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Cronaca

Sequestrato pesce senza tracciabilità: 1.500 kg in meno tra Mugnano e il litorale napoletano, un problema che persiste nel territorio.

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Sequestrato pesce senza tracciabilità: 1.500 kg in meno tra Mugnano e il litorale napoletano, un problema che persiste nel territorio.

Blitz anti-frode ittica a Mugnano: quando la tavola napoletana rischia grosso

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In una Napoli che vive di mare e tradizioni culinarie, l’ultimo blitz della Guardia di Finanza contro il commercio illecito di pesce ci ricorda quanto sia fragile il filo che lega la nostra tavola alla sicurezza alimentare. Qui, nel cuore del litorale partenopeo, dove Mugnano e i suoi mercati pullulano di vita quotidiana, le Fiamme Gialle hanno sferrato un doppio colpo mirato, tra il 6 e il 7 novembre, sequestrando un’ingente quantità di prodotti ittici che viaggiavano nell’ombra della frode. Come cronista locale, mi chiedo come possiamo ancora fidarci di ciò che finisce nei nostri piatti, quando pratiche del genere mettono a repentaglio non solo la salute, ma anche l’economia onesta dei pescatori che operano nella legalità.

Le operazioni, condotte dal Reparto Operativo Aeronavale di Napoli, si sono concentrate sulla tutela dei consumatori e sul contrasto al commercio irregolare, un tema che risuona forte in una regione dove il pesce è sinonimo di festa e quotidianità. A Mugnano, nel bel mezzo del mercato ittico – un luogo che molti di noi frequentano per il fresco e l’autenticità – sono stati scoperti ben 1.200 chili di pesce privi di qualsiasi tracciabilità, una mancanza che non è solo un’infrazione burocratica, ma un pericolo reale per la nostra comunità. Pensateci: in un territorio come il nostro, dove le famiglie contano sul mercato per il pesce del giorno, ignorare le regole significa esporre tutti a rischi sanitari che potrebbero trasformarsi in emergenze.

Non è finita qui. Al largo del litorale napoletano, una motovedetta ha intercettato un peschereccio impegnato in una pesca illegale con turbosoffiante, una tecnica vietata che devasta gli ecosistemi marini e sottrae risorse a chi pesca con rispetto. Da quell’intervento, sono stati sequestrati ulteriori 300 chili di mitili, un’ulteriore conferma di come l’illegalità si annidi nelle acque che consideriamo nostre. Come qualcuno che ha visto crescere questa zona, non posso fare a meno di commentare con un velo di amarezza: queste pratiche non solo violano le leggi, ma erodono la sostenibilità del nostro mare, quel Mediterraneo che è parte dell’identità napoletana.

Le conseguenze per i responsabili sono state immediate e severe, un segnale che, almeno in parte, fa sperare in un cambio di rotta. Ogni rappresentante legale delle società coinvolte si è visto multare con 1.500 euro, mentre l’armatore del peschereccio ha dovuto sborsare 6.000 euro, perdendo anche punti dalla licenza e vedendo sequestrate le attrezzature. È una punizione che, da un lato, appare giustificata, ma dall’altro mi porta a riflettere: basterà per scoraggiare chi vede nel mare un’opportunità di guadagno facile, in un contesto economico dove la crisi spinge molti a tagliare angoli?

Quanto ai sequestri, i mitili ancora vivi sono stati restituiti al mare, una scelta ecologica che evoca un barlume di speranza per il nostro ecosistema. Per il pesce catturato a terra, valutato intorno ai 15mila euro, i controlli veterinari hanno aperto la strada a una donazione allo Zoo di Napoli, destinandolo all’alimentazione degli animali – un riutilizzo pratico, ma che non cancella l’amaro in bocca per ciò che poteva finire sulle tavole delle famiglie locali. E ora, con le festività natalizie all’orizzonte, la Guardia di Finanza ha annunciato un potenziamento dei controlli lungo tutta la filiera ittica. È un passo avanti che, come napoletano, saluto con ottimismo, ma che mi spinge a chiedermi: quanti altri episodi dovranno verificarsi prima che la coscienza collettiva protegga davvero il nostro territorio e le sue risorse?

In fondo, questa storia è un monito per tutti noi che viviamo qui: il mare non è solo un patrimonio, è una responsabilità condivisa. Solo con vigilance e un impegno reale possiamo preservare la qualità della vita nel litorale napoletano.

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