Cronaca
Aniello Turnacco, nipote del boss “A’ Manomozza”, torna alla vita dopo il carcere
La ombra della malavita ritorna su San Felice a Cancello, lasciando la comunità in un vortice di inquietudine. #SanFelice #CronacaLocale
Immaginate una tranquilla cittadina ai margini della provincia casertana, dove le strade strette e i vicoli familiari raccontano storie di quotidianità e resilienza, eppure oggi risuonano di echi più oscuri. San Felice a Cancello si ritrova di nuovo avvolta in un’atmosfera di incertezza, con la notizia che Aniello Turnacco, un 27enne legato al noto clan Massaro, è stato rilasciato su decisione del Gip del Tribunale di Napoli, il dottor Fabio Provvisier. Difeso dai suoi avvocati, Vittorio Fucci e Francesco Liguori, Turnacco era stato arrestato l’anno scorso in una vasta operazione antimafia, un evento che aveva momentaneamente spezzato il ritmo della vita locale, portando alla luce reti sotterranee di potere.
Le indagini condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dipingono un quadro che va oltre i freddi rapporti di polizia, rivelando come Turnacco e il suo sodale Rino Gagliardi, alias “O’ Pizzaiuol”, abbiano orchestrato un vero e proprio sodalizio criminale dal cuore di questo comune. Attraverso intercettazioni, appostamenti e testimonianze, gli inquirenti hanno tracciato un flusso di affari illeciti che generava centinaia di migliaia di euro, trasformando angoli apparentemente innocui in punti nevralgici di un commercio senza scrupoli. È un reminder della complessità della vita urbana qui, dove il tessuto sociale si intreccia con ombre che nessuno vorrebbe affrontare.
La narrazione di questa rete inizia a nord di Napoli, con l’approvvigionamento di grandi quantità di stupefacenti che poi snocciolavano verso San Felice a Cancello, in particolare la frazione di Talanico. Qui, i carabinieri hanno scoperto un appartamento convertito in una sorta di “raffineria” improvvisata e box utilizzati come nascondigli, luoghi che un tempo potrebbero essere stati parte della vita quotidiana della comunità. Da lì, la merce illegale si diffondeva verso Napoli, Benevento e Avellino, toccando persino la Valle Caudina, in un’espansione che sottolinea come il crimine non rispetti confini, lasciando cicatrici invisibili su territori già provati.
Questa scarcerazione arriva a pochi giorni da un altro sviluppo che ha rimescolato le carte: il Tribunale del Riesame di Napoli ha restituito 60 mila euro a Eva Ester Turnacco, sorella di Aniello e figura chiave nel clan, in base a una richiesta avanzata dai suoi avvocati, Vittorio Fucci e Orlando Sgambati. Mentre il denaro torna in circolazione e un membro della famiglia riacquista la libertà, la gente di San Felice a Cancello si ferma a riflettere su cosa questo significhi per il futuro, un piccolo segno di come le onde di queste vicende continuino a lambire la porta di casa, ricordandoci che la lotta contro la malavita è parte integrante del tessuto urbano.
In fondo, storie come questa non sono solo cronache di eventi; sono echi di una comunità che, nonostante tutto, cerca di navigare tra le sfide del proprio territorio, ponderando i passi avanti e i rischi che ancora attendono all’orizzonte.