Cronaca
A Boscoreale, un pizzaiolo perde la vita per un debito da 20mila euro che sconvolge la comunità
Tragedia nel cuore di Boscoreale: un giovane pizzaiolo caduto per un antico debito, tre arresti che scuotono la comunità. #OmicidioFiorucci #GiustiziaPerDavide
Immaginate una notte tranquilla a Boscoreale, dove le strade del quartiere Piano Napoli sussurrano storie di vita quotidiana tra le strette vie e le luci delle pizzerie che illuminano le serate. Qui, Davide Fiorucci, un ventinovenne appassionato del suo lavoro, stava rientrando a casa dopo una lunga giornata al forno di famiglia. Era l’11 febbraio 2024, e quella che doveva essere una routine familiare si trasformò in un incubo improvviso, lasciando un’ombra di dolore su un’intera comunità.
Proprio mentre Davide suonava al citofono, con la voce della sua compagna che rispondeva dall’interno, l’aria si riempì di spari: sei colpi rapidi e letali, sparati a bruciapelo, che lo colpirono soprattutto al volto. Questo agguato, consumato in pochi secondi sotto il portone di casa, non era solo un atto violento, ma un tragico capitolo di un debito ereditato dal passato, cresciuto fino a 20mila euro da un iniziale prestito di poche centinaia. Oggi, quella ferita aperta ricorda quanto i legami familiari possano intrecciarsi con ombre più oscure, in un contesto urbano dove il controllo mafioso pesa come un peso invisibile sulle vite quotidiane.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, hanno portato a una svolta significativa. I carabinieri della compagnia di Torre Annunziata hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tre uomini: Carmine Gallo, 31 anni, Ivan Maione, 48 anni, e Nunzio Della Ragione, 38 anni. L’accusa è pesante – omicidio volontario aggravato e detenzione e porto illegale di arma da fuoco, reati marchiati dal metodo mafioso – e si intreccia con il controllo esercitato dal gruppo Tasseri, parte di una holding criminale attiva nell’area. Come un puzzle che si compone pian piano, le prove hanno rivelato che questo delitto non era isolato, ma parte di un “contesto allarmante” che minaccia la serenità di quartieri come via Settermini.
Le radici di una tragedia annunciata
Al centro di tutto, c’era un debito vecchio di anni, nato nel 2010 quando il padre di Davide aveva preso in prestito 500 euro dalla famiglia Gallo-Colantuono. Con il tempo, quella somma si era gonfiata, trasformandosi in una trappola da cui era impossibile scappare. Davide, che aveva voltato pagina dalla sua adolescenza turbolenta dedicandosi anima e corpo alla pizzeria “Real Wood” aperta con il fratello, si ritrovò invischiato in questo vortice. È una storia che fa riflettere: in comunità come Boscoreale, dove l’orgoglio per il lavoro artigianale convive con paure antiche, un semplice rifiuto di pagamento può innescare un’escalation di intimidazioni.
Prima dell’agguato, ci furono segni premonitori che oggi appaiono come avvertimenti ignorati. Nell’ottobre 2023, Gallo e Della Ragione fecero irruzione nella pizzeria per esigere i soldi, seguiti da un raid il 23 ottobre con colpi di pistola contro la porta di casa del padre di Davide. Poi, a fine novembre, un altro tentativo di estorsione. I fratelli, terrorizzati, chiusero il locale per tre giorni, ma le minacce persero. Intercettazioni e video hanno catturato questi momenti, mostrando come il terrore possa paralizzare una famiglia intera, e come le piccole attività commerciali diventino bersagli in un tessuto sociale già fragile.
Le confessioni emerse hanno aggiunto un tocco umano a questa vicenda. Il 5 marzo, una conversazione intercettata tra la madre e la moglie di Davide rivelò il dolore puro: “Per 500 euro hai fatto uccidere mio figlio”, disse la donna all’ex compagno. Poi, il 4 aprile, il padre confermò il movente agli inquirenti, mentre la vedova raccontò un dettaglio che gela il sangue: durante la chiusura della pizzeria, Gallo passò sotto casa su uno scooter e, fissando Davide, fece il segno della croce. Un gesto che, in quel contesto, suonava come “un presagio di morte che, poche settimane dopo, si sarebbe trasformato in una condanna senza appello”. Queste parole, estratte dalle indagini, sottolineano quanto il crimine possa infiltrarsi nelle vite ordinarie, lasciando cicatrici che la comunità deve affrontare insieme.
In storie come questa, Boscoreale emerge non solo come un luogo di tradizioni e sapori, ma come un territorio che lotta per liberarsi da ombre persistenti. L’impatto su chi resta è profondo, un promemoria che i debiti non saldati possono diventare catene per intere generazioni, spingendo tutti a riflettere su come proteggere il tessuto sociale che ci unisce.