Cronaca
Marano, dramma domestico: infermiere narcotizza e tortura la compagna in casa propria
Orrore a Marano di Napoli: un infermiere trasforma casa in prigione di violenza, salvata da un intervento notturno #ViolenzaDomestica #CronacaNapoli #DirittiDonne
Immaginate una tranquilla sera in un quartiere come Marano, ai margini di Napoli, dove le luci dei palazzi nascondono storie di dolore. Qui, in un appartamento che dovrebbe essere un rifugio, si è consumato un incubo che riporta alla luce i lati oscuri della nostra comunità.
Cosa è successo
È l’alba quando i carabinieri di Marano irrompono in un palazzo residenziale, seguendo una scia di sangue che parte dall’ascensore e si perde nei corridoi. L’appartamento, un tempo forse un nido d’amore, è diventato una trappola per una donna di 40 anni, tenuta prigioniera dal compagno, un infermiere di 47 anni che lavora in una struttura sanitaria napoletana. La chiamata d’emergenza, piena di urla e rumori, ha messo in moto una risposta rapida, ricordandoci come la violenza possa esplodere anche nei luoghi più familiari di questa città.
Il quartiere di Marano, con le sue strade affollate e i parchi vissuti, è un microcosmo di Napoli, dove le tensioni sociali spesso covano sotto la superficie. Gli agenti, una volta entrati, trovano l’uomo che cerca di opporsi: “Ma che volete?! Che siete venuti a fare, andatevene!”. Ma non c’è scampo; viene subito immobilizzato, chiudendo un capitolo di terrore che coinvolgeva non solo le vittime dirette, ma l’intera rete di silenzi e paure che avvolge il territorio.
Il racconto dell’orrore
All’interno, la scena è devastante: ciocche di capelli strappate sparpagliate ovunque, sangue che macchia pavimenti e mobili, un quadro che ci fa riflettere sul volto nascosto della violenza domestica in aree come questa, dove il senso di comunità a volte non basta a proteggere i più deboli. La donna, ferita e tremante, mormora alle prime cure mediche: “Aiutatemi ho paura, questo mi ammazza oggi. Mi sta picchiando da stamattina, mi costringe ad assumere del sedativo per farmi rilassare e dimenticare cosa facciamo”.
Le indagini rivelano un abuso legato al suo lavoro: l’infermiere aveva sottratto farmaci dall’ospedale, tra sedativi e ansiolitici, usandoli per manipolare la vittima. Mescolato alla cocaina, questo mix creava un ciclo di lucidità e rabbia, un problema che rispecchia le criticità del nostro sistema sanitario locale, dove l’accesso a sostanze pericolose può diventare un’arma letale.
Perché riguarda Marano
Questa storia non è solo un fatto di cronaca, ma un campanello d’allarme per Marano e i suoi dintorni. Un’area segnata da storie di maltrattamenti, dove il “Codice Rosso” è stato attivato più volte senza sempre fermare la spirale di abusi. Le ferite della vittima – ematomi, segni di strangolamento e una ferita da bisturi chirurgico usato come arma – parlano di un sadismo che ci spinge a interrogarsi sul sostegno alle donne in queste periferie, dove la prossimità delle famiglie non sempre traduce in aiuto concreto.
In un’escalation che ha lasciato tracce indelebili, l’uomo l’ha aggredita con una borraccia e il bisturi, portando a una prognosi di 20 giorni e una frattura. Ora, dietro le sbarre di Poggioreale, attendiamo la convalida, ma questa vicenda ci invita a riflettere su come la violenza domestica sia un’ombra persistente nel tessuto urbano di Napoli.
Infine, mentre Marano si sveglia da questo incubo, ci chiediamo come trasformare queste storie in lezioni per il futuro, rafforzando le reti di supporto e rompendo il silenzio che troppo spesso le nasconde.