Cronaca
sono riportati in grassetto Patrizio Stefanoni: il capo della banda del buco e tutti i suoi complici.
La “banda del buco” è accusata di aver acquistato attrezzature professionali costose per effettuare scavi sotterranei necessari per compiere furti. Prima di agire, hanno eseguito diversi sopralluoghi per scegliere il loro obiettivo. Un blitz dei carabinieri di Napoli Centro ha portato all’arresto di 9 membri della banda, incluso il presunto capo Patrizio Stefanoni, noto come ‘o zio, e i suoi stretti collaboratori Luca Raiola e Gabriele Iuliano.
Altri membri della banda sono stati posti agli arresti domiciliari. Il gip ha espresso sorpresa per la capacità professionale e la mancanza di scrupoli dei membri della banda. La banda avrebbe compiuto numerosi furti, tra cui un furto in una boutique da 173mila euro e il furto di catalizzatori per ottenere metalli preziosi.
Le autorità sono riuscite a identificare i membri della banda grazie alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza pubblica e privata. Patrizio Stefanoni è stato individuato come il capo e l’ideatore dell’organizzazione, mentre Gaetano Giordano, detto “Lucio”, è stato ritenuto uno dei capi e responsabile dell’accesso al sottosuolo urbano.
Durante le perquisizioni, la polizia ha trovato una botola nascosta nel pavimento di un’abitazione, insieme a numerosi dispositivi di comunicazione e attrezzature per lo scavo.
Cronaca
Gennaro Giordano morto suicida a 39 anni a Napoli. Il papà: “Discriminato al lavoro perché gay, indagate”
Il papà di Gennaro Giordano, morto suicida esattamente un anno fa, chiede verità e giustizia per il figlio. Il 39enne ha lasciato 5 lettere alla famiglia per spiegare le motivazioni del suo gesto. Sulla vicenda indaga la Procura di Torre Annunziata.
Gennaro Giordano
Chiede che emerga la verità e sia fatta giustizia per suo figlio, Gennaro Giordano, 39enne morto suicida esattamente un anno fa, il 2 dicembre del 2023, a Napoli. Secondo Armando Giordano, papà del 39enne, che ha sporto denuncia alle autorità, Gennaro si sarebbe lanciato nel vuoto quella tragica sera di 365 giorni fa poiché vittima di pressioni psicologiche e discriminazioni sul luogo di lavoro per la sua omosessualità. Ad avvalorare questa ipotesi ci sono 5 lettere che Gennaro Giordano ha lasciato ai familiari, spiegando le motivazioni dietro il suo gesto e facendo anche i nomi di chi lo osteggiava e discriminava sul posto di lavoro. Dopo la denuncia presentata dal papà del 39enne, la Procura di Torre Annunziata indaga sull’accaduto; nella città oplontina, infatti, Gennaro Giordano lavorava.
Nelle lettere lasciate da Gennaro Giordano i nomi di chi lo discriminava
“Mi sento un peso per la mia famiglia e per le persone che mi stanno attorno, tutto questo è cominciato con la situazione lavorativa in cui mi trovo, dove mi sento perseguitato h24” avrebbe scritto Gennaro Giordano in una delle cinque lettere lasciate alla famiglia e ritrovate in seguito al suicidio. Nelle missive, il 39enne, tra le altre cose, spende parole d’amore per i genitori e i fratelli, affidandogli la cura dei suoi due cani, ma lancia anche accuse: “Non datevi colpe, sono io, entrato in un loop…
Cronaca
Ragazzino abbatte il cedro libanese all’Orientale: a Napoli già iniziati i furti di alberi per i cippi di Sant’Antonio
L’albero, che sorgeva al centro di Largo San Giovanni Maggiore, nel cuore di Napoli, è stato abbattuto da un ragazzino, come si vede in un video pubblicato sui social.
A Napoli sembrerebbe essere già entrata nel vivo la triste stagione, che solitamente inizia in concomitanza con le festività natalizie, dei furti di alberi e, più in generale, di legname, in vista dei cosiddetti “cippi di Sant’Antonio”, i falò che si accendono in quasi tutta la città il 17 gennaio. È accaduto infatti che, nelle scorse sere, un ragazzino abbia abbattuto il cedro libanese che sorgeva in Largo San Giovanni Maggiore, che a Napoli viene molto più semplicemente indicato come “fuori all’Orientale” (per la presenza di Palazzo Giusso, una delle storiche sedi dell’Ateneo, ndr), nel cuore della città. In un video, pubblicato sui social, si vede un ragazzino avvicinarsi all’albero, appendervisi e poi prenderlo a calci; il tronco alla fine si spezza, tra le risate generali.
Anche il precedente cedro libanese era stato abbattuto
Una storia travagliata quella dei cedri libanesi il Largo San Giovanni Maggiore: anche il precedente albero, della stessa specie, che sorgeva nello spiazzo antistante Palazzo Giusso, infatti, era stato abbattuto, anche se, in quel caso, non si era trattato di un atto vandalico. Il grosso albero, in quella occasione – stiamo parlando del 2013 – fu abbattuto probabilmente per questioni di sicurezza, dal momento che qualche giorno prima, in via Aniello Falcone, un albero era caduto su un’automobile in transito, uccidendo la 40enne Cristina Alongi. Il cedro libanese era stato dunque successivamente ripiantato e stava crescendo,…
Cronaca
Oggi i funerali di Crescenzo D’Amore, ex campione del mondo di ciclismo morto a 45 anni
Si terranno oggi, 2 dicembre, a Brusciano, nel Napoletano, i funerali di Crescenzo D’Amore, ex campione del mondo juniores di ciclismo morto a 45 anni in un incidente stradale.
Si terranno oggi, lunedì 2 dicembre, i funerali di Crescenzo D’Amore, ex campione del mondo juniores di ciclismo morto prematuramente, a 45 anni, in un incidente stradale verificatosi a Pomigliano d’Arco. Le esequie dell’ex atleta si svolgeranno alle ore 12.30 nella chiesa di San Sebastiano Martire a Brusciano, cittadina della provincia di Napoli della quale D’Amore era originario.
Tanti i messaggi di cordoglio quando la notizia della prematura scomparsa di Crescenzo D’Amore si è diffusa nella comunità bruscianese, dove l’ex campione del mondo era ovviamente molto conosciuto. Con un lungo e commosso post sui social, il sindaco di Brusciano, Giacomo Romano, ha ricordato il 45enne:
È venuto a mancare all’affetto dei suoi cari e di tutti coloro che lo hanno conosciuto la straordinaria esistenza del Campione del Mondo Crescenzo D’Amore. Per me un amico d’infanzia e di adolescenza, un ragazzo eccezionale maturato in fretta, perché doveva correre e vincere. Ricordo con affetto e commozione la prima delle sue tantissime vittorie! Una corsa in uno dei paesi dell’hinterland napoletano, si era piazzato bene all’esordio ma non aveva vinto, non gli bastava!Allora la “scommessa” con il padre e con se stesso: “Se vinco mi compri il SI”. Vinse quella corsa, ero lì con lui ad assistere e gioire! Fu la prima di una carriera fatta a mille e che ha donato a tutti noi una dose enorme di orgoglio!
Il post del primo cittadino di Brusciano si conclude:
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