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Cronaca

Ucciso in strada in Colombia l’imprenditore di Acerra: un’altra tragedia che scuote la nostra comunità local.

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Ucciso in strada in Colombia l’imprenditore di Acerra: un’altra tragedia che scuote la nostra comunità local.

Un acerrano abbattuto a Cali: dai sogni di successo al dramma della violenza #Acerra #Colombia #Emigrazione

Acerra, la nostra terra di radici profonde e sogni che spesso spingono i suoi figli verso orizzonti lontani, si ritrova oggi a fare i conti con un’altra storia di emigrazione finita in tragedia. Clemente Marzullo, un 47enne nato e cresciuto qui, aveva lasciato l’Italia con l’ambizione di affermarsi altrove, trasformando le sue idee in una solida realtà imprenditoriale in Colombia. Ma quel percorso, che sembrava un esempio di tenacia per tanti giovani del nostro territorio, si è interrotto bruscamente in un agguato che lascia spazio a tante domande e poche risposte.

Per chi vive ad Acerra, come me che scrivo da queste strade familiari, storie come quella di Marzullo non sono solo cronaca: sono un riflesso delle nostre dinamiche locali. Quanti qui partono per cercare fortuna, spinti dalla voglia di superare i limiti di un’economia stagnante, finendo per imbattersi in realtà complesse come quelle dell’America Latina? Marzullo aveva fatto esattamente questo, costruendosi una reputazione nel mondo immobiliare e nell’import-export, settori che, da queste parti, sogniamo di poter sviluppare di più. Eppure, il prezzo di quel successo è stato alto, culminato in un atto di violenza che ci interroga sul costo dell’ambizione in terre lontane.

L’agguato è avvenuto martedì pomeriggio nel quartiere El Limonar, una zona residenziale nel sud di Cali, dove Marzullo era ormai integrato. Stando a quanto riferito dalle fonti locali, l’imprenditore aveva appena posteggiato la sua auto quando è stato raggiunto da almeno due aggressori armati. I colpi, sparati a bruciapelo, hanno reso l’azione rapida e letale, un’esecuzione che ha scioccato la comunità. I responsabili sono fuggiti in fretta, lasciando sul posto un uomo che, nonostante i tentativi di soccorso, non ce l’ha fatta: trasportato d’urgenza in ospedale, è stato dichiarato morto poco dopo per le ferite riportate.

Le autorità colombiane, consapevoli della gravità del caso, hanno avviato un’indagine approfondita, analizzando le telecamere della zona e raccogliendo testimonianze. Non c’è ancora un movente chiaro, ma le ipotesi vanno da un possibile regolamento di conti a dispute legate alle sue attività economiche. Come cronista locale, non posso fare a meno di pensare a quanto queste storie riflettano i rischi che i nostri concittadini affrontano all’estero – rischi che, qui ad Acerra, discutiamo nei bar o nelle assemblee, spesso con un misto di orgoglio e preoccupazione per chi parte.

La notizia ha fatto rapidamente il giro della nostra città, dove Marzullo manteneva forti legami familiari e amicizie. Sui social, i messaggi di cordoglio si sono moltiplicati, evidenziando il vuoto lasciato da un uomo descritto come un pilastro della comunità. Tra questi, spicca il ricordo di un amico d’infanzia, che ha condiviso parole cariche di affetto: “Che persona, che ragazzo. Che tu possa riposare in pace. Cia’ Clemè”. Queste righe, semplici e toccanti, ci ricordano quanto la perdita di uno dei nostri sia un colpo al cuore, un invito a riflettere su come proteggere chi sceglie di avventurarsi oltre i confini.

In fondo, questa tragedia non è solo un fatto di cronaca internazionale: è un campanello d’allarme per Acerra e per tutte le piccole realtà come la nostra, dove l’emigrazione è una scelta comune ma non priva di pericoli. Mentre aspettiamo sviluppi dall’indagine, la comunità locale si stringe intorno ai familiari di Marzullo, sperando che giustizia arrivi presto e che le sue storie ispirino cautela, non paura.

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