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Il nascondiglio degli agenti: dentro i cellulari?

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Il nascondiglio degli agenti: dentro i cellulari?




Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

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19 Febbraio 2024



18:55

Uno dei detenuti picchiati dagli agenti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 6 aprile del 2020, durante l’udienza del processo che vede 105 imputati, non ha usato mezze misure e ha rivelato che, in carcere, i cellulari venivano introdotti dagli agenti.

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Violenze nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta)

Va avanti il processo per le violenze avvenute, il 6 aprile del 2020, all’interno del carcere di Santa Maria Capua Vetere, nel Casertano, dove alcuni detenuti vennero selvaggiamente picchiati da alcuni agenti, in risposta a una protesta che si era registrata il giorno precedente; il processo vede 105 imputati. In aula, uno dei detenuti picchiati, Luigi D’Alessio (attualmente detenuto a Siracusa, ndr), che si è costituito parte civile, non ha utilizzato mezze misure; secondo D’Alessio, infatti, sarebbero gli agenti a portare i cellulari all’interno del carcere.

“Non sapete come i cellulari entrano nel carcere?” ha chiesto provocatoriamente D’Alessio, “All’entrata si viene controllati con il metal detector, sia quello fisso che quello mobile a forma di paletta, per cui Ë impossibile non scoprire un telefonino. Quindi o gli agenti non sono bravi a fare i controlli o li portano loro dentro”. D’Alessio ha poi dichiarato che, nei giorni delle violenze, un detenuto sarebbe stato in possesso di un cellulare, recapitatogli proprio da uno degli agenti.

Il detenuto picchiato: “Un agente mi disse di ritirare la denuncia”

È sempre D’Alessio, dal banco dei testimoni, poi a rivelare che un agente, uno degli imputati, gli chiese di ritirare la denuncia presentata dopo i pestaggi. “Fu quell’agente in fondo all’aula – ha detto D’Alessio, indicando l’imputato – a dirmi di ritirare la denuncia per il pestaggio subito il sei aprile, che poi le cose si sarebbero aggiustate”.

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Lo zio di Arcangelo, ucciso a Napoli: “Non aveva nemici, amava il calcio, non le armi. Averlo perso ci distrugge”

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Parla Gaetano, lo zio di Arcangelo Correra, il 18enne ammazzato in via Tribunali a Napoli: “La parola nemico in Arcangelo non esisteva”
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Uomo giù dal tetto di un capannone a San Giovanni a Teduccio, volo di 6 metri, è gravissimo

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Uomo giù dal tetto di un capannone a San Giovanni a Teduccio, volo di 6 metri,  è gravissimo

Sessantaquattrenne precipita da capannone durante lavori di riparazione. È in gravissime condizioni all’ospedale del Mare.

Ennesima tragedia sul lavoro a Napoli, I carabinieri sono intervenuti al pronto soccorso dell’Ospedale del Mare per la segnalazione di un incidente.

Da una prima sommaria ricostruzione, tutta ancora da verificare, il personale del 118 aveva trasferito nel pronto soccorso un 64enne che in via Principe di Sannicandro, all’angolo con corso San Giovanni, strada principale del quartiere San Giovanni a Teduccio, mentre stava effettuando dei lavori su un tetto di capannone della famiglia sarebbe caduto da un’altezza di circa 6 metri. L’uomo è stato portato in codice rosso all’ospedale, è intubato ed  è considerato in pericolo di vita. Indagini in corso da parte dei carabinieri impegnati nel ricostruire la dinamica.

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Omicidio Arcangelo Correra, ragazzo interrogato in Questura: “Gioco con pistola finito male”

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Omicidio Arcangelo Correra, ragazzo interrogato in Questura: “Gioco con pistola finito male”

Due amici di Arcangelo Correa sono stati interrogati in Questura; secondo la loro versione, da verificare, il colpo che ha ucciso il 19enne sarebbe partito per errore mentre uno di loro maneggiava una pistola.

Arcangelo Correra sarebbe rimasto vittima di un incidente, la pallottola che lo ha centrato alla fronte sarebbe partita per errore mentre uno dei giovanissimi che si trovava con lui stava maneggiando una pistola. La versione era già circolata questa mattina tra i conoscenti, l’avrebbero poi ripetuta negli uffici della Squadra Mobile i due ragazzi portati in Questura per essere ascoltati e ritenuti connessi all’omicidio; in particolare, uno di loro avrebbe ammesso la colpa, specificando però che si sarebbe trattato di un incidente.

Il ragazzo è rimasto ferito poco prima delle 5 di oggi, 9 novembre, in piazzetta Sedil Capuano, adiacente a via dei Tribunali; è stato portato d’urgenza al Pronto Soccorso dell’ospedale dei Pellegrini, dove è arrivato in condizioni disperate. Il decesso, intorno alle 11. È stato colpito da una singola pallottola, che lo ha raggiunto alla testa provocandogli una grave emorragia cerebrale.

Il racconto fornito dai due giovani agli investigatori sarà ovviamente vagliato, alla ricerca di riscontri, dagli investigatori della Squadra Mobile di Napoli (dirigente Giovanni Leuci). A quanto si apprende, tra i due c’è il fratello minore di Luigi Caiafa, il 17enne ucciso da un poliziotto durante una rapina da un poliziotto nel 2020, che a Correa è legato da un rapporto di parentela.

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