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Cronaca

Rapporto Agenas: 51 ospedali in Campania non superano l’esame, Federico II conferma l’eccellenza regionale

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Rapporto Agenas: 51 ospedali in Campania non superano l’esame, Federico II conferma l’eccellenza regionale

In Campania, la sanità lotta tra ombre e luci: 51 ospedali bocciati per qualità, ma eccellenze locali brillano come fari nel buio. #SanitàCampana #Agenas

Napoli e la sua regione sono da sempre un crocevia di storie umane, dove la salute si intreccia con la vita quotidiana tra vicoli affollati e colline verdeggianti. Eppure, un recente rapporto dell’Agenas getta una luce cruda su un sistema sanitario che, pur mostrando segni di miglioramento, zoppica ancora di fronte a gravi disuguaglianze.

Cosa è successo

Secondo il Programma nazionale esiti 2025, ben 51 ospedali campani non hanno rispettato gli standard di qualità, segnando il record negativo in Italia. Queste strutture hanno accumulato carenze in aspetti cruciali, come la codifica delle variabili cliniche, la registrazione precisa di date e orari degli interventi, e l’aderenza agli standard di processo e esito. Immaginatevi i corridoi degli ospedali locali, dove il personale combatte con risorse limitate, e ogni ritardo può diventare una lotta per la sopravvivenza.

Le eccellenze che raccontano il territorio

Ma non tutto è perso in questa terra di contraddizioni. L’Azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli emerge come un simbolo di resilienza, l’unica in Campania – e su sole 15 in Italia – a raggiungere un “livello molto alto” in almeno sei aree di valutazione. Qui, tra le aule storiche e i reparti moderni, i medici trasformano storie di malattia in miracoli quotidiani, offrendo speranza a intere famiglie. Altre realtà brillano in nicchie vitali: la Casa di Cura di Montevergine, tra le colline di Avellino, eccelle nel settore cardiocircolatorio, supportando comunità rurali dove il cuore batte forte per tradizioni antiche. Intanto, l’ospedale San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona a Salerno si distingue nel sistema nervoso, diventando un punto di riferimento per chi vive lungo la costiera, dove la bellezza del mare si mescola con la fragilità della salute.

Nell’ambito della chirurgia oncologica, valutata su sette indicatori, 38 strutture campane hanno raggiunto livelli molto alti in almeno quattro aree, tra cui l’Istituto nazionale tumori di Napoli e la Fondazione Evangelica Betania. Quest’ultima non si limita alla lotta contro il cancro, ma brilla anche in gravidanza e parto, offrendo un sostegno essenziale in una regione dove la famiglia resta al centro della cultura. E per l’area osteomuscolare, dieci strutture – in particolare la Casa di Cura Pineta Grande a Castel Volturno – rappresentano un’ancora per chi affronta dolori cronici, ricordandoci come la sanità possa essere un ponte tra dolore e guarigione.

Perché questo riguarda la Campania

Queste luci e ombre non sono solo numeri su un rapporto: riflettono le diseguaglianze di un territorio segnato da un divario Nord-Sud. Mentre il sistema sanitario campano mostra un miglioramento complessivo, persistono ritardi nei volumi di chirurgia oncologica complessa, nell’accesso tempestivo a procedure salvavita e nell’appropriatezza delle cure materno-infantili. Per i cittadini di Napoli e delle province vicine, questo significa aspettare troppo a volte, o dover viaggiare per cure adeguate, in una regione dove il traffico caotico e le distanze montane amplificano le difficoltà. È una questione di umanità: qui, dove ogni famiglia ha una storia di migranti o lavoratori instancabili, un sistema debole può spezzare legami e sogni.

Alla fine, mentre la Campania guarda al futuro, è chiaro che queste sfide non sono solo amministrative, ma un invito a rafforzare le radici della comunità, per un’ sanità più equa e vicina alle persone che la rendono viva.

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