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Cronaca

Il clan Rega-Piacente e il “capo della vigilanza”: nomi arrestati.

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Il clan Rega-Piacente e il “capo della vigilanza”: nomi arrestati.

Il clan Rega Piacente controlla tre piazze di spaccio fisse e una itinerante, generando un incasso di centinaia di migliaia di euro. Le palazzine popolari di Brusciano sono sotto il totale controllo del clan, con residenti che hanno avuto le chiavi delle proprie abitazioni sottratte e turni rigidissimi per garantire il funzionamento 24 ore su 24 delle piazze di spaccio.

Un blitz contro il clan Rega-Piacente nel rione 2019 di Brusciano ha portato all’arresto di 35 persone e altri 5 hanno ricevuto divieto di dimora in Campania per essere gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Nell’ordinanza del gip di Napoli sono descritti i ruoli, i nomi e la gestione del business dello spaccio. Le indagini ricostruiscono la “sfera di dominio sul territorio” non limitata al traffico di droga, ma estesa ad altri settori.

Le piazze di spaccio erano organizzate in modo divisionista: una per la cocaina gestita dal boss Bruno Piacente e dalla moglie Tiziana De Donato, una per l’hashish e la marijuana gestita dai coniugi Mario Solina e Ilaria Cangiano, e una per il crack gestita da Costantino Magrelli. C’era anche una piazza dinamica, per le consegne a domicilio, gestita da Savio Russo e Martina Del Giudice. Inoltre, vi erano i coordinatori delle attività di spaccio, un capo della vigilanza e altri affiliati al clan.

Tra gli arrestati in carcere ci sono nomi come Giovanni Accietto, Giuseppe Aversano, Luigi Broegg, Alberto Carillo, Francesco Cecero e molti altri. Altri affiliati al clan hanno ricevuto divieto di dimora in Campania, mentre ci sono anche indagati a piede libero.

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Cronaca

Guerra tra i due clan a Ponticelli: il primo pesta i rivali in carcere, il secondo sequestra il fratello del boss

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Guerra tra i due clan a Ponticelli: il primo pesta i rivali in carcere, il secondo sequestra il fratello del boss

La vicenda vede contrapposti esponenti dei clan De Luca Bossa e De Micco-De Martino: i primi hanno pestato esponenti del secondo, che hanno sequestrato il fratello di uno degli aggressori per far interrompere le violenze.

Immagine di repertorio

Due persone sono state arrestate nella mattinata di oggi dai carabinieri della tenenza di Cercola, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nell’ambito di una vicenda che vede contrapposti i clan De Luca Bossa e De Micco-De Martino; i due arrestati devono rispondere di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso, commessi ai danni di un uomo di 43 anni residente a Cercola, fratello di un noto esponente dei De Luca Bossa di Ponticelli, attualmente in carcere.

Le indagini dei militari dell’Arma, coordinati dall’antimafia partenopea, hanno permesso di accertare che, nello scorso mese di agosto, il 43enne, mentre si trovava in un bar di Ponticelli – quartiere della periferia orientale di Napoli – era stato prelevato con la forza e costretto a salire in auto, venendo rilasciato soltanto alcune ore dopo.

Stando a quanto ricostruito nel corso dell’attività investigativa, il 43enne, che come detto è il fratello di un noto esponente del clan De Luca Bossa, sarebbe stato sequestrato dal clan De Micco-De Martino per fare da mediatore con il fratello detenuto e mettere così fine ai ripetuti pestaggi subiti in carcere da loro affiliati. Secondo gli inquirenti, gli episodi si inseriscono nella guerra di camorra che da anni vede contrapposti i due clan per il controllo delle attività illecite nell’area Est di Napoli.

Fonte Verificata

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Cronaca

Mattone lanciato contro un’ambulanza in corsa, sfonda il parabrezza: follia a Marcianise

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Mattone lanciato contro un’ambulanza in corsa, sfonda il parabrezza: follia a Marcianise

Questa notte un ignoto che si aggirava in strada ha lanciato un mattone contro un’ambulanza del 118 di Caserta mentre si trovava a Marcianise; solo per un caso fortuito nessun membro dell’equipaggio è stato colpito.

Notte di follia, quella appena trascorsa, a Marcianise, nella provincia di Caserta, dove qualcuno ha lanciato un mattone contro un’ambulanza del 118, che stava rientrando in postazione e quindi era in marcia. Soltanto per un caso fortuito nessun membro dell’equipaggio è stato colpito.

Immagine

A raccontare la vicenda sono stati i diretti interessati, che si sono rivolti all’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate”, che ha poi diffuso via social le immagini dei danni riportati dall’ambulanza, riportando anche le parole dell’equipaggio:

118 Caserta, 16 novembre, zona Marcianise. Verso le 04:00, mentre rientravamo in postazione, una persona ignota che si aggirava per strada a piedi, ci lancia un mattone sul parabrezza dell’ambulanza. Sottolineo che la persona in questione è ancora in giro! Come si può continuare così, su una strada isolata, di passaggio continuo camion per scarico merci, col rischio di sbandare o peggio, che potesse prendere in pieno l’autista visto che l’ha sfiorato, per fortuna, di pochi millimetri

Anche il dottor Manuel Ruggiero, presidente di “Nessuno tocchi Ippocrate”, ha commentato quanto accaduto questa notte a Marcianise:

Rubano merce al centro commerciale Campania e la nascondono nel passeggino del bimbo: denunciati mamma e papà

Restiamo basiti dalle immagini ricevute; il foro di penetrazione del mattone è in corrispondenza della…

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Cronaca

Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

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Appalti e favori in cambio di voti per le Regionali, chiesto rinvio a giudizio per ex sindaco e fratello

Il pm di Avellino ha chiesto i rinvii a giudizio per gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra (Avellino); tra i 14 capi di accusa ci sono corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali.

Immagine di repertorio

Il prossimo 28 gennaio compariranno davanti al gip gli indagati nell’inchiesta sul Comune di Pratola Serra: il pm del Tribunale di Avellino, Cecilia De Angelis, ha chiesto i rinvio a giudizio per 14 capi di accusa, tra cui corruzione, turbativa d’asta e brogli elettorali. Tra gli indagati figurano Antonio Aufiero e suo fratello Emanuele Aufiero, che all’epoca erano, rispettivamente, Presidente del Consiglio Comunale e Sindaco del comune dell’Avellinese. Per gli inquirenti gli illeciti sarebbero stati commessi anche per favorire la candidatura alle elezioni Regionali del settembre 2020 di Antonio Aufiero.

In particolare, l’ex presidente del consiglio comunale avrebbe promesso posi di lavoro, incarichi e favori in cambio di voti. Lo stesso indagato, insieme al fratello, ed Angelo Capone, vicesindaco all’epoca dei fatti, sono accusati di avere accettato le promesse di denaro da parte di imprenditori in cambio dell’aggiudicazione degli appalti aggirando le normali procedure. Emanuele Aufiero, la ex responsabile del settore tecnico Simona Silano e l’ex vicesindaco Capone sono accusati, infine, di turbativa d’asta in merito ad una gara d’appalto per l’illuminazione pubblica che sarebbe stata manipolata.

Alle urne Antonio Aufiero (detto Tonino) aveva ottenuto 3.059 preferenze e non era stato eletto. Gli sviluppi dell’inchiesta avevano portato, nell’ottobre 2023, allo scioglimento del Comune per infiltrazioni criminali…

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