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Cronaca

A Napoli, l’ecomostro di via Trencia rischia di minacciare la sicurezza della comunità locallya, mettendone a repentaglio il futuro quotidiano

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A Napoli, l’ecomostro di via Trencia rischia di minacciare la sicurezza della comunità locallya, mettendone a repentaglio il futuro quotidiano

A Napoli, l’ombra di un crollo imminente terrorizza Pianura dopo il dramma di Bagnoli. #Napoli #EmergenzaEdifici #SicurezzaCittà

Immaginate di svegliarvi all’alba con un boato assordante, mentre tonnellate di macerie precipitano su una strada affollata, evocando echi di disastri passati come quello recente a Santo Stefano. È quanto accaduto a via Nuova Bagnoli, un evento che ha risvegliato paure profonde tra i napoletani, portando l’attenzione su un pericolo latente nel quartiere di Pianura.

In questo contesto urbano segnato da edifici storici e palazzi abusivi, il cosiddetto “T1” – un colosso eretto abusivamente negli anni Settanta – si erge come un simbolo di incuria. Acquisito dal Comune nel 1982, ha subito un devastante incendio nel 2008 e da allora giace in uno stato di abbandono totale, con solai crollati e strutture che si sgretolano sotto il peso del tempo e delle scosse sismiche dei Campi Flegrei.

I residenti di Pianura, stanchi di vivere con questa spada di Damocle, hanno raccolto il loro allarme in un dossier fotografico inviato al deputato Francesco Emilio Borrelli. Quelle immagini – ferri arrugginiti esposti all’aria, cumuli di calcinacci e porzioni già collassate – dipingono un quadro di rischio quotidiano che tocca il cuore della comunità. «Dopo quanto accaduto a Bagnoli – scrivono i cittadini – temiamo che il T1 possa fare la stessa fine. Con una differenza gravissima: questo stabile si trova a ridosso di scuole e istituti di riabilitazione. Qui il rischio non è astratto, è quotidiano».

Non si tratta solo di un edificio pericolante; è un luogo facilmente accessibile che attira curiosi giovanissimi, persino sul tetto, trasformando l’esplorazione in un gioco mortale. Le vibrazioni dei terremoti locali non fanno che peggiorare la situazione, staccando ulteriori frammenti e intensificando l’ansia tra chi vive lì. È una storia che riflette l’immobilismo istituzionale, dove segnalazioni ripetute a Prefettura, Comune e assessorati competenti, protratte per diciassette anni, sono rimaste senza risposta concreta.

In mezzo a contenziosi e ricorsi irrisolti, la voce di Borrelli si alza come un monito: «Quello che è successo a Bagnoli era una tragedia annunciata, esattamente come lo è ciò che potrebbe accadere a Pianura. Non possiamo continuare a girarci dall’altra parte aspettando il prossimo crollo o, peggio, il prossimo morto». E ancora, con una nota di denuncia: «Questo ecomostro è il simbolo dell’abusivismo selvaggio e dell’immobilismo istituzionale. Prima si costruisce illegalmente, poi si lascia marcire tutto nel silenzio generale». Finalmente, con urgenza: «Dopo il crollo di Bagnoli non ci sono più alibi: via Trencia va messa subito in sicurezza. Napoli non può continuare a sbriciolarsi nell’indifferenza».

Le famiglie del quartiere chiedono a gran voce interventi immediati, dalla chiusura dell’area alla demolizione controllata, sapendo che ogni giorno di ritardo aumenta il pericolo. È una lotta quotidiana contro l’indifferenza, dove il tessuto sociale di Napoli si intreccia con storie di resilienza e frustrazione, ricordandoci quanto sia fragile il legame tra le persone e il loro territorio.

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