Cronaca
Protocollo per valorizzare beni culturali della Diocesi di Napoli: firma accordo di tutela.

Oggi, presso il Palazzo Arcivescovile in Largo Donnaregina a Napoli, si è tenuta la firma di un protocollo che coinvolge la Procura della Repubblica del Tribunale di Napoli, rappresentata dal Procuratore Nicola Gratteri, l’Arcidiocesi di Napoli, rappresentata dall’Arcivescovo Metropolita Mons. Domenico Battaglia, e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, rappresentata dal Direttore generale avvocato Luigi La Rocca.
Questo protocollo è finalizzato a promuovere iniziative volte alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali appartenenti alla Curia Arcivescovile di Napoli, che costituiscono una parte significativa del ricco patrimonio storico e artistico del centro storico di Napoli, già riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO dal 1995. Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, era presente durante la firma.
Il protocollo mira a mettere in pratica quanto stabilito dall’articolo 9 della Costituzione e dalle disposizioni del Codice dei Beni Culturali. Inoltre, fa riferimento all’intesa stipulata il 26 gennaio 2005 tra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, riguardante la tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche.
In base a questa normativa, emerge un interesse comune da parte della Procura, della Diocesi e della Soprintendenza nel prevedere forme di collaborazione con scambio reciproco di informazioni e interventi condivisi. L’obiettivo è giungere a una gestione legale e trasparente dei beni d’interesse archeologico, artistico e storico di proprietà della Diocesi e di altri enti ecclesiastici sotto la vigilanza dell’Ordinario. Tale collaborazione offre supporto metodologico per attività di conservazione, tutela e valorizzazione dei beni architettonici e culturali, considerando anche il loro valore simbolico.
A tale scopo, il presente protocollo garantirà un costante scambio informativo e una collaborazione reciproca, focalizzati principalmente su:
– Contrastare le condotte illecite di occupazione di immobili di proprietà della Diocesi, particolarmente interessanti dal punto di vista storico e artistico.
– Contrastare attività edilizie e urbanistiche abusive, le quali possano incidere in modo significativo sulla stabilità dei beni, rappresentando fonte di pericolo per la sicurezza pubblica o privata. Inoltre, si interverrà su pratiche che compromettano gravemente la fruizione pubblica del bene o ne determinino una compromissione significativa del valore storico e artistico.
– Contrastare azioni di danneggiamento, devastazione e saccheggio di immobili, nonché di oggetti d’arte o di interesse storico, artistico e archivistico di proprietà della Diocesi.
– Effettuare la ricognizione dei beni storici e artistici sottoposti a sequestro penale nel corso degli anni e affidati in giudiziale custodia alla Soprintendenza o a locali e depositi della Diocesi. Attraverso un inventario dettagliato, si procederà a verificare lo stato giuridico attuale, accertando se siano stati emanati i provvedimenti di assegnazione e confisca in seguito ai provvedimenti di sequestro e affidamento in custodia originari.
– Analizzare gli atti giudiziari non coperti da sequestro investigativo e i documenti di archivio disponibili per risalire all’originaria provenienza dei beni tuttora in deposito.
– Effettuare una ricognizione dello stato di spoliazione riguardante i principali monumenti soggetti a vincolo da parte della Soprintendenza.
Per la completa attuazione del protocollo, i referenti delle attività di coordinamento sono identificati nelle figure del Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e del Procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, del Coordinatore del Servizio Giuridico, Francesco Greco, del Direttore dell’Ufficio Beni Culturali – Delegato Arcivescovile per i rapporti con la Soprintendenza Giacomo Equestre, e di Luigi La Rocca e dell’architetto Sara Orabona per la Soprintendenza.
Cronaca
Napoli: futuro piazza Bellini e vico Quercia esaminato

Napoli si appresta a vivere un autunno caldo, con una particolare attenzione rivolta al suo centro storico. La movida, che da sempre è stata un elemento caratteristico di questa zona, potrebbe subire cambiamenti significativi. Le aree in questione sono piazza Bellini e vico Quercia, due luoghi simbolo della vita notturna napoletana. La decisione sul loro futuro è imminente e sarà presa nelle prossime ore.
Sfondo della Vicenda
La questione della movida nel centro storico di Napoli non è nuova, ma negli ultimi tempi ha assunto una rilevanza particolare. I residenti e le autorità locali sono stati coinvolti in un dibattito acceso sul tema, con alcune parti che chiedono una regolamentazione più stretta delle attività notturne e altre che difendono la libertà di espressione e di divertimento.
La Seduta della Commissione
Martedì 9 settembre 2025, alle ore 10, la Commissione Polizia Municipale e Legalità del Consiglio comunale di Napoli si è riunita per discutere le sorti della movida in piazza Bellini e vico Quercia. Questa seduta è considerata fondamentale per il futuro della vita notturna in queste aree. La decisione che sarà presa potrebbe avere ripercussioni significative sulla comunità, sia per i residenti che per gli affari locali.
Implicazioni per il Centro Storico
Il centro storico di Napoli è noto per la sua vivacità e la sua ricchezza culturale. La movida è parte integrante di questo tessuto, attirando visitatori da tutta la città e contribuendo all’economia locale. Tuttavia, le preoccupazioni legate alla sicurezza, al rumore e all’impatto sulla qualità della vita dei residenti hanno portato all’esigenza di una regolamentazione più efficace. La sfida per le autorità è trovare un equilibrio che tenga conto delle esigenze di tutti gli stakeholder coinvolti.
Il Futuro della Movida
Il futuro della movida in piazza Bellini e vico Quercia è ancora incerto. La decisione che sarà presa dalla Commissione Polizia Municipale e Legalità potrebbe segnare un punto di svolta per la vita notturna nel centro storico di Napoli. Sia i sostenitori che gli oppositori della movida attendono con ansia l’esito di questa seduta, consapevoli che le conseguenze saranno significative per la comunità e per l’immagine della città.
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Cronaca
Pozzuoli, boss Sannino comanda da carcere, trasferito a Palermo

Pozzuoli, una città campana nota per la sua ricca storia e cultura, è anche teatro di una vicenda criminale che continua a far parlare di sé. Gennaro Sannino, conosciuto come “Gennarino ‘o vet”, è un boss della camorra flegrea che nonostante la detenzione non ha smesso di esercitare il suo potere e controllo sulla sua organizzazione criminale. La sua capacità di mantenere la leadership anche da dietro le sbarre è un chiaro segno della sua influenza e della sua abilità nel manipolare gli eventi a suo favore.
Il potere dalla detenzione
La notizia del trasferimento di Sannino a Palermo ha sollevato diverse domande sulla sua influenza all’interno dell’organizzazione criminale e sul modo in cui continua a mantenere il controllo nonostante la distanza fisica. La camorra flegrea, nota per la sua violenza e per la sua presenza capillare nel territorio, sembra ancora essere sotto il controllo di Sannino, nonostante le misure di sicurezza adottate per limitarne l’influenza.
La rete criminale
La capacità di Sannino di dettare ordini e mantenere la sua rete criminale attiva anche da dietro le sbarre è un segno della sua grande abilità nell’organizzazione e nella gestione dei suoi affiliati. La camorra flegrea, con le sue radici profonde nella zona di Monterusciello, sembra essere una struttura criminale molto resistente e in grado di adattarsi alle situazioni più difficili, anche quando i suoi leader sono detenuti.
La sfida per la giustizia
La vicenda di Sannino rappresenta una sfida significativa per la giustizia italiana, che deve trovare un modo per limitare l’influenza di boss come lui anche quando sono detenuti. La lotta contro la camorra e le altre organizzazioni criminali richiede una strategia complessiva che includa non solo la repressione degli illeciti, ma anche il recupero dei territori e la prevenzione della criminalità. Solo attraverso un impegno costante e una collaborazione tra le forze dell’ordine, la magistratura e la società civile sarà possibile ridurre l’influenza della camorra e offrire una prospettiva di futuro più sicura e più giusta per le comunità colpite dalla criminalità.
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Cronaca
Spari e 2 feriti a Quarto dopo lite per viabilità

Nella notte di Quarto, una lite stradale banale ha preso una piega inaspettata e drammatica, trasformandosi in un vero e proprio Far West. L’evento ha visto coinvolti più soggetti e ha portato a conseguenze gravi, con l’esplosione di tre colpi di pistola nel buio della notte. La scena è stata teatro di un’aggressione brutale, che ha lasciato due persone ferite, seppur in maniera non grave. Il fatto che non si sia verificato il peggio è stato solo frutto del caso, in quanto l’intensità della situazione ha rischiato di sfociare in una tragedia ancora più grande.
La dinamica dell’aggressione
L’aggressione sembra essere scaturita da una lite stradale, un evento che normalmente si risolve con un semplice scambio di parole o, nella peggiore delle ipotesi, con un breve confronto. Tuttavia, in questo caso, la situazione è degenerata rapidamente, portando all’uso di armi da fuoco e a un’aggressione fisica violenta. La presenza di armi e l’uso di violenza estrema hanno trasformato la scena in un teatro di guerra, mettendo a rischio la vita delle persone coinvolte.
Le conseguenze dell’aggressione
Le conseguenze di questo evento sono state gravi, con due persone che hanno riportato ferite, anche se non di gravità tale da mettere a rischio la loro vita. L’impatto psicologico di un’esperienza del genere può essere profondo, e le vittime potrebbero dover affrontare un percorso di recupero non solo fisico, ma anche emotivo. L’evento solleva inoltre questioni sulla sicurezza pubblica e sull’uso delle armi, evidenziando la necessità di un impegno più forte nella prevenzione della violenza e nel controllo dell’uso di armi da fuoco.
Riflessioni sulla sicurezza pubblica
La sicurezza pubblica è un tema di grande rilevanza, specialmente in seguito a eventi come quello descritto. La possibilità che una lite stradale possa degenerare fino a questo punto è un campanello d’allarme per le autorità e per la comunità. È fondamentale aumentare gli sforzi per prevenire la violenza e garantire che episodi del genere non si ripetano. La collaborazione tra le forze dell’ordine, le istituzioni locali e la comunità stessa è cruciale per creare un ambiente più sicuro per tutti.
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