Cronaca
Tragedia sulle strade di Ponticelli: pedone investito soccombe in ospedale dopo un mese di lotta.
Tragedia a Ponticelli: Napoli piange Mario Castello, ennesima vittima di strade troppo pericolose #EmergenzaStradale #NapoliSicura #BastaMorti
Napoli, con le sue strade caotiche e familiari, non smette di piangere chi cade vittima di un traffico che sembra sfuggire a ogni controllo. È il caso di Mario Castello, 46enne che ha lottato per un mese tra la vita e la morte, passando dal Cardarelli all’Ospedale del Mare, prima di arrendersi definitivamente. Come cronista di queste vie, so bene quanto Ponticelli, un quartiere vibrante ma trascurato, sia diventato un campo minato per chi cammina, e questo dramma non fa che rafforzare la mia convinzione che l’asfalto non può continuare a essere un pericolo quotidiano.
Ripercorriamo i fatti: poco più di un mese fa, Mario era sceso da un autobus e si era avviato verso le strisce pedonali in via Mario Palermo, quando una Renault al volante di un 62enne lo ha travolto con violenza. L’impatto è stato brutale, lasciandolo in condizioni critiche. Dopo cinque giorni in Rianimazione al Cardarelli, è stato trasferito in terapia intensiva all’Ospedale del Mare, dove ieri il suo cuore si è fermato. Qui, nel cuore della città, questi trasferimenti tra ospedali non sono rari, ma ogni volta mi chiedo se non siano il sintomo di un sistema che arranca di fronte a emergenze prevedibili. La sezione Infortunistica stradale della Polizia Municipale, guidata da Vincenzo Cirillo, ha subito preso in mano l’indagine, e i rilievi hanno confermato che Mario stava attraversando regolarmente in prossimità delle strisce. L’autista è stato sottoposto a test tossicologici, con la patente ritirata e l’auto sequestrata – misure standard, certo, ma che lasciano l’amaro in bocca, sapendo quanto poco cambino le abitudini su queste strade affollate.
Questo non è un episodio isolato, ma l’ennesimo capitolo di una tragedia collettiva. Con la scomparsa di Mario, salgono a otto i pedoni morti su un totale di 19 vittime in sinistri stradali a Napoli dall’inizio del 2025, una statistica che mi fa riflettere su quanto le nostre vie – con il loro mix di auto veloci, buche ignorate e scarsa illuminazione – siano ostili a chi ci vive. Solo nelle ultime 48 ore, un altro dramma: Nazario Cretella, un 93enne del Vomero, travolto in via Simone Martini. Come chi abita questi quartieri, vedo come le stesse dinamiche si ripetano, alimentando un senso di impotenza che si trasforma in rabbia. È un’emergenza che non possiamo più liquidare come fatalità; le strade di Napoli non sono solo percorsi, ma spazi di vita quotidiana, e il loro degrado sociale e infrastrutturale sta costando troppo caro.
Proprio questa indignazione ha spinto la società civile a mobilitarsi. Associazioni come “Napoli città 30” e famiglie di vittime si sono unite per reclamare un cambio di rotta. Domenica 16 novembre, un corteo a piedi e in bicicletta convergerà alle 11:30 in piazza Plebiscito per un flash mob che grida a gran voce la necessità di interventi concreti. “Non chiamateli incidenti”, è il loro slogan, un appello che riecheggia la frustrazione di chi, come me, conosce bene le promesse non mantenute e le zone grigie della burocrazia locale. Ridurre la velocità nei centri urbani non è solo una misura tecnica, ma un atto di rispetto per la vita, e come cronista del territorio, spero che questa protesta risvegli finalmente le coscienze, spingendo a una sicurezza stradale che vada oltre le parole. Napoli merita di più, e le sue strade potrebbero essere il primo passo verso un futuro meno tragico.
