Cronaca
Ricerca in Europa per Taulant Toma, il detenuto che ha dimagrito per evadere dalle sbarre
L’evasione da Opera sconvolge Milano: il “mago delle fughe” Taulant Toma è di nuovo libero, sfidando il sistema carcerario. #EvasioneMilano #SicurezzaCarcere #CronacaLocale
Immaginate una notte buia a Milano, dove le mura del carcere di Opera, simbolo di massima sicurezza, vengono violate con astuzia e determinazione. Taulant Toma, 41enne albanese con un curriculum criminale impressionante, è fuggito per l’ennesima volta, lasciando dietro di sé un mix di ammirazione e rabbia in una città che lotta con i suoi demoni urbani.
Cosa è successo
La fuga è avvenuta all’alba del 7 dicembre, con Toma che ha trasformato oggetti quotidiani in strumenti di libertà. Ha segato le sbarre della sua cella al terzo piano, usando una lima rubata dall’area-lavoro del carcere, e si è calato all’esterno con una fune improvvisata di lenzuola annodate. Per scavalcare il muro di cinta, ha assemblato manici di scopa in un’asta improvvisata, arpionandola al perimetro.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, questa mossa era il culmine di una pianificazione meticolosa, sfruttando il buio e il cambio turno degli agenti. Il suo compagno di cella ha rinunciato all’ultimo, restando intrappolato nelle stesse mura che Toma ha sfidato con audacia.
Perché riguarda Milano e il suo territorio
Milano, città frenetica e innovativa, ospita uno dei carceri più sorvegliati d’Italia, eppure questa evasione evidenzia le crepe in un sistema che dovrebbe proteggere la comunità. Toma, recluso qui dal 2023 dopo un trasferimento da Sassari, stava scontando una pena fino al 2048 per reati gravi come furti, rapine, armi e droga. La sua presenza in un’area urbana densa come l’hinterland milanese solleva domande sulla vigilanza e sulle “zone d’ombra” del perimetro carcerario, dove il cambio turno e la carenza di personale potrebbero aver giocato un ruolo decisivo.
Come cronista che conosce queste strade, vedo in questa storia un riflesso delle tensioni locali: il carcere di Opera non è solo una struttura, ma un elemento del tessuto urbano, vicino a quartieri vivaci e alle vie di fuga verso l’Europa. Gli investigatori temono che Toma abbia avuto un basista esterno, pronto con un’auto o documenti falsi, rendendo la fuga non solo un atto personale, ma un legame con reti criminali transnazionali che minacciano la sicurezza quotidiana dei milanesi.
La reazione dei cittadini e le precedenti evasioni
La notizia ha scosso la comunità, con residenti che discutono nei bar e sui social delle falle nel sistema. Toma non è un fuggitivo qualunque; è il “mago delle fughe”, con un record che risale al 2009, quando evase da Terni per la prima volta. Poi, nel 2013, scappò da Parma con un complice, Frokaj Vamentin, che in seguito venne ucciso durante una rapina – un episodio tragico che riecheggia nelle strade italiane.
Ricercato in Europa, Toma evase anche dal Belgio quello stesso anno, con un piano clamoroso: detenuti formarono una piramide per aiutarlo, mentre un boato distraeva le guardie. Catturato nel 2015, il suo costante sfuggire alla giustizia sottolinea un problema umano più ampio, dove la recidiva non è solo un dato statistico, ma una sfida per le forze dell’ordine che pattugliano il territorio milanese ogni giorno.
Le riflessioni sul sistema
Oggi, con posti di blocco e controlli rafforzati nelle stazioni e autostrade, la caccia a Toma coinvolge Europol e le autorità UE, data la sua storia oltre confine. Ma come un cronista locale, non posso ignorare il contesto umano: questa evasione non è solo una caccia all’uomo, ma un campanello d’allarme per le carenze croniche del sistema penitenziario italiano, dalle condizioni strutturali ai punti ciechi che permettono a un uomo di diventare leggenda.
In fondo, mentre Milano va avanti con la sua routine, questa storia ci invita a riflettere su come proteggere la nostra comunità, bilanciando sicurezza e diritti, in un mondo dove l’evasione può simboleggiare molto più di una semplice fuga. L’obiettivo resta catturare Toma, ma le vere domande riguardano il futuro delle nostre mura invisibili.