Cronaca
A Napoli, le baby gang continuano a turbare le notti attorno allo stadio Maradona, inquietando la comunità
Notti di pericolo allo Stadio Maradona: baby gang a Napoli sfidano la legge, mentre le istituzioni tacciono. #Napoli #SicurezzaUrbana
Immaginate la notte che cala su Napoli, avvolgendo lo stadio Diego Armando Maradona come un manto scuro, un simbolo di orgoglio cittadino trasformato in un palcoscenico di caos inaspettato. È qui, nell’area antistante, che le strade deserte si animano di un’energia pericolosa: scooter e moto sfrecciano in corse clandestine, con impennate e sgommate che echeggiano nell’aria fresca, disturbando il silenzio e instillando paura tra i residenti che sbirciano dalle finestre. Questa non è solo una serata qualsiasi, ma l’ennesimo episodio di un problema radicato, dove giovani in sella a veicoli rombanti reclamano uno spazio che non è loro, sotto gli occhi assenti di chi dovrebbe vegliare.
Gli attivisti di Europa Verde, come Rosario Pugliese e Daniele Polge, si sono ritrovati al centro di questa scena surreale la scorsa settimana, tra le 23:30 e l’1:30 di un venerdì carico di tensione. Armati di videocamera, hanno documentato le evoluzioni spericolate che trasformano l’area in una pista improvvisata, un promemoria del degrado urbano che affligge quartieri già provati. La loro presenza, però, non è stata ignorata: mentre riprendevano, si sono scontrati con minacce dirette da parte di alcuni dei ragazzi coinvolti, un mix di adrenalina e intimidazione che rivela un contesto sociale più ampio, dove la gioventù cerca sfogo in atti rischiosi, lasciando la comunità a fare i conti con l’incertezza. Non è solo un disturbo notturno; è un segnale di quanto il tessuto urbano possa sfilacciarsi quando la sorveglianza manca, lasciando i cittadini a chiedersi se il loro angolo preferito della città sia ancora un luogo sicuro.
Le immagini catturate – già condivise con il deputato Francesco Emilio Borrelli – raccontano una storia di anarchia che si ripete, evidenziando come queste scorribande non siano isolate, ma un pattern di illegalità che erode la fiducia nella sicurezza pubblica. «Questa situazione non è più tollerabile – tuona Borrelli –. Ogni notte di caos è un attentato alla sicurezza pubblica. Quell’area di sosta, invece che sicura, è una zona franca dove sembra vigere la sospensione della legge». Gli attivisti, nel loro racconto, non nascondono la frustrazione: «Eravamo sul posto e abbiamo allertato sia il comando dei Vigili Urbani che il 112 – spiegano Pugliese e Polge –. Nonostante le segnalazioni dettagliate, non c’è stato alcun intervento». E poi, l’aspetto più umano e inquietante: «Siamo stati insultati e intimiditi da alcuni scooteristi, alcuni chiaramente minorenni. La nostra colpa? Stare lì a riprendere. Tra gli epiteti, capivano il loro timore che le immagini finissero da Borrelli». È un richiamo alle emozioni di chi vive in queste aree, dove la paura si mescola al desiderio di normalità, un riflesso di come il contesto sociale napoletano, con le sue complessità, amplifichi tali conflitti.
In questo scenario, l’appello di Europa Verde risuona come un’eco necessaria, un grido per un cambio reale. «Se nonostante feriti, incidenti e minacce non arriva una risposta decisa, bisogna dire la verità: i piani di sicurezza sono insufficienti – concludono gli esponenti di Europa Verde –. Chi ha competenza deve chiarire velocemente come intende procedere. Non servono più promesse, servono presidi fissi, sorveglianza attiva e un piano strutturato. I cittadini non possono essere lasciati soli in un luogo simbolo della città. Napoli ha bisogno di scelte coraggiose, non di rinvii», e «Subito un presidio fisso». Riflettendo su questo, ci si domanda quanto ancora la comunità possa sopportare prima che azioni concrete ripristinino l’equilibrio, trasformando queste notti in ricordi di un passato superato.
Alla fine, storie come questa ricordano che dietro ogni headline c’è un quartiere, una famiglia, un senso di appartenenza che merita protezione; Napoli, con la sua vitalità unica, non può permettersi di ignorare le crepe nella sua armonia urbana.