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Cronaca

A Cardito, indagini concluse sul clan Ullero rivelano accuse di associazione camorristica e estorsioni, tutelando la comunità locale

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A Cardito, indagini concluse sul clan Ullero rivelano accuse di associazione camorristica e estorsioni, tutelando la comunità locale

Cardito sotto l’ombra della camorra: indagini chiuse su estorsioni e traffico di droga #Camorra #Cardito

Immaginate una tranquilla cittadina a nord di Napoli, dove le strade affollate di Cardito un tempo vibravano di vita quotidiana, ma ora portano i segni di un’inquietante presenza. Qui, la Direzione distrettuale antimafia di Napoli ha messo fine alle indagini su un’organizzazione camorristica che, sfruttando il terrore e l’omertà, ha cercato di dominare il territorio attraverso estorsioni sistematiche, traffico di sostanze stupefacenti e un rigido controllo armato.

Nella quiete di questa periferia campana, il clan ha tessuto una rete invisibile ma oppressiva, imponendo il suo volere su commercianti e imprenditori locali. L’inchiesta, guidata dai pubblici ministeri Francesca De Renzis e Ilaria Sasso Del Verme, svela un sodalizio armato che prosperava grazie all’intimidazione, costringendo la comunità a un silenzio forzato. È un quadro che fa riflettere su quanto il legame mafioso possa alterare il tessuto sociale, trasformando vicoli familiari in corridoi di paura.

Al vertice del clan: il ruolo di Francesco Ullero

Al centro di tutto c’è l’accusa di associazione mafiosa, con Francesco Ullero indicato come il mente strategica. Lui, descritto come il capo e promotore del gruppo, avrebbe orchestrato ogni mossa: dalle estorsioni ai dettagli del traffico di droga, coordinando le piazze di spaccio e assicurando che i proventi sostenessero l’intera organizzazione, persino i membri in carcere. Intorno a lui, una struttura ben definita, dove ciascuno aveva un ruolo preciso – chi raccoglieva il denaro, chi gestiva le armi, chi curava i nascondigli – creando una macchina criminale efficiente che non lasciava spazio al caso.

Questa rigida gerarchia non era solo un meccanismo per il profitto, ma un modo per mantenere un clima di assoggettamento, dove il semplice accenno di minacce bastava a piegare le volontà. È una realtà che colpisce per la sua quotidianità: abitazioni trasformate in basi operative, incontri segreti tra alleati criminali, e un territorio che, pian piano, perdeva la sua anima comunitaria di fronte a tali dinamiche.

Episodi che segnano il territorio: da un tentativo fallito a un ricatto consumato

Tra gli episodi ricostruiti, uno risale all’agosto 2021: un indagato si presenta in un’agenzia di scommesse di Cardito, utilizzando frasi intimidatorie per estorcere “protezione”. Solo la prontezza della vittima nel denunciare ha interrotto il piano, un’azione finalizzata a imporre il pagamento di somme per rafforzare l’egemonia del clan. È un momento che sottolinea il coraggio individuale contro la morsa del crimine, offrendo una piccola luce in un contesto altrimenti buio.

Non lontano, un ristoratore di una pizzeria gourmet ha vissuto un incubo simile: pressioni implicite, minacce sottili che evocavano ritorsioni, culminate nella consegna di denaro al presunto capo. Questo caso, datato entro il periodo contestato da agosto 2021 a maggio 2022, evidenzia come il clan abbia mirato a un controllo capillare, sfruttando la vulnerabilità delle piccole imprese per alimentare la sua cassa e perpetuare il dominio.

Nel complesso, questa inchiesta dipinge un ritratto di un’organizzazione radicata, capace di influenzare l’economia locale e il tessuto sociale con una divisione dei compiti che ricorda una vera e propria impresa illecita. Ora, con l’avviso di conclusione delle indagini, gli indagati hanno l’opportunità di difendersi, aprendo la strada a possibili sviluppi giudiziari che potrebbero segnare un passo verso la giustizia.

Mentre la comunità di Cardito guarda avanti, ci si domanda quanto queste ombre possano essere dissipate, restituendo alle strade il loro ritmo normale e ricordando a tutti il prezzo della libertà in territori segnati dal crimine.

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