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Cronaca

A Ponticelli la rabbia esplode a Natale: spari contro l’auto dell’ex, l’uomo catturato dopo due giorni di fuga

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A Ponticelli la rabbia esplode a Natale: spari contro l’auto dell’ex, l’uomo catturato dopo due giorni di fuga

Sparatori a Napoli durante il Natale: un atto di violenza che spezza la quiete familiare #ViolenzaDiGenere #NapoliSicura

Immaginate una giornata di festa, con le famiglie riunite intorno alla tavola per il pranzo di Natale, quando all’improvviso il suono degli spari irrompe nel quartiere di Ponticelli, a Napoli est, spezzando quel fragile senso di serenità. È il 25 dicembre, poco prima delle 17, e una giovane donna di 25 anni afferra il telefono, la voce tremante mentre chiama il 112: “Ha sparato, è stato lui”.

La sua auto, una Lancia Ypsilon parcheggiata sotto casa, porta i segni evidenti di quella rabbia incontrollata: due fori sul cofano e bossoli a terra, un gesto brutale che trasforma un simbolo di libertà in un monito di terrore. Nel quartiere, dove le strade raccontano storie di vita quotidiana e tensioni sociali, questo episodio risveglia paure profonde, ricordandoci come la violenza possa infiltrarsi nei momenti più sacri. I carabinieri arrivano rapidamente, e la donna, protetta da un sistema di videosorveglianza che aveva installato per difendersi, rivede le immagini: è il suo ex compagno, 32 anni, l’uomo con cui ha condiviso cinque anni e due figli, uno di tre anni e l’altro di un anno e mezzo.

Man mano che la storia emerge, emerge anche un quadro di intimidazioni che durano da quasi due anni: pedinamenti, minacce e un profilo social falso che prometteva danni, tutto documentato in una denuncia precedente per stalking. I militari recuperano le prove, avviando indagini approfondite, ma l’uomo è già scomparso, lasciando dietro di sé un’ombra di pericolo. Questa vicenda non è isolata; è un riflesso di un contesto urbano dove la violenza di genere spesso rimane nascosta, alimentata da dinamiche di controllo che pesano sulla comunità intera, rendendo ogni giorno una lotta per la sicurezza.

Le telecamere catturano tutto con chiarezza: un uomo si avvicina, estrae qualcosa dalla tasca, spara almeno quattro colpi e fugge via. Mentre i carabinieri intensificano la ricerca, rafforzando la protezione per la donna, l’aria nel quartiere si carica di apprensione, un promemoria di quanto le storie personali possano influenzare il tessuto sociale. All’alba del 26 dicembre, con una pattuglia di guardia, lei racconta di più: anni di violenze fisiche mai denunciate, un clima di terrore descritto come “camorristico”, dove il dominio e la paura soffocano le voci.

Alla fine, l’impegno incessante delle forze dell’ordine porta al risultato: il 32enne viene trovato e arrestato nella sua abitazione, con indumenti che combaciano con quelli nei video. Accusato di atti persecutori aggravati, finisce in carcere, chiudendo almeno per ora questo capitolo di paura. Episodi come questo ci spingono a riflettere su quanto la violenza domestica tocchi il cuore delle comunità, urlando il bisogno di un sostegno più forte per le vittime e un impegno condiviso contro un ciclo che non dovrebbe mai essere accettato.

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