il neomelodico palermitano, accusato insieme alla moglie, Immacolata Rispoli, di concorso esterno in associazione mafiosa: i coniugi avrebbero finanziato le attività imprenditoriali, lecite e non, di Vincenzo Di Lauro, figlio del superboss Paolo Di Lauro e nel periodo delle indagini alla guida del clan di Secondigliano, Napoli Nord.

Anche per Tina Rispoli la misura cautelare è stata confermata: in quel caso il Riesame ha tenuto conto anche del profilo criminale della donna, descritto da diversi collaboratori di giustizia. Per entrambi, difesi dagli avvocati Carmine Foreste e Paolo Trofino, la Cassazione si pronuncerà a metà marzo.

Gli episodi dell’inchiesta

Tony Colombo “inserito a tutto tondo nei contesti illeciti”

Nelle motivazioni i giudici del Riesame evidenziano che quello della fabbrica di sigarette di Acerra, realizzata col supporto di malavitosi bulgari, non è l’unico affare che vede coinvolto il neomelodico: Tony Colombo avrebbe avuto il boss come socio occulto per la linea di abbigliamento “Corleone”, che all’epoca venne “spinta” proprio dalla popolarità del cantante ed ebbe come testimonial diversi personaggi del mondo dello spettacolo.

rappresenta un contributo determinante alla creazione di una struttura attraverso la quale il clan può operare nel tempo nel settore dell’attività di contrabbando e, quindi, rappresenta un’adesione al programma associativo.

Motivando la decisione di mantenere la misura cautelare in carcere, il Riesame spiega:

Si deve rilevare come il Colombo ha manifestato una spiccata capacità criminale ed un inserimento a tutto tondo nei contesti illeciti in cui sono maturate scelte criminali di grande spessore, come quelle relative alla realizzazione della fabbrica per i TLW la cui realizzazione ha richiesto contatti e appoggi anche a livello internazionale.

Il Colombo ha invero dimostrato una significativa capacità manageriale che ha messo a disposizione del coniuge per la cura degli investimenti dei grandi capitali illeciti accumulati dalla Rispoli, in questo incrociando anche le aspirazioni imprenditoriali di Di Lauro Vincenzo. Il Di Lauro, infatti, come emerso dalle dichiarazioni dei collaboratori, ha investito capitali illeciti anche in ristoranti e alberghi e anche nella produzione di abbigliamento, campo nel quale il Di Lauro ha collaborato anche con il Colombo utilizzando il marchio “Corleone”, registrato dal Colombo, e proponendosi come co-finanziatore delle spese di stampa dei capi e delle altre spese di gestione.

Rigettata anche l’ipotesi di concedere i domiciliari a Palermo, come richiesto dalla difesa: per il Riesame il neomelodico tornerebbe in un contesto in cui, come raccontato dal collaboratore di giustizia Gennaro Carra, “il ricorrente è inserito ed ha tentato attività di investimento finanziate dalla Rispoli“.

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Incendio distrugge appartamento a San Giuseppe Vesuviano, le fiamme partite dal camino

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Incendio distrugge appartamento a San Giuseppe Vesuviano, le fiamme partite dal camino

Due coniugi in ospedale a San Giuseppe Vesuviano (Napoli): il loro appartamento ha preso fuoco, l’incendio sarebbe collegato all’accensione del camino.

Immagine di repertorio

Le fiamme sarebbero partite dal camino, avrebbero raggiunto le tende e gli altri arredi, divorando in pochi minuti i mobili: sono ancora in corso accertamenti per l’incendio che, nel tardo pomeriggio di ieri, 19 novembre, ha distrutto completamente un appartamento a San Giuseppe Vesuviano, in provincia di Napoli; dentro c’erano due coniugi di 62 e 59 anni, rimasti intossicati e accompagnati in ospedale ma le cui condizioni non destano preoccupazione.

Sul posto, a seguito dell’allarme, sono intervenuti i vigili del fuoco e gli agenti del commissariato di San Giuseppe Vesuviano della Polizia di Stato. L’incendio, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe collegato all’accensione del camino; non è chiaro se si sia trattato di una distrazione o se, al contrario, possa essere riconducibile ad un malfunzionamento.

Al termine delle operazioni di spegnimento la casa era distrutta: le fiamme avevano raggiunto in pochissimo tempo anche le altre stanze, avvolgendo mobilia e suppellettili. Le due persone all’interno, un uomo di 62 anni e la moglie di 59 anni, sono state soccorse e accompagnate all’ospedale di Nola; non hanno riportato ferite di rilievo ma sono state trattenute in osservazione per intossicazione e affidate alle cure mediche.

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Esplosione Ercolano, il dolore della mamma delle gemelle morte: “Mi avete spezzato il cuore, principesse”

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Esplosione Ercolano, il dolore della mamma delle gemelle morte: “Mi avete spezzato il cuore, principesse”

Le tre vittime erano al primo giorno di lavoro. Denunciato il proprietario dell’immobile di Ercolano trasformato in fabbrica abusiva di fuochi d’artificio.

Le gemelle 26enni Sara e Aurora Esposito

Sara e Aurora Esposito che ballano spalla a spalla, poi una foto mentre sono al mare, i loro visi sorridenti: le immagini scorrono nel video pubblicato su Facebook da Lucia Occhibelli, la mamma delle due gemelle morte nell’esplosione della fabbrica di fuochi d’artificio abusiva ad Ercolano (Napoli). Pochi secondi, è la ricondivisione di uno dei tanti post comparsi nelle ultime ore. E ad accompagnare il video c’è un messaggio straziante: “Mi avete spezzato il cuore, voi due principesse, il mio dolore è immenso e indescrivibile”.

Sara, Aurora e Samuel, le tre vittime dell’esplosione ad Ercolano

Le due 26enni sono state uccise dalla deflagrazione nel primo pomeriggio del 18 novembre, intorno alle 15. Era il loro primo giorno di lavoro in quella fabbrica abusiva, allestita in un immobile di contrada Patacca, al confine con San Sebastiano al Vesuvio e San Giorgio a Cremano. Una fabbrica fantasma, inesistente: nessuna autorizzazione, nessuna precauzione.

Le ragazze, stando a quanto emerso successivamente, si occupavano del confezionamento dei botti. Samuel Tafciu, 18 anni, la terza vittima, era invece quello che maneggiava la polvere pirica: è stato investito in pieno dallo scoppio, il corpo è stato sbalzato a decine di metri di distanza. I corpi delle ragazze sono stati recuperati soltanto ieri mattina: il giorno precedente i soccorritori hanno dovuto fermarsi per la messa in sicurezza, l’intera area era cosparsa di materiale esplosivo e…

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Droga e cellulari con i droni nel carcere di Secondigliano, c’era anche chi faceva acquisti online

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Droga e cellulari con i droni nel carcere di Secondigliano, c’era anche chi faceva acquisti online

La Squadra Mobile di Napoli ha arrestato 12 persone, ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo su un sistema di consegne di droga e cellulari nel carcere di Secondigliano. Gli ordini arrivavano dal reparto di Alta Sicurezza.

Immagine di repertorio

Una vasta operazione della Squadra Mobile di Napoli ha portato all’arresto di 12 persone – 10 in carcere, 2 agli arresti domiciliari – ritenute appartenenti al clan Vanella Grassi, che avevano messo in piedi un sistema per introdurre, attraverso droni altamente tecnologici, droga e cellulari all’interno del carcere di Secondigliano. E proprio grazie a un cellulare, secondo gli inquirenti, i carichi e le spedizioni venivano gestite, addirittura da un detenuto, ritenuto esponente di spicco della Vanella Grassi, che si trovava nel reparto di Alta Sicurezza del carcere, quello in cui, appunto, sono ospitati i detenuti condannati per camorra. Stando a quanto appreso dagli inquirenti nel corso dell’attività investigativa, grazie ai cellulari introdotti in carcere, c’era anche chi effettuava ordini su una nota piattaforma di acquisti online.

I cellulari erano tutti intestati a cittadini extracomunitari

L’attività investigativa ha permesso di accertare come il traffico fosse stato organizzato da Nico Grimaldi, ritenuto esponente di spicco del clan, da sua madre Rita Pitirollo e dalla moglie, Addolorata De Falco. Gli ordini dei detenuti arrivavano all’esterno del carcere e, ad autorizzare l’invio dei droni e quindi delle spedizioni era proprio la madre di Grimaldi. Le indagini hanno rivelato che tutti i telefoni e le relative utenze erano intestati a cittadini…

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