Cronaca
A Scampia, la cattura del latitante Gabriele De Biase rafforza la sicurezza della comunità
Un inseguimento adrenalinico tra le vie di Scampia mette fine alla latitanza di un fuggitivo, segnando un altro colpo alla criminalità locale. #Scampia #Arresto #Carabinieri
Immaginate le strade affollate di Scampia, un quartiere di Napoli dove la vita quotidiana si intreccia con le ombre della criminalità, e un normale controllo di routine si trasforma in una caccia affannosa. Qui, i carabinieri si sono imbattuti in Gabriele De Biase, 36 anni, che da oltre un mese eludeva la giustizia dopo un mandato della Corte d’Appello di Napoli. Seduto in auto con la compagna, all’inizio l’uomo ha finto collaborazione, ma in un battito di ciglia, la scena è esplosa in un inseguimento a piedi che ha attraversato il tessuto urbano del quartiere, riflettendo le tensioni che spesso covano in questi contesti sociali.
Con il cuore in gola, De Biase ha scattato verso il complesso residenziale di via Tancredi Galimberti, scavalcando una recinzione e precipitando da un’altezza di circa due metri – un momento che cattura l’estrema disperazione di chi è in fuga. Ma la caduta non ha fermato la sua corsa; poco dopo, un maresciallo dei carabinieri l’ha raggiunto, e ciò che è seguito è stata una colluttazione intensa, carica di adrenalina e rischio, dove il fuggitivo è riuscito temporaneamente a liberarsi. È stata solo l’arrivo tempestivo di un secondo militare a chiudere il cerchio, mettendo fine all’inseguimento e ricordandoci quanto sia precaria la sicurezza in comunità come Scampia, dove ogni arresto rafforza il senso di protezione per i residenti.
A Scampia, i carabinieri hanno arrestato Gabriele De Biase, latitante dal 23 settembre, dopo un inseguimento a piedi che ha coinvolto una violenta colluttazione; questo arresto segna un importante passo nella lotta contro la criminalità locale, portando a 21 le catture di latitanti nel 2023.
Dopo l’arresto, trasportato in ospedale, De Biase è stato medicato per escoriazioni che richiedono circa dieci giorni di guarigione, mentre il maresciallo coinvolto ha affrontato ferite più gravi, con una prognosi di trenta giorni – un piccolo ma tangibile prezzo pagato da chi veglia sulla comunità. Ora, con De Biase trasferito in carcere, questo episodio non è solo una vittoria operativa, ma un segnale di speranza per il quartiere, dove ogni cattura contribuisce a erodere il potere delle reti criminali. Nell’insieme, storie come questa invitano a riflettere su come la resilienza delle forze dell’ordine sostenga il tessuto sociale, passo dopo passo.