Cronaca
Via Brin a Napoli nel declino: l’ex fabbrica crollata ora covo di spaccio e disperazione urbana
#NapoliInDeclino: L’ex opificio di via Brin, da vanto industriale a vergogna urbana
Napoli non smette di stupire per le sue contraddizioni: un tempo, l’ex opificio di via Brin era il battito cardiaco dell’economia orientale della città, un esempio di archeologia industriale che raccontava storie di lavoro e progresso. Oggi, invece, è ridotto a un relitto pericoloso, un monumento all’incuria che alimenta paura e criminalità tra i vicoli della periferia. #Napoli #DegradoUrbano #ViaBrin
Come cronista che ha girato questi quartieri per anni, non posso fare a meno di riflettere su quanto questo declino sia diventato la norma. Quella che era una fabbrica pulsante, simbolo di un’era in cui Napoli guardava al futuro, ora giace abbandonata, un pericolo costante per chi vive qui. L’intera area, un tempo motore produttivo, è sprofondata in un vortice di trascuratezza che colpisce al cuore la comunità locale.
Il deputato Francesco Emilio Borrelli, voce critica di Alleanza Verdi e Sinistra, ha suonato l’ennesimo campanello d’allarme, denunciando l’immobilismo istituzionale. “Siamo di fronte all’ennesimo caso di totale abbandono e irresponsibilità istituzionale – denuncia –. L’immobile è diventato una discarica a cielo aperto e un rifugio per tossicodipendenti e sbandati”. Le sue parole riecheggiano le frustrazioni di tanti residenti, che vedono in questo edificio non solo un rischio statico, ma un catalizzatore per problemi più profondi, come la diffusione di dipendenze e piccoli reati.
Da quando le attività industriali si sono fermate negli anni Ottanta, nessuno ha investito un euro per la manutenzione, lasciando che la struttura si degradasse piano piano. Ora, dopo parziali crolli tra primavera e autunno scorsi, l’opificio è stato sequestrato e ha costretto alla chiusura di Traversa Brin, creando caos per automobilisti e famiglie. Eppure, nonostante i sigilli ufficiali, l’edificio è stato occupato abusivamente da persone senza tetto, molte delle quali, come segnalano i vicini, si dedicano allo spaccio e al consumo di sostanze. “Di notte – raccontano gli abitanti – si sentono rumori, urla, e si vedono movimenti sospetti. Abbiamo paura a passare di lì anche di giorno”. È una realtà che conosco bene: qui, nel cuore di Napoli est, il degrado non è solo un problema estetico, ma una minaccia quotidiana che erode la qualità della vita, spingendo le persone a barricarsi in casa.
Borrelli non le manda a dire e attacca frontalmente l’inerzia del Comune e l’assenza dei proprietari, rei di aver lasciato marcire questo pezzo di storia urbana. “Non è accettabile che un edificio pericolante diventi un bivacco e una minaccia per chi vive nella zona. Il Comune deve agire, bonificare e mettere in sicurezza, ma anche sanzionare i responsabili dell’abbandono”, dichiara con il tono di chi ha visto troppe promesse non mantenute. Da locale, mi chiedo come sia possibile che, in una città con un patrimonio così ricco, si permetta a siti come questo di trasformarsi in focolai di disperazione. È un fallimento che parla di priorità sbagliate, dove il turismo storico viene celebrato a parole, ma i quartieri periferici vengono lasciati a se stessi.
Per spingere al cambiamento, il deputato annuncia un passo concreto: “Presenterò un’interrogazione urgente per sapere quali azioni coattive l’Amministrazione intenda intraprendere contro i proprietari e quali tempi prevede per la messa in sicurezza definitiva dell’area. Via Brin deve essere restituita ai cittadini”. È una mossa che, se seguita da fatti, potrebbe finalmente scuotere le istituzioni dal loro letargo. Ma, come chi vive qui sa bene, le interrogazioni sono solo l’inizio: servono interventi rapidi e decisi per evitare che questo simbolo di abbandono diventi un’eredità per le generazioni future.
Alla fine, l’ex opificio di via Brin non è solo un edificio in rovina; è lo specchio di una Napoli che, tra bellezze incomparabili e ferite aperte, lotta per non perdere se stessa. I residenti meritano di più di conviverne con le macerie: è ora che la città si rimbocchi le maniche e trasformi queste storie di degrado in lezioni di rinascita.
