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Cronaca

Tra Napoli e Caserta, braccianti affrontano paghe di 2,70 euro l’ora per turni di 10-14 ore, con due arresti per sfruttamento

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Tra Napoli e Caserta, braccianti affrontano paghe di 2,70 euro l’ora per turni di 10-14 ore, con due arresti per sfruttamento

Nei campi di Caserta, l’incubo dello sfruttamento: braccianti indiani costretti a ore infinite per briciole di paga #Caporalato #DirittiUmani

Immaginate le prime luci dell’alba che illuminano le vaste campagne tra Napoli e Caserta, dove decine di braccianti indiani, privi di un permesso di soggiorno, si ritrovano intrappolati in un ciclo invisibile di fatica e privazioni. Lavoravano fino a quattordici ore al giorno, guadagnando appena 2 euro e 70 centesimi l’ora, senza una pausa per riposare o un momento per reclamare i propri diritti. In quel mondo rurale, segnato da un’atmosfera di oppressione, «Senza la quota non si mangia» era la frase che riecheggiava come una condanna, imposta dai caporali per mantenere il controllo assoluto.

Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla procura di Napoli Nord, hanno svelato questo sistema crudele, che coinvolgeva tra i 40 e gli 80 lavoratori. Un imprenditore agricolo e sua moglie sono finiti ai domiciliari, mentre altri due uomini di origine indiana, attualmente irreperibili, devono rispondere all’obbligo di presentarsi alla polizia. Le accuse pesano come macigni: intermediazione illecita, sfruttamento aggravato del lavoro, e persino violenze e minacce per forzare questi uomini a continui abusi.

Ogni giorno, quei braccianti venivano stipati nei furgoni come bestiame, senza un briciolo di sicurezza, per essere portati nei campi dove la sorveglianza era costante e le intimidazioni all’ordine del giorno. Pioggia torrenziale o pesticidi tossici non fermavano il lavoro; l’unica priorità era mantenere la produzione a ritmo serrato, in un contesto sociale dove la vulnerabilità di queste persone si trasformava in profitto per pochi. Questa routine oppressiva non solo umiliava chi la subiva, ma riflessioni come queste ci fanno pensare a quanto il tessuto delle nostre comunità rurali sia ancora segnato da tali disparità.

Durante le perquisizioni, i carabinieri hanno scoperto quasi 550mila euro nascosti nel magazzino dell’imprenditore e sequestrato quattro furgoni usati per il trasporto, elementi che raccontano una storia di avidità radicata. È un quadro che non fa che evidenziare come, in queste zone, l’economia del caporalato continui a prosperare nell’ombra, alimentando un clima di paura che va ben oltre i campi.

Questa vicenda porta alla luce un problema persistente in Campania, dove migliaia di lavoratori vivono sotto il giogo dello sfruttamento, con turni estenuanti e paghe irrisorie che ricordano tempi bui. È un richiamo a riflettere su come, nel cuore del nostro territorio, la lotta per i diritti umani sia ancora una battaglia quotidiana, e su quanto ogni storia come questa possa spingere verso un cambiamento reale per chi contribuisce silenziosamente al nostro sostentamento.

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