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Cronaca

A Napoli, una sensitiva sui social invia minacce su WhatsApp: “Pagate 5mila euro o un uomo morirà”

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A Napoli, una sensitiva sui social invia minacce su WhatsApp: “Pagate 5mila euro o un uomo morirà”

A Napoli, l’inganno oltre il velo: da sensitiva a estorsione, la paura fa business #Napoli #TruffeSocial #Sensitiva

In una città come Napoli, dove il mistero e il folklore danzano per le strade affollate, una vicenda di inganni digitali sta esponendo il lato oscuro della nostra credulità. Qui, tra il vesuviano che fuma all’orizzonte e le chiacchiere nei vicoli, storie di contatti con l’aldilà si trasformano in trappole per anime fragili.

Cosa è successo

La storia inizia nelle live streaming di una sedicente sensitiva, dove promesse di dialoghi con i defunti attirano un pubblico vulnerabile, alla ricerca di conforto. Ma il vero shock arriva attraverso WhatsApp, dove un ex moderatore ha contattato i fedelissimi, tessendo una rete di terrore. L’obiettivo? Estrarre denaro con una storia drammatica che ha fatto gelare il sangue.

Come riportato dai denuncianti, il messaggio al centro di tutto è stato questo: “Se entro il 12 non paga cinquemila euro lo ammazzano”. Questa frase, catturata in conversazioni private, ha spinto cinque persone a rivolgersi alla Procura di Napoli, rivelando un presunto schema che sfrutta emozioni e paure.

Perché riguarda la città

Napoli, con il suo mix di tradizioni popolari e frenesia digitale, è un terreno fertile per questi raggiri. I napoletani, spesso legati a riti e credenze ancestrali, si affidano a figure come sensitivi per elaborare lutti, ma questo caso evidenzia come l’era dei social amplifichi rischi concreti. Immaginate i caffè storici e le piazze affollate, ora invase da gruppi online: qui, la fiducia comunitaria diventa un’arma a doppio taglio, esponendo chi è già emotivamente provato.

Secondo le ricostruzioni, la vittima designata – un moderatore di origini calabresi – è stata dipinta come un uomo in debito con “persone pericolose”, creando un senso d’urgenza che sfrutta il nostro spirito solidale. È un riflesso della vita urbana napoletana, dove la prossimità e l’aiuto reciproco possono essere manipolati in nome del profitto.

La reazione dei cittadini

Non tutti sono caduti nella trappola: una vittima potenziale ha preteso dettagli, smascherando il bluff. Quando pressata, la persona dietro le richieste ha negato tutto, ma era troppo tardi – screenshot di minacce e conversazioni erano già “cristallizzati” e finiti negli atti giudiziari. Questo episodio sta accendendo un dibattito tra i napoletani, che vedono nelle denunce un monito contro l’abuso della tecnologia.

Gli inquirenti ora indagano su un possibile sistema rodato, dove promesse mistiche servono da esca per estorsioni. Non è solo un caso isolato, ma un campanello d’allarme per una comunità che deve bilanciare fede e scetticismo in un mondo sempre più connesso.

In definitiva, questa storia da Napoli ci ricorda che dietro il fascino dell’ignoto si nasconde spesso la cruda realtà umana: la necessità di vigilare per proteggere chi è vulnerabile, affinché la nostra città non diventi preda di ombre digitali.

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