Seguici sui Social

Cronaca

A Boscoreale, gli scavi svelano la Villa di Popidio Floro, avvicinando tutti a una possibile apertura al pubblico

Pubblicato

il

A Boscoreale, gli scavi svelano la Villa di Popidio Floro, avvicinando tutti a una possibile apertura al pubblico

Riaccendiamo i tesori sepolti di Boscoreale: dopo 120 anni, la Villa di Popidio Floro rinasce tra antiche rovine e nuova speranza #archeologia #storia #patrimonioculturale

Immaginate di camminare tra le strade polverose di Boscoreale, un angolo vivace dell’area metropolitana di Napoli, dove il Vesuvio fa da sfondo eterno a storie sepolte dal tempo. Era l’11 dicembre 1905 quando, per la prima volta, vanghe e curiosità riportarono alla luce la Villa di Numerio Popidio Floro, un gioiello dell’agro pompeiano che da allora ha intrecciato il suo destino con quello della comunità locale. Oggi, a distanza di oltre un secolo, questo complesso residenziale e produttivo torna protagonista di un’operazione che unisce salvaguardia e scoperta, grazie al lavoro congiunto della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e della procura di Torre Annunziata. Qui, tra uliveti e residui di un passato romano, si combatte una battaglia quotidiana contro gli scavi clandestini che hanno minacciato queste strutture, ferendo non solo le pietre ma anche il tessuto sociale di una comunità che vede nel proprio patrimonio una fonte di identità e orgoglio.

Nella tenuta appartenente alla famiglia Faraone Mennella, che ha stretto un accordo triennale con la Soprintendenza per valorizzarla, la villa si rivela come un mondo a sé: un intricato insieme di ambienti termali, affreschi vividi e mosaici di rara bellezza, identificati con precisione grazie a iscrizioni antiche. Da queste sale sono emersi reperti che oggi adornano i corridoi dei musei più prestigiosi del mondo, dal MANN al Louvre, dal Metropolitan di New York al Getty di Malibu, e persino il celebre mosaico con fauna marina esposto nell’Antiquarium di Boscoreale. Eppure, per anni, questo sito è stato un simbolo di vulnerabilità, con i suoi tesori esposti al rischio di dispersione e degradazione. Il contesto urbano di Boscoreale, tra il brusio della vita quotidiana e l’eco del Vesuvio, rende evidente come la protezione di questi luoghi non sia solo un atto tecnico, ma un modo per rafforzare i legami della comunità con la propria eredità, offrendo forse un barlume di speranza contro l’oblio.

Gli scavi clandestini hanno lasciato ferite profonde, compromettendo la stabilità delle strutture e il contesto storico che le circonda. Ma ora, grazie al sequestro e alla chiusura dei pozzi abusivi disposti dalla procura, un nuovo cantiere – finanziato dal ministero della Cultura – sta riportando alla luce ambienti dimenticati, dettagli sulla planimetria e indizi preziosi per ricostruire la vita di questo complesso. È un intervento che solo qualche mese fa sembrava un miraggio, e che oggi infonde un senso di rinnovato impegno. Come una piccola vittoria contro l’illegalità, questo sforzo collettivo sottolinea quanto il patrimonio archeologico non sia solo rovine, ma un ponte verso il passato che merita di essere preservato per le generazioni future.

La soprintendente Paola Ricciardi interpreta questa fase come un “cambio di passo: la villa non è più solo la fonte di reperti dispersi nei musei del mondo, ma un sito vivo, finalmente sottratto all’illegalità e restituito a un percorso di conoscenza condivisa”. Parole che riecheggiano tra le mura restaurate, offrendo una prospettiva ottimistica su come questi luoghi possano un giorno aprirsi al pubblico, integrandosi in una rete più ampia di siti vesuviani. È qui che emerge una riflessione naturale: preservare questi tesori significa non solo proteggere la storia, ma arricchire il tessuto sociale di Boscoreale, trasformando un problema locale in una opportunità condivisa.

Al contempo, il coordinamento istituzionale, rafforzato dal protocollo firmato nel 2023, vede la procura impegnata a contrastare i tombaroli, proprio come accaduto a Civita Giuliana. Questo approccio unisce giustizia e scienza, mirando a riportare alla luce le meraviglie romane dell’area senza ulteriori perdite. Anche su scala internazionale, si lavora per verificare la legittimità di alcuni reperti, come i quattro pannelli affrescati al Getty Museum, sospettati di esportazione irregolare. In fondo, è un monito gentile: ogni passo verso la tutela rafforza non solo il territorio, ma il senso di appartenenza di chi vive queste storie ogni giorno.

Alla fine, la rinascita della Villa di Popidio Floro invita a riflettere su come il passato possa illuminare il presente, offrendo a Boscoreale e ai suoi abitanti non solo un tesoro da ammirare, ma un capitolo vivo di resilienza e condivisione culturale.

Fonte

Questo sito web non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità.
Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.
Alcuni contenuti sono generati attraverso una combinazione di una tecnologia proprietaria di IA e la creatività di autori indipendenti.
Per contatti [email protected]