Cronaca
Il tariffario del Giudice sportivo per le parolacce di Allegri svela regole del gioco sul campo e oltre
Nel calcio italiano, gli insulti si pagano come una multa da parcheggio: il caso Allegri e il Napoli. #SerieA #EticaSulCampo
Immaginate la tensione elettrica di una semifinale di Supercoppa, con il pubblico che trema di passione sotto le luci dello stadio, e due squadre come il Napoli e il Milan che si scontrano in un rituale antico, carico di rivalità storiche. È in questo contesto bollente che Massimiliano Allegri, allenatore rossonero, si è lasciato andare a parole pesanti contro Lele Oriali, un’icona del calcio italiano e collaboratore di Antonio Conte, durante la sconfitta del suo team.
Il Giudice sportivo di Serie A, Gerardo Mastrandrea, ha esaminato i fatti con la meticolosità tipica di chi deve bilanciare emozioni e regole. Dagli atti della Procura federale, emerge chiaramente che Allegri ha “assunto un atteggiamento provocatorio nei confronti di un dirigente della squadra avversaria, al quale rivolgeva ripetutamente anche espressioni offensive”. Eppure, la sanzione si è limitata a una multa di 10.000 euro, senza alcuna squalifica o stop che potesse davvero scuotere le dinamiche del campionato.
Questa decisione non fa che amplificare il brusio tra i tifosi, soprattutto quelli del Napoli, che si sentono ancora una volta al centro di una storia di disparità. In campo, né l’arbitro né il quarto uomo hanno alzato un dito durante l’episodio, quasi come se quelle parole fossero evaporate nel calore del momento, solo per riemergere in un’aula fredda e burocratica. Si tratta di un segnale sottile, che lascia spazio a riflessioni: è davvero possibile trasformare un gesto di tensione in una semplice voce di bilancio?
Nel tessuto sociale del calcio, dove comunità intere si identificano con le proprie squadre, episodi come questo sottolineano un doppio standard che non sfugge ai fan. Offendere un avversario diventa quasi una tassa tollerata, un costo da pagare per l’eccesso di passione, ma che lascia un retrogusto amaro, invitando a chiedersi se questa sia la via per un gioco più rispettoso.
Alla fine, storie come questa ci ricordano che il calcio è specchio della società, dove le regole cercano di domare l’umano troppo umano, ma spesso inciampano in una realtà più complessa e sfaccettata.