Cronaca
Clan di Secondigliano gestivano la piazza di spaccio al Royal Residence di Castel Volturno: scattati 11 arresti
Clan di Secondigliano conquistano un residence a Castel Volturno: 11 arresti per una piazza di spaccio sotto assedio #Camorra #CastelVolturno #Antimafia
Immaginate un tranquillo residence affacciato sul mare di Castel Volturno, un posto dove le famiglie dovrebbero godersi la brezza e le vacanze, trasformato in un fortino criminale. È qui, nel cuore del Villaggio Coppola Pineta Mare, che i Carabinieri di Mondragone hanno sferrato un colpo duro alla camorra, arrestando 11 persone – tra cui due minorenni – in un’operazione che rivela quanto profondo sia il legame tra poteri malavitosi e territorio.
Cosa è successo
L’indagine è partita da un incendio doloso nel «Royal Residence», segnalando l’inizio di un incubo. I Carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone, supportati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno ricostruito come un gruppo di pregiudicati da Secondigliano abbia importato le loro tattiche spietate, replicando il caos di Scampia in questa zona un tempo dominata dai clan Casalesi. Il residence, con i suoi dieci piani, era diventato una trappola: vedette sui balconi monitoravano ogni passo, creando barriere invisibili per controllare ingressi e uscite.
Al centro di tutto, l’hall si era evoluta in un mercato di droga aperto 24 ore su 24, dove lo spaccio procedeva senza interruzioni. Ma non si trattava solo di affari: era un sistema militare, con regole imposte dalla violenza, che ha tenuto in ostaggio decine di famiglie locali.
Perché riguarda la città
Castel Volturno, con le sue spiagge e i suoi villaggi, è da anni un crocevia di storie complesse, dove il turismo si scontra con l’ombra della criminalità. Questo patto tra i clan napoletani e la fazione Bidognetti dei Casalesi ha permesso ai nuovi arrivati di insediarsi, pagando un «pizzo» in cambio di libertà d’azione. È un matrimonio di convenienza che rafforza il controllo sul territorio, trasformando quest’area in un laboratorio di espansione criminale. Per chi vive qui, è un promemoria brutale di come la camorra non si limiti a Napoli, ma si ramifichi nei sobborghi, erodendo il tessuto sociale e urbano con minacce costanti.
Le indagini hanno svelato un clima di terrore: incendi intimidatori, pestaggi sistematici per «educare» chi osava opporsi, e persino una gambizzazione di un cittadino polacco con un’arma clandestina. Ogni atto serviva a cementare l’omertà, ricordando agli abitanti che il residence non era più un rifugio, ma un campo di battaglia.
La reazione dei cittadini
Nelle strade di Castel Volturno, dove le famiglie si sono abituate a vivere tra paura e silenzio, questa operazione porta un sospiro di sollievo. Persone che evitavano di uscire di casa per il traffico di droga sotto i loro balconi ora vedono sgretolarsi quel potere oppressivo. È un segnale di speranza, ma anche un invito a riflettere su quanto il territorio sia vulnerabile, con radici criminali che affondano profonde e richiedono una risposta collettiva per proteggere la quotidianità.
Alla fine, mentre il «Royal Residence» prova a riprendersi, questa storia ci ricorda che la lotta alla camorra non è solo un’operazione di polizia, ma una battaglia per il futuro di luoghi come Castel Volturno, dove ogni vittoria contro il crimine rafforza la comunità e apre la strada a un domani più sicuro.