Cronaca
Scontro a Napoli: ultras accusano De Laurentiis di tentativi di “acquisto”, rivendicando la loro indipendenza.
#ScontroCaldoANapoli: Ultras Vs De Laurentiis, la tifoseria non si arrende e replica con fuoco! #NapoliUltras #CalcioNapoletano
Qui a Napoli, dove il calcio non è solo uno sport ma un battito del cuore cittadino, la lite tra i tifosi più accesi e il presidente Aurelio De Laurentiis sta raggiungendo temperature da eruzione del Vesuvio. Come un napoletano doc che vive queste dinamiche giorno per giorno, non posso fare a meno di notare come questa faida stia riaccendendo vecchie ferite nella nostra comunità, dove l’amore per la squadra si mescola con frustrazioni sociali che vanno ben oltre il campo da gioco. De Laurentiis, nel tentativo di sminuire le critiche, ha parlato di una manciata di contestatori come “fuorilegge”, dipingendo se stesso come l’eroe amato da milioni. Ma gli ultras, sempre pronti a difendere il loro territorio, non ci stanno e rispondono con un volantino che è una vera e propria dichiarazione di guerra, un segno che qui a Napoli non ci si arrende facilmente.
Il conflitto è esploso dopo le sue dichiarazioni in un’intervista, dove il patron ha insistito di essere apprezzato dal 85% dei tifosi globali, riducendo il dissenso a quel 10-15% di “facinorosi” responsabili di incidenti come quelli di Milano. È un discorso che, da un punto di vista locale, suona un po’ come una fuga dalla realtà: qui in città, sappiamo bene che il malcontento va oltre qualche ultras arrabbiato, riflettendo anni di delusioni accumulate, dalla gestione della squadra alle trasferte disastrose. E la replica degli ultras di Curva A e B è arrivata immediata, un pugno nello stomaco che non lascia dubbi sul loro stato d’animo.
Nel loro comunicato, gli ultras non solo respingono le accuse, ma contrattaccano con parole che echeggiano l’orgoglio napoletano, quel mix di resistenza e ironia che ci caratterizza. “Hai provato a comprarci fin dal primo giorno, ma noi non siamo mai stati sul mercato e tu questo non l’hai ancora accettato! Continui a definirci malavitosi e delinquenti, ma a smentirti sono le carte degli inquirenti! In Olanda, hai dimostrato il tuo modo di essere presidente, tacere sugli abusi subiti dalla tua “gente”! Per finire coi paragoni vacci piano…noi siamo la Napoli ultras…non Milano!” Questa stilettata è emblematica: non si tratta solo di difendere la propria reputazione legale, ma di evidenziare come, secondo loro, De Laurentiis abbia ignorato i problemi dei tifosi durante le trasferte europee, lasciando “la sua gente” esposta a abusi senza un minimo di supporto. Come cronista del territorio, mi chiedo se questo non sia un campanello d’allarme per una società che, anziché unire, continua a dividere – in una città dove il calcio dovrebbe essere un collante sociale, non una polveriera.
E non è finita qui: il volantino prende di mira anche Roberto Saviano, l’autore che da anni denuncia le piaghe di Napoli, accusandolo di sfruttare le nostre storie per i suoi libri. È un attacco che, pur essendo aggressivo, rispecchia una critica diffusa in certi ambienti locali, dove si vede il suo lavoro come un’estrazione di drammi napoletani per fini personali. Gli ultras non risparmiano sarcasmo, definendolo un opportunista che ora punta su di loro per il “prossimo racconto”. «Ecco ora gli ultras! Sulle problematiche della nostra città hai costruito la tua notorietà! “La paranza dei bambini” il massimo tornaconto, ora miri agli ultras per il tuo prossimo racconto…Ma questa volta nemmeno il copia/incolla ti può aiutare…Vai in procura, vatti a informare…La Napoli ultras non la puoi strumentalizzare! Saviano parassita» Qui, l’ironia è tagliente, invitandolo a verificare i fatti in procura, quasi a sfidarlo di approfondire davvero invece di riciclare narrazioni. Da un osservatore locale come me, questo episodio solleva questioni più ampie: siamo stanchi di vedere la nostra città ridotta a stereotipi, ma è anche un richiamo al dialogo, perché strumentalizzare o attaccare non aiuta nessuno in una comunità che ha bisogno di unità per affrontare i veri problemi.
Insomma, questo scontro non è solo una lite da spogliatoio, ma un sintomo di tensioni più profonde che attraversano Napoli, dove il calcio intreccia passione, orgoglio e frustrazioni sociali. Mentre la squadra ha bisogno di coesione per competere, queste divisioni rischiano di lasciare cicatrici, ricordandoci che qui, tra le strade affollate e gli stadi pieni, ogni parola conta e ogni replica può accendere nuove fiamme. Il nostro calcio merita di meglio, e come napoletani, speriamo che da questo caos emerga un vero confronto.
