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Cronaca

Napoli pulsa di vita: record di trapianti al Monaldi riduce la mortalità al 9% e rafforza la comunità

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Napoli pulsa di vita: record di trapianti al Monaldi riduce la mortalità al 9% e rafforza la comunità

Il battito del Monaldi: Napoli celebra un trionfo nei trapianti di cuore, con mortalità al 9% e speranza che cresce! #NapoliSalute #TrapiantiEccellenza

Immaginate di varcare le porte del Monaldi, un ospedale nel cuore pulsante di Napoli, dove il rumore della città si mescola con il bisbiglio di corridoi affollati da storie di vita e rinascita. Qui, in una giornata di dicembre, l’aria si è riempita di un entusiasmo palpabile, mentre i medici presentavano un bilancio triennale che racconta di progressi straordinari nel mondo dei trapianti di cuore. Non si tratta solo di numeri, ma di vite salvate in una regione dove ogni battito conta, riflettendo la resilienza di una comunità che lotta contro le sfide della sanità.

Al centro di tutto, i risultati parlano da soli: la mortalità a un anno dai trapianti è scesa a un impressionante 9%, ben al di sotto della media nazionale che si aggira ancora intorno al 25%. Questo significa più famiglie napoletane che guardano al futuro con meno paura, più sorrisi nei quartieri affollati della città. «La nostra curva di sopravvivenza a 365 giorni è aumentata al 90%», ha evidenziato il direttore, un’affermazione che riecheggia come un piccolo miracolo in un contesto urbano dove la salute è spesso intrecciata con le difficoltà quotidiane. E non è finita qui: i trapianti di cuore sono saliti del 43%, da 15 a 23 interventi, mentre le procedure con dispositivi come l’LVAD hanno raggiunto una sopravvivenza all’85%, posizionando il Monaldi tra i leader nazionali.

Quel che rende questa storia ancora più umana è l’approccio dietro questi successi, un lavoro di squadra che va oltre la sala operatoria e abbraccia ogni fase del percorso. Immaginate un’équipe di specialisti – anestesisti, cardiologi e internisti – che si coordinano come in un’orchestra, dalla prima diagnosi ai controlli regolari. «La presa in carico è globale», come sottolineano dall’ospedale, e in questo si vede l’essenza di Napoli: una rete di cura che non lascia indietro nessuno, riflettendo come, in una città così viva e caotica, l’unione delle competenze possa trasformare una procedura medica in un atto di vera solidarietà.

L’incontro ha dipinto un quadro completo, con approfondimenti su aspetti cruciali come l’immunoterapia e l’organizzazione ambulatoriale, dedicando spazio anche alla qualità della vita dopo l’intervento. È stato emozionante ascoltare come i pazienti affrontino il quotidiano post-trapianto, con il supporto di figure che vanno oltre la medicina, curando l’anima quanto il corpo. Questo non è solo un resoconto tecnico, ma un invito a riflettere su quanto il benessere psicologico sia legato al recupero, una lezione che risuona forte in una comunità napoletana sempre in bilico tra sfide e speranze.

Guardando al futuro, il Monaldi emerge come un modello regionale, con prospettive che puntano a espandere questa rete integrata. «I risultati presentati oggi confermano che quando si lavora con un’impostazione di squadra la qualità cresce», ha osservato il coordinatore del Centro Regionale, e «In Campania stiamo portando avanti una riorganizzazione della rete trapiantologica fondata su integrazione tra centri, percorsi condivisi e collaborazione costante: dalla presa in carico alla gestione del post-trapianto». È una best practice che non solo salva vite, ma rafforza il tessuto sociale, dimostrando come investire in team specializzati significhi, alla fine, arricchire l’intera comunità.

In fondo, storie come questa del Monaldi ricordano che dietro ogni dato c’è un volto, una famiglia, un quartiere di Napoli che respira un po’ più libero, invitandoci a considerare come la vera eccellenza sanitaria nasca dall’impegno collettivo e dalla cura per il prossimo.

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