Cronaca
A Scisciano, un agguato camorrista strappa la vita a Ottavio Colalongo per mano di esperti killer
Un agguato mortale scuote Scisciano: la camorra torna a colpire in una tranquilla serata urbana. #Camorra #Scisciano #InchiesteLocali
Immaginate una sera come tante a Scisciano, dove le vie del centro pulsano di vita quotidiana tra negozi e passanti, e improvvisamente l’aria si riempie di tensione. È qui, lungo corso Garibaldi, che Ottavio Colalongo, un uomo di 48 anni, ha visto la sua routine spezzata in un attimo da un’ombra di violenza camorristica. Stava guidando la sua moto, perso nei pensieri di una giornata qualunque, quando due figure su una Honda Transalp lo hanno affiancato con precisione chirurgica, trasformando una strada familiare in un palcoscenico di paura.
Il rumore degli spari ha echeggiato tra gli edifici, mentre i killer hanno fatto fuoco senza un attimo di esitazione, colpendo Colalongo al volto e al corpo in quella che gli investigatori definiscono una vera e propria esecuzione. Testimoni sotto shock hanno assistito alla scena, un evento che non solo ha tolto la vita al 48enne, ritenuto vicino al clan Filippini di San Vitaliano, ma ha anche risvegliato paure profonde nella comunità. In un contesto urbano dove il traffico di droga alimenta faide invisibili, episodi come questo ricordano quanto la criminalità possa turbare la quotidianità di una piccola città.
Sul luogo, lasciato in fretta dai carnefici, c’era una Beretta calibro 9 corto, abbandonata insieme alla moto usata per l’agguato – entrambi rubati, secondo le prime verifiche. Questo dettaglio è considerato un segnale tipico di azioni portate a termine da soggetti esperti, che pianificano ogni mossa per svanire senza lasciare tracce, rafforzando l’idea di un delitto radicato in dinamiche criminali consolidate. È un tocco inquietante, un promemoria che dietro tali aggressioni ci sono organizzazioni ben strutturate, capaci di operare nell’ombra per mantenere il controllo sulle strade.
La fuga e il sostegno invisibile
Gli inquirenti sospettano che i due uomini in moto non fossero soli; un’auto potrebbe aver atteso in appoggio, pronta a garantire una fuga rapida e confusa, un pattern già noto in altri casi di camorra. In un territorio come l’hinterland nolano, dove le alleanze e i conflitti si intrecciano con la vita locale, questa tattica non fa che amplificare l’impatto, lasciando la comunità a chiedersi chi potrebbe essere il prossimo. È una riflessione amara: in posti come Scisciano, la semplice routine diventa un rischio costante.
Subito dopo, i carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di Castello di Cisterna e della stazione di San Vitaliano hanno isolato l’area, avviando rilievi balistici e analizzando l’arma per ricostruire la dinamica. Ora, gli sforzi si concentrano sulle telecamere di videosorveglianza lungo corso Garibaldi, nella speranza di tracciare i movimenti dei responsabili. È un lavoro meticoloso, che evidenzia l’impegno per riportare un senso di sicurezza, anche se episodi del genere ricordano quanto la camorra sia un’ombra persistente.
Le indagini puntano a una faida per il controllo del traffico di stupefacenti, con Colalongo coinvolto in quel mondo sotterraneo che affligge zone come San Vitaliano e l’area nolana. Un delitto che potrebbe essere maturato nell’ambito di una guerra per il controllo delle piazze di spaccio e dei traffici illegali, in un territorio storicamente conteso. Infine, le verifiche balistiche sulla Beretta saranno cruciali per collegare questo omicidio a altri fatti di sangue, rivelando forse un quadro più ampio di escalation criminale.
Man mano che le indagini procedono, questo agguato lascia un segno profondo sulla comunità di Scisciano, un monito su come la violenza possa irrompere nella vita quotidiana e spingere tutti a riflettere sul bisogno di una maggiore coesione contro le minacce nascoste nel territorio.