Cronaca
A Napoli, i membri della babygang nella faida di piazza Mercato affrontano il processo per l’omicidio di Emanuele Tufano
La faida dei baby ras infiamma Napoli: otto giovani in aula per l’omicidio del quindicenne Emanuele Tufano, un tragico errore in mezzo alle strade del centro. #Napoli #Camorra #BabyGang
Napoli, città di contraddizioni e vitalità, si trova ancora una volta al centro di una storia che mescola innocenza rubata e violenza cieca. Qui, nei vicoli affollati del Mercato, non lontano dal pulsare del Rettifilo, la faida tra giovanissimi legati alla camorra ha accelerato verso un processo, portando in aula otto presunti killer accusati della morte di Emanuele Tufano.
Cosa è successo
La sera del 24 ottobre, in via Carminiello al Mercato, una zona dove i bambini giocano e i commercianti chiacchierano fino a tardi, si è trasformato in un campo di battaglia improvviso. Un gruppo di ragazzini armati, mossi da equilibri criminali che sfuggono al senso comune, ha scatenato una sparatoria destinata a finire in tragedia. Emanuele Tufano, solo quindicenne, è stato colpito a morte in quello che gli inquirenti definiscono “fuoco amico”: un proiettile partito dal suo stesso gruppo, in un caos di armi impugnate da adolescenti che si comportano come soldati, ma con l’imprevedibilità dell’età.
La Procura antimafia non ha perso tempo. A pochi mesi dagli arresti di maggio, ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato, saltando l’udienza preliminare per via di un quadro indiziario solido. Ora, davanti alla settima sezione penale del tribunale di Napoli, rispondono delle accuse Giuseppe Auricchio, Mattia Buonafine, Raffaele Crisciuolo, Gennaro De Martino, Francesco Esposito, Simone Gioffredo, Cristian Scarallo e Vincenzo Zerobio. L’ipotesi è quella di un’azione organizzata, un regolamento di conti tra le nuove leve della camorra nel cuore della città.
Perché riguarda la città
Questa storia non è solo cronaca nera, ma uno specchio delle ferite di Napoli, un territorio dove i clan emergenti alimentano babygang che trasformano i quartieri in zone di guerra. Il Mercato, con le sue strade strette e i palazzi affollati, è un microcosmo di una società in bilico: qui, tra il chiasso della vita quotidiana, si intrecciano povertà, sogni interrotti e l’attrazione per il potere facile. L’omicidio di Tufano non è isolato, ma si lega a un sistema di “giustizia” parallela che terrorizza la comunità, dove un sospetto basta a decretare una condanna.
E qui entra in gioco la drammatica connessione con un secondo delitto: quello di Emanuele Durante, un altro giovane strappato alla vita per un errore fatale. Gli investigatori credono che, dopo la morte di Tufano, si sia attivato un vero e proprio “tribunale della camorra”, pronto a punire chi era ritenuto responsabile. Durante è stato indicato come il colpevole, ma secondo le prove, era innocente, vittima di voci di strada e calcoli criminali. È un intreccio che rivela l’assurdità di questo mondo sotterraneo, dove adolescenti armati decidono destini con la stessa leggerezza con cui condividono un selfie.
Intanto, in un filone parallelo, sei minorenni – F.P.F., M.V., N.G., G.M., A.P. e F.A. – attendono sviluppi, con un possibile rinvio a giudizio al tribunale per i minorenni. È un segno di come questa faida non risparmi nessuno, neanche chi dovrebbe ancora scrivere il suo futuro.
La reazione dei cittadini
Nella Napoli che conosco, quella delle mamme che vegliano sui figli e dei vicini che si aiutano, questi fatti scuotono come un terremoto. La comunità del Mercato, già provata da anni di declino urbano, si interroga sul silenzio complice che permette a queste gang di proliferare. C’è rabbia, certo, ma anche un riflessivo senso di impotenza: come possiamo spezzare il ciclo che trasforma ragazzi di strada in assassini? Gli inquirenti stessi ammettono i nodi da sciogliere, come il motivo per cui Durante è stato sacrificato se non era coinvolto, forse per un capro espiatorio o dinamiche interne ai gruppi. È un groviglio di rancori e paure che, alla fine, ricade su tutti noi.
Mentre il processo per l’omicidio di Tufano inizia, e le aule di giustizia si preparano ad accogliere testimonianze e prove, Napoli resta in attesa. Questa faida dei baby ras non è solo una tragedia individuale, ma un campanello d’allarme per una città che deve riscoprire come proteggere i suoi giovani, prima che le strade diventino tombe per sempre.