Cronaca
Il cammino verso il santuario di Montevergine è interrotto da una frana, isolando i pellegrini fino alla primavera 2026
Una frana spegne il cuore del santuario: Montevergine isolato, tra fede e attesa in Campania. #Montevergine #Campania
Immaginate una mattina d’inverno, con il sole che timidamente illumina le pendici del monte Partenio, e improvvisamente, un rombo sordo che squarcia l’aria: è la terra che cede, trascinando con sé non solo rocce e fango, ma un legame antico tra migliaia di fedeli e il loro santuario. Ad Avellino, questa frana ha bloccato l’accesso principale al Santuario di Montevergine, una gemma spirituale simbolo della devozione mariana in Campania, costringendo alla chiusura indefinita un luogo che per secoli ha accolto pellegrini in cerca di pace e miracoli.
La notizia è arrivata come un’eco dolorosa, direttamente dalla comunità benedettina che veglia su questo angolo di cielo. In un comunicato solenne, l’Abate ha condiviso la gravità del momento, spiegando come l’instabilità del terreno renda ogni tentativo di accesso un rischio inaccettabile. “Il luogo santo resterà chiuso a tempo indeterminato”, recita la nota, parole che riecheggiano la frustrazione di chi vede un simbolo di fede reso irraggiungibile da forze della natura che, ancora una volta, ricordano quanto siamo vulnerabili di fronte al paesaggio che ci circonda.
Il contesto è quello di una comunità montana dove il santuario non è solo un edificio, ma il battito del territorio: custodisce l’icona bizantina della Madonna di Montevergine, affettuosamente chiamata “Mamma Schiavona”, e attira folle per tradizioni come la ‘Juta’ di gennaio o la festa della Candelora. Ora, con l’accesso bloccato fino alla primavera del 2026 secondo le prime stime, l’impatto si fa sentire in modo palpabile – bar e negozi silenziosi, hotel vuoti, e un’economia locale che zoppica, riflettendo quanto questi eventi possano alterare il tessuto sociale di un’area già segnata da sfide ambientali.
Nel messaggio dell’Abate c’è un tocco di gratitudine, come un’àncora in mezzo alla tempesta: “le Istituzioni tutte per la particolare vicinanza”, un riconoscimento ai soccorsi in azione, anche se la realtà impone tempi lunghi per studi geotecnici e lavori di messa in sicurezza. È un momento che invita a riflettere su come la natura, con la sua imprevedibilità, unisca e separi le comunità, trasformando un luogo di preghiera in un’isola remota.
Mentre i monaci promettono aggiornamenti attraverso i canali ufficiali e invitano alla pazienza, c’è una quiete surreale sui sentieri un tempo affollati, un silenzio che parla di resilienza e speranza. In fondo, questa chiusura temporanea ci ricorda che i veri tesori, come la fede, resistono al tempo e alle frane, in attesa di essere riabbracciati dalla comunità che li ama.