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Cronaca

In Acerra, una casa nascondeva una pescheria illegale: salvati 110 kg di anguille protette per la comunità lokalità.

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In Acerra, una casa nascondeva una pescheria illegale: salvati 110 kg di anguille protette per la comunità lokalità.

Una pescheria segreta tra le vie di Acerra: anguille a rischio estinzione salvate da un’operazione improvvisa! #Acerra #ProteggereLaNatura

Immaginate di varcare la soglia di una casa qualunque nell’agro di Acerra, dove le strade rurali si intrecciano con la vita quotidiana della comunità, e scoprire un mondo nascosto di acque scintillanti e ombre sospette. È proprio qui che i Carabinieri Forestali, impegnati in un meticoloso controllo della filiera ittico-alimentaria, hanno fatto irruzione, seguendo una segnalazione che parlava di un’attività illecita dedicata soprattutto alla vendita di anguille. Il quadro che si è rivelato davanti ai loro occhi era quello di un’operazione organizzata, ben lontana da un semplice passatempo, e ha subito evidenziato quanto le vecchie abitudini possano minacciare il fragile equilibrio del territorio locale.

Una volta entrati in quel manufatto metallico, mimetizzato tra le abitazioni, i militari si sono trovati immersi in un’atmosfera quasi surreale: vasche in vetro brulicanti di esemplari di Anguilla anguilla, una bilancia per pesare il pescato e reti a maglie strette, tipiche per catturare le giovani anguille, disposte come in un set improvvisato. Accanto, cosciali da pesca e altri attrezzi suggerivano un’attività sistematica, forse alimentata da fiumi e torrenti vicini, che metteva in luce come queste pratiche illegali non siano solo un affare personale, ma un segnale di quanto il contesto urbano e sociale di Acerra sia esposto a rischi ambientali, colpendo direttamente la comunità e le sue risorse naturali.

Quello che ha reso la scoperta ancora più inquietante è stato il rinvenimento di block notes pieni di annotazioni: prenotazioni, quantità di anguille e somme da incassare, che raccontavano di un commercio strutturato, condotto senza alcuna autorizzazione. In un’epoca in cui la salute dei consumatori è al centro di ogni dibattito, questa mancanza di controlli igienico-sanitari non fa che riflettere un problema più ampio – come piccole operazioni come questa possano compromettere la fiducia nella filiera alimentare locale, lasciando la gente del posto a interrogarsi sulla sicurezza di ciò che finisce sulle loro tavole.

Le conseguenze sono state immediate e necessarie: un uomo di 73 anni, proprietario della dimora, è stato deferito all’autorità giudiziaria, mentre oltre 110 chilogrammi di anguille – prive di qualsiasi documentazione – e l’intera attrezzatura sono finite sotto sequestro. L’intervento dell’Asl ha poi aggiunto sanzioni per la totale assenza di standard igienici, un promemoria che queste incursioni non sono solo punizioni, ma passi verso una maggiore protezione per la comunità, che spesso paga il prezzo di attività nascoste come questa.

Ma la vera gravità emerge quando si considera la specie in gioco: l’Anguilla anguilla è una creatura vulnerabile, protetta dalla Convenzione di Washington e minacciata dall’estinzione, con il 95% della sua popolazione già scomparsa. Il suo ciclo vitale, che implica migrazioni epiche dai fiumi al mare, è un simbolo della fragilità degli ecosistemi marini, e operazioni come questa, anche se isolate, contribuiscono a un declino che riguarda tutti noi. I Carabinieri, con un gesto di speranza, hanno liberato gli esemplari ancora vivi in una zona marina idonea, dimostrando come la tutela ambientale non sia solo un dovere, ma un atto di responsabilità che riequilibra un po’ il danno.

In fondo, storie come questa ci ricordano che dietro ogni notizia c’è un tessuto di vita locale da salvaguardare – dalle acque dei fiumi alle tavole delle famiglie – e che proteggere il nostro territorio non è solo una questione di leggi, ma di eredità per le generazioni future.

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