Cronaca
L’influenza dilaga con 950.000 nuovi casi, un picco che si avvicina per tutti noi
L’influenza dilaga in Italia con picchi allarmanti: dalla Campania ai bambini più piccoli, una stagione che mette alla prova le famiglie. #Influenza2025 #SaluteComunitaria
Immaginate le strade affollate delle città italiane durante le feste, dove il brusio delle chiacchiere in famiglia si mescola al tosse e alle febbri che stanno invadendo le case. Nella settimana dal 15 al 21 dicembre, l’Italia ha contato circa 950mila nuovi casi di infezioni respiratorie acute, con un’incidenza salita a 17,1 casi per mille assistiti, un balzo evidente rispetto ai 14,7 della settimana precedente. È un’onda che non si ferma, portando con sé un totale di 5,8 milioni di casi dall’inizio della stagione, e che colpisce dritto al cuore delle comunità più vulnerabili.
Al centro di questa ondata, i bambini da 0 a 4 anni restano i più esposti, con un’incidenza di 50 casi per mille assistiti, trasformando asili e parchi in luoghi di precauzione constante. Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, osserva con chiarezza: “Ci stiamo avvicinando al picco, che verosimilmente verrà toccato nelle prossime settimane con una circolazione sostenuta dei virus respiratori”. È un richiamo che fa riflettere, perché in questi giorni di riunioni e abbracci festivi, anche i più piccoli pagano il prezzo di una stagione virale intensa.
Intanto, i pronto soccorso raccontano storie di fretta e preoccupazione: in diverse regioni, inclusa la Campania, crescono gli accessi e le ospedalizzazioni, soprattutto tra gli anziani. Piccole azioni quotidiane, come arieggiare le stanze, lavarsi spesso le mani e adottare l'”etichetta respiratoria” – coprirsi bocca e naso – possono fare la differenza, come suggerito dalle linee guida ufficiali. È un promemoria gentile, che ci ricorda come la salute sia un bene condiviso, legato alle nostre abitudini in mezzo al caos urbano.
Focus sulla Campania: una regione in trincea
In Campania, come in Veneto, Bolzano e Marche, l’epidemia corre a un’intensità molto alta, trasformando le giornate di Napoli in una lotta contro il tempo. All’ospedale pediatrico Santobono, l’80% degli accessi riguarda bimbi con febbri alte, faringiti e bronchiti, scene che evocano l’affanno di genitori in fila, preoccupati per i loro piccoli. Non lontano, al Cardarelli, i ricoveri per polmoniti e bronchiti gravi negli anziani sono aumentati del 35-40%, un dato che sottolinea come questa influenza stia gravando sui più fragili, tra code infinite e sale d’attesa affollate.
I medici di base stimano circa 50mila campani a letto, con un appello pressante all’uso di mascherine e all’igiene per proteggere i deboli. È un quadro che porta a riflessioni immediate: in una regione vivace come la Campania, con le sue strade piene di vita e tradizioni, questa ondata non è solo un numero, ma un’ombra che incide sulla quotidianità, ricordandoci l’importanza di una comunità unita e attenta.
Guardando al resto d’Italia, l’intensità è alta anche in Sicilia, Piemonte, Emilia-Romagna, Lazio e Abruzzo, media in Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana e Puglia, e bassa altrove. Dai dati virologici, su 3.744 campioni analizzati, il 44,2% è positivo all’influenza, con i virus A(H3N2) dominanti e ceppi come A(H1N1)pdm09 vicini a quelli vaccinali. È un mosaico di numeri che, mentre monitoriamo l’aumento di accessi per sindromi respiratorie, ci invita a un passo indietro: questa epidemia non è solo scienza, ma un riflesso delle nostre vite interconnesse, dove ogni precauzione conta per il bene comune.
In fondo, mentre l’inverno avanza, è proprio questa connessione tra dati e realtà quotidiana a spingere verso azioni collettive, aiutandoci a navigare una stagione che, per quanto sfidante, rafforza il nostro impegno per la salute di tutti.