Cronaca
A Castellammare, il processo ai fratelli Fontana rivela una svolta inaspettata: l’accusa di estorsione ai pontili viene archiviata
Nel cuore del tribunale di Torre Annunziata, un testimone barcolla sotto i riflettori del processo ai fratelli Fontana: accuse di estorsione che scuotono Castellammare. #GiustiziaSulTerritorio #CronacaLocale
Immaginatevi l’aula affollata del Tribunale di Torre Annunziata, dove l’aria è carica di tensione e i volti segnati dalle storie di una comunità legata al mare di Castellammare di Stabia. Qui, il processo contro i fratelli Fontana prosegue, con al centro l’accusa di estorsione ai danni di Francesco Paolo Valanzano, il gestore dei pontili “San Gennaro”, conosciuto affettuosamente come “Ciccio”. È un dramma che va oltre le aule giudiziarie, riflettendo le dinamiche complesse di un territorio dove il lavoro sul waterfront si intreccia con tensioni e sospetti.
Durante l’udienza di oggi, uno dei testimoni chiave, Fontana Catello, è salito sul banco per deporre, chiamato dal pubblico ministero della DDA di Napoli. Ma è stato il momento del controinterrogatorio a cambiare il corso delle cose, con gli avvocati della difesa – Catello Di Capua, Alfonso Piscino, Giovanni Filosa, Raffaele Pucci e Olga Coda – che hanno indagato con precisione chirurgica. L’atmosfera si è infuocata quando le domande insistenti dell’avvocata Coda hanno portato alla luce contraddizioni clamorose nel racconto del testimone.
È stato un colpo al cuore della narrazione accusatoria: il testimone ha sostenuto che i fratelli Fontana avrebbero attuato condotte estorsive fin da quando avevano sei anni, un’affermazione che, sottoposta a un’analisi logica e giuridica, ha eroso la credibilità dell’intera deposizione. La difesa non ha esitato a definire questa ricostruzione “abnorme”, un’etichetta che risuona come un’eco di quanto le storie criminali possano deformare la realtà, lasciando la comunità a interrogarsi su verità e apparenze in un contesto urbano segnato da lotte per il controllo dei pontili.
Questo processo, legato ai cosiddetti “Fasani”, si inserisce in una saga più ampia che avvolge la gestione dei pontili a Castellammare, con i suoi contratti intricati, i cambi di gestione e le frizioni tra operatori. È un affresco di una zona dove il mare porta opportunità ma anche conflitti, e dove indagini iniziali potrebbero aver confuso semplici dipendenti con figure sinistre, alimentando dubbi su come le forzature investigative influenzino la vita quotidiana delle persone coinvolte.
All’uscita dell’udienza, il collegio ha rinviato il processo al 16 gennaio, quando toccherà a Francesco Paolo Valanzano testimoniare e forse svelare se dietro i pontili “San Gennaro” si nasconde davvero un sistema di estorsione o solo una serie di malintesi. In un territorio come questo, dove ogni vicenda legale riecheggia le battaglie della comunità, resta da vedere come questa storia si evolverà, offrendo una lezione su quanto la giustizia possa essere un faro o un labirinto per chi vive ai margini del mare.