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Cronaca

A Napoli, un paziente adulto riacquista il mondo dei suoni grazie a un impianto cocleare robotico pionieristico

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A Napoli, un paziente adulto riacquista il mondo dei suoni grazie a un impianto cocleare robotico pionieristico

Immaginate un sessantenne napoletano che riacquista il suono del mondo: la Federico II batte la sordità con la robotica. #SaluteNapoli #InnovazioneMedica

Nell’affollato cuore di Napoli, dove il chiasso delle strade si mescola al richiamo del mare, un uomo di sessant’anni ha vissuto un momento di vera rinascita. Afflitto dalla malattia di Ménière, che gli aveva rubato l’udito, ha trovato una nuova speranza tra le mura dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II. Qui, grazie a un impianto cocleare robotico, ha ripreso a sentire le voci dei suoi cari, il frastuono delle piazze e il respiro delle onde durante le sue passeggiate serali. È una storia che rispecchia l’energia di una città sempre in movimento, dove la tecnologia medica non è solo scienza, ma un ponte verso la quotidianità delle persone.

L’intervento, eseguito presso il Centro di Riferimento Regionale di III livello per l’Implantologia Cocleare, ha trasformato un atto chirurgico in un racconto di precisione e cura. Utilizzando la tecnologia “Otodrive & Otoarm”, i medici hanno inserito l’elettrodo nella coclea con una delicatezza millimetrica, minimizzando qualsiasi trauma alle fragili strutture dell’orecchio interno. Immaginate la tensione nella sala operatoria, con l’equipe che lavora in sintonia, sapendo che ogni movimento potrebbe restituire non solo suoni, ma interi mondi perduti. Questo approccio mininvasivo non promette solo un recupero più rapido e sicuro, ma apre anche la porta a terapie future che potrebbero riportare l’udito naturale, rafforzando il legame tra innovazione e vita reale nella comunità napoletana.

La Federico II si conferma un faro di progresso in Italia per la chirurgia cocleare, tracciando percorsi personalizzati per chi combatte la sordità profonda. In questo contesto, è inevitabile riflettere su come tali avanzamenti rendano le nostre città più inclusive. Come ha evidenziato il Direttore Generale, «Il nostro percorso unisce tecnologie d’avanguardia e medicina personalizzata, offrendo soluzioni calibrate sulle esigenze di ciascun paziente», una dichiarazione che sottolinea l’impegno a mescolare alta tecnologia con un tocco umano, essenziale in un territorio come Napoli, dove le sfide sociali si intrecciano con la resilienza quotidiana.

Dopo l’operazione, l’uomo non sarà solo: il Centro lo accompagnerà con controlli regolari e il sistema di telemedicina Remote Check, permettendogli di regolare il dispositivo da casa e monitorare i progressi da remoto. È un passo che evoca un futuro più accessibile, dove la robotica non è un freddo strumento, ma un alleato per chi vive nei ritmi frenetici di una metropoli. In fondo, storie come questa ricordano come l’innovazione possa trasformare una condizione limitante in una opportunità, rafforzando il tessuto sociale di luoghi come Napoli.

Alla fine, questo traguardo invita a pensare a un mondo in cui la perdita dell’udito diventa sempre più un capitolo superabile, grazie a chi, ogni giorno, unisce scienza e empatia per il bene della comunità.

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