Cronaca
Nelle carceri nel 2025 sequestrati 540 telefonini e 16 kg di droga conferma l’impegno dello Stato per la sicurezza comune
Dentro le mura di Poggioreale: la lotta invisibile contro cellulari e droga che sfida la routine carceraria. #CarcereNapoli #PoliziaPenitenziaria
Immaginate di camminare per i corridoi stretti e affollati di un carcere nel cuore di Napoli, dove l’aria è pesante di tensioni e storie non raccontate, e ogni angolo nasconde una battaglia silenziosa per mantenere l’ordine. Qui, a Poggioreale, le guardie penitenziarie affrontano quotidianamente un flusso costante di oggetti proibiti, in un contesto urbano dove la vicinanza alla città amplifica le sfide sociali, esponendo le fragilità di una comunità già provata da crimini e disuguaglianze. Nel solo dicembre, hanno sequestrato 62 smartphone e quasi un chilo di droga, cifre che si inseriscono in un anno, il 2025, segnato da 540 telefonini e 16 chili di sostanze illecite intercettati in vari istituti: numeri non solo freddi, ma un riflesso delle lotte umane che si consumano dietro le sbarre, influenzando la sicurezza di un intero quartiere e ricordandoci quanto queste dinamiche tocchino il tessuto sociale della città.
L’Unione Sindacale di Polizia Penitenziaria (Uspp) ha reso noti questi dati, sottolineando con forza il ruolo cruciale degli agenti. Come osservano i loro rappresentanti, “Questi numeri non sono solo dati statistici, ma il segno tangibile che lo Stato è presente grazie alla polizia penitenziaria che garantisce un ambiente detentivo sicuro e legale”. Eppure, questa dedizione arriva a un costo personale elevato, in un ambiente dove il deficit di organico rende ogni turno una prova di resilienza, e dove, forse, si intravede un’ironia amara: mentre la tecnologia aiuta il mondo esterno a connettersi, qui diventa un’arma per perpetuare illeciti, specchio di un sistema che lotta per stare al passo.
Il sindacato non si limita a celebrare i successi, ma punta il dito sulle carenze strutturali, innescando una riflessione su come migliorare il contesto. “Il personale opera in condizioni di deficit di organico”, affermano, e insistono sull’urgenza di azioni concrete: “Serve schermare le sezioni detentive con l’installazione immediata di inibitori di segnale, come i jammer, per evitare che soprattutto la criminalità organizzata mantenga contatti con l’esterno”. Questa richiesta non è solo pratica, ma un invito a considerare l’impatto più ampio, come la potenziale influenza di questi legami sul tessuto urbano di Napoli, dove il confine tra dentro e fuori le mura si sfuma, toccando famiglie e comunità locali.
Con uno sguardo specifico a Poggioreale, i rappresentanti dell’Uspp evidenziano la necessità di un rinforzo immediato: “Mancano 180 agenti rispetto alla pianta organica”, e propongono misure più severe, come “Va eliminata ogni forma di beneficio di legge per i detenuti trovati in possesso di telefonini e droga, solo così si può ottenere un reale effetto deterrente”. È una critica ponderata, che invita a una riflessione editoriale: in un’epoca di connettività globale, questi interventi potrebbero non solo rafforzare la sicurezza interna, ma anche contribuire a un senso di protezione per chi vive nelle aree circostanti, dove ogni sequestro rappresenta una piccola vittoria contro l’infiltrazione del crimine organizzato.
Tra le ombre di questa emergenza persistente, però, emerge un tributo sincero al coraggio quotidiano: “La polizia penitenziaria di Poggioreale ha dimostrato di essere un’eccellenza encomiabile, garantendo ordine e sicurezza interna”, conclude il sindacato. Mentre queste storie si intrecciano con le realtà di una città vibrante e complessa, è evidente che rafforzare questi presidi non è solo una questione interna, ma un passo verso una comunità più resiliente e coesa.