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Cronaca

Ercole di Civita Giuliana è tornato: un affresco rubato ricomposto dopo anni di assenza

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Ercole di Civita Giuliana è tornato: un affresco rubato ricomposto dopo anni di assenza

Il ritorno trionfale di Ercole bambino: un affresco rubato che riscrive la storia di Pompei. #CivitaGiuliana #PatrimonioItaliano

Immaginate un antico frammento di muro, intriso di colori sbiaditi e storie sussurrate dal passato, che viaggia attraverso oceani e anni per tornare dove appartiene. È la vicenda di questo affresco raffigurante Ercole da bambino mentre strozza i serpenti, strappato da una villa suburbana a nord di Pompei, un luogo che ancora oggi pulsa di vita tra rovine e ricordi. Questa non è solo la restituzione di un’immagine, ma il ricongiungimento di un pezzo di storia che parla alle comunità locali, ricordandoci quanto il nostro patrimonio sia legato alle radici del territorio.

Nella quiete di Civita Giuliana, un sito ai margini di Pompei, quel frammento faceva parte di un affresco su una lunetta alta, in un sacello rituale devastato dai tombaroli. Pensate al contrasto: un ambiente sacro, forse dedicato a cerimonie antiche, ridotto a un relitto dal saccheggio sistematico che ha segnato la zona per decenni. Grazie alle indagini della Procura di Roma e alla collaborazione tra Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e autorità statunitensi, questo pezzo è stato rintracciato in una collezione privata negli USA e, nel 2023, riportato al Parco Archeologico di Pompei. È un percorso tortuoso, quasi un’avventura investigativa, che evidenzia come il traffico illecito non sia solo un crimine materiale, ma un atto che spezza il filo con il passato.

Questo recupero si inserisce in una strategia avviata dal 2017, con il Parco e la Procura di Torre Annunziata uniti contro il saccheggio. Immaginate gli scavi tra il 2023 e il 2024 che hanno riportato alla luce un vano rettangolare, con un basamento per una statua e pannelli decorativi rubati illegalmente. Tra questi, il frammento di Ercole si ricolloca perfettamente, simboleggiando non le dodici fatiche canoniche, ma un presagio delle sue imprese eroiche, sotto l’occhio di Zeus e Anfitrione. È un riflesso di come queste scoperte non arricchiscano solo i musei, ma ravvivino il tessuto sociale di Pompei, dove il turismo e la memoria collettiva si intrecciano, offrendo alla comunità un senso di orgoglio e continuità.

Analisi dettagliate e dati investigativi hanno confermato l’origine del frammento, unendo il lavoro dei funzionari del Parco con prove giudiziarie per identificare il sacello esatto. Nel quadro di un’operazione internazionale, questo rientro è parte di 129 reperti riportati in Italia grazie al protocollo con il District Attorney della Contea di New York. Qui, emerge una riflessione: il vero valore di questi artefatti sta nel contesto, nel modo in cui raccontano storie che ci collegano al nostro territorio, e nel combattere un fenomeno che, come una ferita aperta, priva le generazioni future di conoscenze inestimabili.

“Un reperto archeologico vale soprattutto per ciò che racconta e per il legame inscindibile con il luogo in cui è stato trovato. Quando questo legame viene spezzato, l’oggetto perde gran parte del suo significato e diventa un frammento muto. Rubare un reperto, significa sottrarre conoscenza alla collettività e cancellare una parte della storia dell’umanità.” Come sottolinea il direttore del Parco Archeologico di Pompei, queste parole invitano a considerare il recupero non solo come un atto legale, ma come un passo verso la preservazione di un’eredità condivisa. Allo stesso modo, “l’ennesima prova dell’efficacia di una collaborazione capace di interrompere anni di saccheggio e di restituire alla fruizione pubblica testimonianze di valore eccezionale”, come afferma il procuratore di Torre Annunziata, rafforza l’idea che ogni vittoria contro il trafugamento sia una luce per il futuro, con indagini in corso per rintracciare gli altri affreschi scomparsi.

Ora, con Ercole bambino in esposizione all’Antiquarium di Boscoreale da metà gennaio, in una sala dedicata ai tesori di Civita Giuliana, questo ritorno assume un significato più profondo: è un invito a riflettere su come custodire il nostro passato per arricchire il presente, assicurando che storie come questa continuino a ispirare e unire le persone al loro territorio.

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