Cronaca
Nei Quartieri Spagnoli, la comunità alza una lenzuolata per Ugo Russo e si interroga sul ritardo del processo
Nei vivaci vicoli dei Quartieri Spagnoli, lenzuoli bianchi sventolano come bandiere silenziose per la giustizia di Ugo Russo. #GiustiziaPerUgo #Napoli #ProtestaNapoletana
Immaginate di svegliarvi in un mattino napoletano, con il sole che filtra tra i palazzi stretti dei Quartieri Spagnoli, e scoprire che i balconi sono adornati da lenzuoli bianchi, come un antico rituale di lutto e rivendicazione. È proprio qui, nel cuore pulsante di Napoli, che la comunità ha scelto di far sentire la sua voce attraverso questa semplice ma potente forma di protesta, ricordando al mondo il caso di Ugo Russo, un ragazzo di appena 15 anni la cui vita è stata spezzata troppo presto.
Quel fatidico 1 marzo 2020, Ugo è stato colpito da tre colpi di pistola durante un tentativo di rapina, in un incidente che ha coinvolto un carabiniere fuori servizio. Ora, a distanza di quasi sei anni, i familiari e il Comitato Verità e giustizia per Ugo Russo si trovano di fronte a un’attesa che pesa come un macigno sul quartiere. Le strade affollate, sempre piene di vita e chiacchiere, oggi riecheggiano di un silenzio carico di frustrazione, mentre decine di scritte sui lenzuoli pongono la stessa domanda angosciante: “Che fine ha fatto il processo per l’omicidio di Ugo Russo?”.
I genitori, nella loro nota diffusa dal comitato, non nascondono l’amarezza per questo stallo: “Il processo in primo grado presso la Corte d’Assise di Napoli dura da anni“, dichiarano, e aggiungono con un tono di speranza infranta: “Dopo l’udienza di febbraio non conosciamo la data della prossima. Un anno di sospensione ingiustificato proprio quando sembrava arrivare finalmente verso una possibile conclusione“. Il carabiniere è accusato di omicidio volontario pluriaggravato, ma per gli abitanti di questi vicoli, questa mobilitazione non è solo una richiesta di risposte legali – è un grido muto che rispecchia le ferite di una comunità spesso lasciata ai margini, dove la giustizia sembra un privilegio lontano.
Questa “lenzuolata di protesta”, come la chiamano i residenti, cattura l’essenza di un rione che vive di storie intrecciate, di famiglie che si sostengono a vicenda di fronte alle avversità. È un momento che invita a riflettere su come i ritardi nei processi possano amplificare il dolore, trasformando una tragedia personale in un simbolo più ampio di lotta per i diritti, in un contesto urbano dove ogni balcone racconta una parte della Napoli reale, quella fatta di resilienza e richieste di equità.
Alla fine, questa mobilitazione serve da promemoria che storie come quella di Ugo non devono scivolare nell’oblio, perché dietro ogni caso c’è una comunità che attende non solo verità, ma anche un senso di closure che aiuti a guarire le ferite aperte.